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Cronaca Macerata

Merce contraffatta in vendita online: oscurati 98 siti web (VIDEO)

Merce contraffatta in vendita online: oscurati 98 siti web (VIDEO)

La Guardia di Finanza della Compagnia di Macerata, sotto la direzione del Procuratore della Repubblica di Macerata Giovanni Giorgio, ha sequestrato e oscurato 98 siti web che commercializzavano online prodotti contraffatti di abbigliamento e accessori di noti marchi nazionali e internazionali

I dettagli dell'operazione sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa alla presenza del comandante provinciale della Guardia di Finanza Amedeo Gravina, del Procuratore Giovanni Giorgio, del perito Pietro Dal Ben e del comandante della Compagnia di Macerata Emilio Fuscellaro.

Le indagini hanno accertato come i proprietari dei siti avessero appositamente collocato all'estero gli indirizzi IP dei propri portali con l'intento di rendere più difficoltoso l'operato della polizia giudiziaria. Nello specifico, i siti risultavano collocati in Germania, Francia, Danimarca, Stati Uniti, Panama, Cina e Gran Bretagna: negli stessi Paesi erano stati collocati anche i server che ospitavano le inserzioni di vendita dei prodotti. 

Enorme l'illecito giro d'affari stroncato, se si considera che in questi portali erano messi in vendita prodotti di ogni tipo, acquistabili per diverse taglie e quantità, sino ad un numero massimo di 99 pezzi per singolo articolo. Con fine di ingannare gli utenti, il dominio dei siti riportava al suo interno il nome del marchio di rinomate griffe come Golden Goose, Ston Island, Moncler, Pinko e altri ancora.

Per verificare l'autenticità dei prodotti messi in vendita, le Fiamme Gialle maceratesi hanno interessato sia i titolari dei marchi licenziatari o delle società che ne tutelano il marchio sul territorio nazionale, sia i relativi consulenti, in possesso delle necessarie competenze tecniche, allo scopo di ottenere specifiche perizie in relazione ai prodotti individuati sui siti. 

Ogni prodotto acquistabile, presente sulle pagine web, è stato repertato e individuato quale prodotto contraffatto in relazione all’assenza di caratteristiche specifiche presenti nei capi originali.

Le attività hanno consentito di accertare che gli articoli erano di qualità tale da trarre in inganno i potenziali acquirenti, anche perché messi in vendita a prezzi non eccessivamente inferiori rispetto a quelli ufficiali di mercato.

Per poter bloccare i siti il procuratore della Repubblica e il sostituto Barbara Buccini hanno richiesto e ottenuto dal gip di Macerata Domenico Potetti un decreto di sequestro preventivo, che è stato notificato a oltre 60 Internet Service Providers.

“Il fenomeno della contraffazione si contrasta ovviamente sul territorio ma, soprattutto negli ultimi tempi, la vendita si è spostata su web – ha osservato il colonnello Gravina -. In questi ultimi casi, la vendita è molto più capillare e insidiosa perché si parla di una vera e propria truffa”.

Il fenomeno dell’e-commerce – ha aggiunto il procuratore Giorgio – nel 2016 valeva ben 16 miliardi di euro e i consumatori che acquistano online sono circa 16 milioni: parliamo di un giro d’affari smisurato soprattutto se consideriamo che la merce italiana, dopo quella americana, è quella più soggetta alla contraffazione. In questo senso dobbiamo ammettere  la  mancanza di una governance istituzionale a livello mondiale”.

“Le indagini sono scattate dopo la denuncia di un cittadino italiano che aveva acquistato un giubbotto Moncler e un paio di scarpe Golden Goose sul web - ha spiegato il capitano Fuscellaro -. Le case madri hanno poi confermato che i siti non erano abilitati alla vendita e che i due prodotti erano contraffatti: i siti sono infatti risultati tutti fuori legge e non legittimati a vendere i prodotti delle aziende in questione. Addirittura era possibile acquistare anche mille prodotti in un singolo ordine: parliamo di un giro di affari di milioni di euro”.

“Molti siti web oscurati avevano anche, nelle proprie home page, immagini prese direttamente dai siti originali delle aziende – ha aggiunto il consulente Dal Ben -. Uno dei campanelli di allarme in questi casi sta nella non autorizzazione del sito a effettuare pagamenti che, in caso di contestazione, non permettono di recuperare il denaro. Inoltre molte delle sostanze con cui erano prodotti gli articoli sono risultate cancerogene”.

 

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