"Conoscere e amare l'Italia": a San Severino mostra fotografica di Renato Bazzoni, "padre" del FAI
A un anno dal terremoto che ha colpito il Centro Italia, dal 17 settembre all’8 ottobre 2017 giunge al Teatro Feronia di San Severino Marche, uno dei paesi più colpiti dal sisma, la mostra itinerante “Conoscere e amare l’Italia. Le trasformazioni del Paese attraverso le fotografie di Renato Bazzoni, padre del FAI”. La mostra è stata organizzata dal FAI con il fondamentale sostegno degli Amici del FAI e la collaborazione del Comune di San Severino Marche.
Si tratta di un’esposizione che raccoglie gli scatti più significativi dell’architetto milanese, uno dei fondatori del Fondo Ambiente Italiano, che a partire dagli anni Cinquanta ha viaggiato in Italia documentando con la macchina fotografica l’evoluzione del nostro Paese da agricolo a industriale, l’avvento del turismo di massa, il rapido processo di urbanizzazione e gli oltraggi al territorio che ne sono derivati. Immagini attualissime, che testimoniano l’impegno civile di Bazzoni a favore dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano e invitano a riflettere sui temi della tutela e della manutenzione del territorio, attività fondamentali per prevenire i danni sismici e oggi in Italia estremamente urgenti.
L’inaugurazione, aperta al pubblico, si terrà sabato 16 settembre 2017alle ore 17.30 con la presenza di Rosa Piermattei, Sindaco di San Severino Marche; Alessandra Stipa, Presidente FAI Marche; Maria Paola Scialdone, Capo Delegazione FAI Macerata; Alberto Saibene, curatore della mostra; Stefano Papetti,storico e critico d’arte; coordina l’architetto Luca Maria Cristini.
La mostra è divisa in sei sezioni, a ciascuna corrisponde un monitor su cui scorrono le immagini, e comprende circa 300 scatti, parte di quasi 30.000 foto, donato al FAI dalla signora Carla Bazzoni, moglie di Renato, scomparso nel 1996. La sezione dedicata alle Marche, dal titolo "Un mare di colline", restituisce un ritratto della regione tra gli anni Sessanta e Settanta, il periodo della profonda trasformazione del territorio, con la costruzione di edifici fuori scala a ridosso dei centri storici, il degrado dei monumenti artistici, il traffico indisciplinato delle automobili. Allo stesso modo, risaltano i forti caratteri identitari dell’architettura locale e del paesaggio, i mattoni in cotto che unificano il tessuto urbano in un susseguirsi di colline che fanno tornare alla mente i versi di Giacomo Leopardi.
L’esposizione prosegue con le sezioni sull’Architettura spontanea o rustica, frutto delle ricognizioni di Bazzoni nei primi anni Cinquanta alla scoperta di un’Italia “minuta” e produttiva; sul lavoro di indagineche confluì nella mostra del 1967Italia da salvare, a cura di Touring Club Italiano e Italia Nostra, che per la prima volta ha posto i cittadini di fronte ai disastri del dissesto ambientale; sul fragile habitat di Venezia e la “bellezza accattivante e splendente, direi sfacciata” della Laguna, che l’architetto considerava non sufficientemente salvaguardata; sugli scempi edilizi nelle zone costiere nel periodo del boom economico.
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