Se di miracolo non si tratta, è comunque una serie di situazioni particolari e fortuite che hanno condotto una scultura di San Placido di Ussita a Roma presso i Laboratori dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro del MIBACT di Roma.
A San Placido di Ussita all’interno della omonima chiesa che in precedenza era intitolata a sant’Eustachio nell’altare di sinistra in una nicchia si trovava una scultura in terracotta della Madonna con in braccio il Bambino. La statua era contornata di rose di plastica con corone ed ex voto, segno di grande devozione per gli abitanti del minuscolo e bellissimo borgo.
Con la scossa del 30.10.2016, la chiesa riporta gravissime lesioni e la madonna in terracotta cade dalla nicchia e rovina a terra frantumandosi in molteplici pezzi alcuni dei quali di piccolissime dimensioni.
In una fredda mattina di febbraio del 2017, la squadra di recupero inviata dall’unità di crisi e composta da storici dell’arte del MIBACT e Carabinieri, si recano in detta chiesa per prelevare i beni mobili presenti, infatti c’era un antico Crocifisso delle tele e dei pregevoli altari . Il personale intervenuto non può fare a meno di notare i tanti frammenti di colore azzurro sparsi tra le macerie e il pavimento polveroso, tra questi frammenti il volto bello e martoriato della Vergine rivolto ai soccorritori come per chiedere aiuto . il dottore Pierluigi Moriconi della Soprintendenza di Ancona, funzionario di zona, seppur impegnato in altro sito, dispone il recupero dei frammenti. Quindi gli storici presenti dirigono e collaborano alle attività di recupero. I Carabinieri del TPC di Ancona e l’allora responsabile dei beni culturali della Arcidiocesi di Camerino Dott. Luca Cristini , iniziano il paziente e difficoltoso lavoro di recupero, alla fine i reperti prelevati superano il numero di 350 . Tutto viene schedato e imballato e insieme agli altri beni caricato in un camion del Battaglione Carabinieri di Bari.
I frammenti della statua vengono portati alla Mole di Ancona , dove i restauratori dell’ISCR fanno i primi lavori di messa in sicurezza , quindi si procede al nuovo imballo e con una fredda scheda di inventario vengono posizionati in uno scaffale. Ma la Madonna che a San Placido aveva chiesto aiuto ai soccorritori non ci sta a rimanere in un deposito.
Una associazione di geologi per pubblicizzare un loro convegno chiedono all’Arch. Cristini di poter utilizzare una foto da lui scattata. Il manifesto viene notato dalla professoressa Francesca Capanna, docente e restauratrice del predetto Istituto che coglie nell’effige della Madonna martoriata la sua richiesta di aiuto e per tanto si fa portavoce di questa richiesta con la direttrice del proprio Istituto e la Madonna di Ussita viene presa in considerazione per un cantiere di restauro da effettuarsi a Roma.
L’Arcidiocesi di Camerino, proprietaria del bene, acconsente immediatamente all’esecuzione del lavoro.
Tutto è pronto dallo scaffale della mole gli oltre 350 pezzi della scultura partono per Roma. Qui il lavoro viene affidato al Professore Adriano Casagrande che con tre allievi-restauratori iniziano il non facile lavoro di ricomposizione. Lo stesso docente dopo la prima fase di montaggio , torna a San Placido e in una calda giornata di Agosto accompagnato dai Carabinieri rientra nel sito devastato dal terremoto alla spasmodica ricerca di altri piccoli pezzi mancanti e importati per la ricostruzione fedele della scultura. La sua perseveranza viene premiata e qui scavando insieme ai Carabinieri e al Cristini vengono trovati : una parte del naso della Vergine, la mani del Bambino e altri piccoli frammenti che potevano sembrare inutili ai più ma no al Casagrande che ad ogni ritrovamento sembrava un bambino a cui vengono regalati dei balocchi. Tutti i frammenti ritrovati vengono imballati e partono per Roma a raggiungere gli altri reperti.
Il lavoro dei restauratori continua e il miracolo si realizza in un laboratorio dell’ISCR la scultura viene rimessa in piedi . Il lavoro di restauro non può dirsi completato ma la Madonna che chiedeva aiuto tra le macerie è adesso in piedi e con il suo Bambino in braccio.
Questa è una delle tante storie del terremoto, che può definirsi a lieto fine, per una serie di circostanze , fortuite o volute. La Madonna rimarrà a Roma fin tanto che il suo restauro sarà definitamente ultimato. La stessa ritornerà tra le sue montagne dove sin dal 1500 è stata amata e venerata dalla sua gente con l’appellativo di Madonna delle Rose.
Questa è la sua storia fatta di casi , di persone e di tanto cuore.
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