"Anestesia totale sveglio", i quindici mesi "non vissuti" di Simone Verducci in un libro
"In dieci minuti è come se fossi invecchiato di 60 anni". A parlare è il montecosarese Simone Verducci, classe 1981, meccanico in una concessionaria di Ancona, che ci ha voluto raccontare la sua incredibile vicenda personale, che lo ha portato dall'oggi al domani a non essere più padrone della sua vita e finire ospite nel reparto psichiatrico di un ospedale.
"Era il febbraio del 2015 quando tutto ebbe inizio - inizia così il racconto di Simone - ed è precipitato tutto in un paio di settimane. Il primo sintono è stato che iniziavo a piangere senza motivo e non ce la facevo a smettere. La prima notte, non riuscivo a dormire, ho provato senza successo con delle tisane, quando ad un certo punto ho sentito un forte dolore all'addome, come una coltellata, e da li non ho più dormito fino alla guarigione".
"Cercando di spiegarlo in poche parole - continua il montecosarese -, in dieci minuti è come se fossi invecchiato di 60 anni. Non riuscivo più a fare niente, mi tremavano le mani, non riuscivo più a scrivere, piangevo senza motivo, non dormivo più. Non ho dormito per tutto il tempo che sono stato male e in un anno e tre mesi, anche se può sembrare impossibile, non ho mai chiuso occhio".
Nel frattempo il ragazzo provava a farsi forza vivendo la quotidianità, continuando persino a lavorare ma la situazione non migliorava. I genitori, con cui viveva, non sapevano più che fare, come aiutarlo, fino a quando, d'accordo con gli specialisti interpellati, si è presa la decisione del ricovero in psichiatria, all'ospedale Civitanova. La diagnosi parlava di una "sindrome bipolare affettiva" ma due mesi di trattamenti, con farmaci anche molto potenti, non hanno dato però nessun risultato e alla fine Simone torna a casa.
Dopo altri due mesi di riposo assoluto, nonostante la consapevolezza di non essere in grado, si decide comunque di tornare al lavoro, di cercare di fare una vita normale e di ignorare quel male oscuro. "Non dormivo, non avevo riflessi - ricorda così quel periodo il ragazzo -, tanto che ho fatto un paio di incidenti, dove fortunatamente non è stato coinvolto nessun'altro e non mi sono fatto male. Secondo me i dottori non avrebbero dovuto permettere questa cosa e forse hanno sottovalutato la gravità della mia situazione. Uscivo anche con gli amici ma ero assente, sempre in silenzio completo, ci fossi o meno non avrebbero notato nemmeno la differenza".
Nel frattempo il tempo passava e la "non vita" di Simone continuava, sempre sullo stesso binario, sempre uguale, fatta di lavoro, amici, famiglia ma lui continuava a stare male, fino a quando, così com'era iniziata, imprevista, repentina e senza una spiegazione apparente, nel giugno del 2016 c'è stata anche una fine.
"Fino a tre giorni prima della guarigione - racconta il montecosarese -, anche se forse le persone che mi erano intorno notavano dei miglioramenti, secondo me non era cambiato niente. Ho realizzato di iniziare a stare meglio nel momento in cui ho iniziato a scrivere, come ad esempio dei post sui social, abbandonati completamente fin dal primo giorno di malattia. La guarigione la ricordo come un'esplosione dentro me, una "bomba di vita" che mi ha colpito in maniera inspiegabile razionalmente. Era semplicemente finita ed ho iniziato a stare bene. Anzi, stavo così bene come non lo ero mai stato ed ho inziato ad essere un'altra persona, molto più viva e attiva di prima".
"Pur non conoscendo né il motivo scatenante - continua Simone -, né quello della fine del mio male, le uniche spiegazioni che ho provato a darmi sono il fatto che tenevo sempre tutto dentro, ero molto introverso, sopportavo sempre in silenzio, mai un sfogo, e l'accumulo di tutto questo è esploso dentro di me. Credo inoltre che sia una cosa che possa accadere a chiunque".
"Hai paura che ti possa capitare di nuovo?", chiediamo al ragazzo e lui ci risponde così: "Ci ho pensato, ci ho riflettuto molto, e mi sono reso conto che il mio modo di reagire ai problemi ora è diverso. Una volta tenevo tutto dentro, invece adesso reagisco. Se devo dire una cosa non ci penso nemmeno un secondo, perché so che se non lo faccio, questa cosa mi farà probabilmente stare male".
Da questa esperienza personale è nato anche un libro, intitolato "Anestesia totale sveglio", scritto "quasi a scopo terapeutico, per cercare di accettare quello che era successo. Ho cercato di raccontare il più possibile ed ho fatto il massimo per far capire quello che provavo, che stavo vivendo, anche se mi rendo conto che è veramente difficile".
Il libro di Simone Veducci è in vendita a Montecosaro Scalo, presso Karta Bookbar.
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