Terremoto, la rivolta degli architetti: "Umiliati dalla Regione e mai ascoltati da Errani. Non siamo un capro espiatorio"
L’ordine degli Architetti di Macerata non ci sta, in merito alla notizia (fonte Ansa) circa i 120 tecnici che hanno risposto all'appello della regione per formare le squadre FAST "dove come tecnici impegnati in questa attività compaiono solo geometri ed ingegneri”.
Da una comunicazione di un rappresentante dell’Ordine, l'architetto Franco Domizi, apprendiamo che le affermazioni scorrette divulgate sono considerate “addirittura offensive, diffamatorie ed oltremodo irresponsabili verso una professione, quella dell'architetto, sempre al servizio della collettività”.
“In molti hanno sacrificato tempo, energie e denari per questo servizio e anche oggi e domenica 12 professionisti maceratesi saranno impegnati in questa importantissima fase emergenziale”.
Si continua nella missiva.
"Infatti ad oggi, 10 febbraio 2017, ore 21.25, sul sito della Regione Marche appositamente strutturato per gestire questa importantissima fase dell'attività emergenziale in seguito al sisma del 2016 e 2017, si possono leggere ben 335 squadre accreditate di cui ben 119 sono costituite da architetti della Regione Marche.
Di queste squadre 14 sono state formate da architetti con altri professionisti delle altre professioni tecniche della Regione e della Provincia. Ben 238 architetti si sono accreditati e stanno svolgendo con dedizione, assiduità, competenza, senso del dovere civile e morale una attività sociale senza eguali a favore della gente duramente provata anche dalle ultime avverse condizioni meteorologiche".
Così ci spiega anche il Presidente dell’Ordine degli Architetti di Macerata Enzo Fusari che si mostra stupito, se non indignato, in merito alla vicenda delle false informazioni divulgate.
Si precisa ulteriormente che ben 79 Architetti che formano queste squadre FAST sono della provincia maceratese e formano complessivamente oltre 40 squadre.
Rappresentano, questi volontari, il 12% complessivo dei tecnici regionali impegnati.
Gli Architetti della Regione formano attualmente quasi il 36% dell'intero sistema di squadre FAST. Questo, pur essendo complessivamente gli Architetti in numero decisamente inferiore alle altre due citate professioni tecniche.
E si punta il dito su chi possa aver diffuso delle notizie tanto scorrette.
“L’unica fonte non può che essere la Regione Marche, che tra l’altro si mostra sorda alle nostre continue richieste di confronto. In questo modo si rende il nostro Ordine il capro espiatorio di tutti i mali dell’emergenza, mentre al contrario noi siamo i primi tecnici presenti per numero ed impegno nell’effettuare i rilievi fast”.
“Riteniamo che con 60.000 sopralluoghi ancora da svolgere la situazione esploderà e prima di agosto il lavoro non sarà completato”. Ci dice preoccupato Fusari.
E non risparmia nessuno dei protagonisti (formali) di questo controverso post sisma.
Il Commissario Errani non ci ha mai voluti ascoltare né si è mai rivolto a noi per chiedere informazioni preziose su un territorio che conosciamo benissimo. E’ in gioco il futuro di una parte della nostra Regione”.
Si auspica che le istanze dell'Ordine trovino spazio in qualche emendamento al terzo decreto sulla ricostruzione prima che venga convertito in legge.
Ma aggiunge severo:
“I parlamentari locali sono latitanti, forse temendo di non essere ricandidati; i sindaci zitti perché probabilmente tacitati dalla paura di non ricevere le casette e gli aiuti. L’unica speranza è nella stampa libera che divulghi informazioni vere e le porti a conoscenza della collettività”.
Addirittura ci giunge notizia che sedi locali di associazioni di protezione del territorio nazionali avallino l’organizzazione di eventi sul terremoto e sulla ricostruzione ad opera di architetti e professionisti di altre regioni che in massa sembrano muoversi verso il nostro territorio con l’intento di colonizzarlo escludendo quasi del tutto, e danneggiando di conseguenza, le professionalità locali.
Il Presidente Fusari, così come molti altri attori dell’epoca, ricorda poi la ricostruzione post sisma 1997:
“Nella nostra Regione abbiamo un esempio di modello di ricostruzione che ha funzionato benissimo, quello del 1997. Ma non lo si vuole seguire e sembra quasi deliberato il tentativo di affossare gran parte della nostra terra. Non c’è un criterio nelle pianificazione della ricostruzione che tenga conto di aspetti sociali, economici e ambientali che noi come conoscitori del territorio siamo pronti a fornire.
L’esodo della popolazione nelle zone di mare per un anno e l’installazione di casette che resteranno nelle zone colpite dal sisma per decenni rappresenta un fatto che fino ad oggi non si era mai verificato. Ed è gravissimo per la nostra Regione che ne porterà il segno per lungo tempo”.
Forse la prossima settimana si terrà un incontro tra l’Ordine e il Presidente Ceriscioli per discutere della questione e nel corso del quale l’Ordine ha intenzione fornirà i dati reali del proprio ruolo nella ricostruzione e farà di certo sentire le sue legittime ragioni.
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