Ha una mano fasciata: la destra. Con escoriazioni e sospette fratture alle dita. Testa alta, sguardo perso, viso che esprime un malessere di fondo e parla pochissimo. E quelle pochissime parole che dice sono per Pamela, per la piega che sta prendendo quel processo, per i nigeriani scagionati dalle accuse di omicidio e per il risarcimento che Lucky Awelima avrebbe richiesto per ingiusta detenzione.
E’ il ritratto di Luca Traini, questa mattina, nel Carcere di Montacuto, dove è detenuto dopo la tentata strage di quattro mesi fa, quando a bordo della sua Alfa Romeo, armato di pistola, sparò contro i ragazzi di colore in una mattinata di autentica follia. Ferendone sei.
L’avvocato Giancarlo Giulianelli (foto), che lo assiste, è andato a trovarlo questa mattina in carcere. “Non possiamo dire che sta bene – ha affermato – Il suo malessere è evidente e il carcere, nonostante la struttura di Monteacuto faccia del suo meglio, non è certamente il luogo migliore per lui in questo momento. Ha bisogno di un trattamento più specifico, ma questa chiaramente è una mia impressione, perché non sono uno psichiatra e non ho titolo per questo tipo di diagnosi.
Ieri Traini, dopo aver appreso che l’accusa di omicidio sul capo di Lucky Desmond e Lucky Awelima era caduta, e soprattutto dopo aver appreso che quest’ultimo sarebbe intenzionato a chiedere un risarcimento per ingiusta detenzione, ha dato in escandescenze. Prendendo a pugni il muro della sua cella. E procurandosi ferite e lesioni alla mano destra. Fino all’arrivo degli agenti di Polizia Penitenziaria, che lo hanno calmato e portato in infermeria.
“L’argomento Pamela – prosegue Giulianelli – gli scatena qualcosa dentro di incontrollabile. Anche oggi, parlando con lui, l’argomento era uno solo: Pamela e il processo di Pamela. Tanto che giovedì scorso gli avevo tenuti nascosti gli sviluppi delle indagini sull'omicidio di pamela. Ma li ha comunque appresi dai telegiornali. Ed é successo quello che é successo. Ho cercato di fargli capire che adesso deve pensare a se stesso e che se le indagini hanno preso questa mossa è perché certamente ci sono dei motivi che noi, non trattandosi del nostro processo, non conosciamo, non avendo tutte le carte processuali a disposizione. Lui nel suo mondo questo non lo accetta”.
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