Guccini si racconta a Lunaria: "Ho smesso di bere vino rosso sul palco e vado a letto presto"
Sale sul palco lentamente, sembra quasi trasportare i suoi 40 anni di musica, Francesco Guccini che ormai non canta più ma che con il suono delle sue parole coinvolge una piazza Leopardi gremita per l’ultima serata di Lunaria. Tra aneddoti e la solita ironia che da sempre lo contraddistinguono il maestrone di Pavana si confessa alle domande di Massimo Cirri.
Non è un percorso storico, sembra più una chiacchierata tra vecchi amici che per caso si incontrano in piazza e spesso Cirri non osa neanche interrompere. Guccini narra, come solo lui sa fare, quando prese in mano la prima chitarra e decise che la strada da percorrere sarebbe passata per la musica. Dagli inizi con il suo complesso “I Gatti” tra le balere modenesi fino ad oggi divenuto mito, forse ancor più ora che ha smesso di cantare, dice sorridendo il cantastorie: “Prima ero libero di camminare e nessuno mi fermava, ora mi riconoscono e ci sono persone che fanno una sorta di pellegrinaggio per venirmi a trovare nella mia casa in montagna”
Non beve più vino rosso quando è sul palco, racconta che la sera alle 11.30 va a dormire mentre un tempo non usciva se non era notte fonda, non riesce più a leggere per un problema agli occhi e ha smesso di scrivere canzoni “perché non mi veniva più facile come un tempo”, eppure sul palco ha ancora la sua presenza scenica, lui che ha abbracciato molte generazioni, lui che ha raccontato in metro le storie di tanti, la sua storia, la storia dell’Italia, senza chitarra è ancora un incantatore, il menestrello che fa tacere il pubblico.
D’obbligo la domanda su Leopardi: “Sono un affezionato lettore del sommo poeta, non solo per motivi scolastici, sarà che entrambi veniamo dalla provincia, entrambi siamo pessimisti. Una curiosità? Ricordo bene la sua data di morte il 14 giugno anche perché in quel giorno è nato Che Guevara e… sono nato anche io! Da grande volevo fare lo scrittore. Ho pubblicato il mio primo libro nel ’89, ma sono certo che se non fossi già stato famoso nessuno lo avrebbe comprato”. Guccini, infatti, soprattutto negli ultimi tempi, dopo aver lasciato la musica si è dedicato completamente ai gialli che scrive insieme a Loriano Macchiavelli. Non ha più la penna in mano con la quale scriveva canzoni ma l’arte del raccontare è ancora intatta.
Tanti i particolari evocati: i 20 minuti impiegati per scrivere La Locomotiva, la prima canzone Ancora che parlava di un amore finito, le cene con Gaber, le radici musicali e il suo gatto Stradino. Non parla di politica, nonostante le provocazioni di Cirri e se ne va dal palco senza intonare neanche una nota, lasciando che siano i suoi Musici, che sempre l’hanno accompagnato, ad essere protagonisti.
Ad aprire il concerto, insieme ai Musici, Lo Stato Sociale. La band bolognese interpreta Quattro Stracci, uno dei simboli del reperto gucciniano; poi è la volta di Paola Turci che interpreta con emozione l’Avvelenata , e infine solo loro: i compagni di una vita, che eseguono i brani più famosi tra cui: Autogrill, Incontro, Statale 17, La Locomotiva… chiudendo, come ogni concerto con Dio è morto.
“Anche il percorso artistico di un grande cantautore come Guccini – ha dichiarato in chiusura di Lunaria il Direttore Artistico di Musicultura Piero Cesanelli - può interessare un pubblico talmente vasto ed eterogeneo come quello di questa sera, Guccini l’ha fatto con le parole, I Musici, Paola Turci e Lo Stato Sociale con la musica annullando qualsiasi gap generazionale in un pubblico vastissimo pieno di tanti giovani oltreché della generazione che lo ama da sempre.”
Commenti