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Marina Romoli: la pedalata del coraggio - VIDEO -

Marina Romoli: la pedalata del coraggio - VIDEO -

Sembra impossibile ciò che è successo a Marina Romoli, ciclista nata a Recanati nel 1988, che nel pieno della sua attività sportiva, mentre percorreva la strada che porta ai grandi sogni, poco più che ventenne ha avuto un incidente in allenamento: un’auto le ha tagliato la strada e l'ha travolta. Marina ha subito una lesione al midollo spinale, la perforazione di un polmone e ferite al volto per cui sono stati necessari 500 punti di sutura.

Dalla luce al buio, dal sogno all’incubo, il passaggio è stato breve e Marina si è ritrovata su una sedie a rotelle con le gambe paralizzate. La vice-campionessa mondiale in linea tra le juniores del 2006 si è risvegliata bloccata in un futuro che non sembrava più il suo. Ma chi è abituato a pedalare per chilometri e chilometri, chi sa affrontare la montagna in solitaria, utilizzando solo la forza fisica e quella mentale, non è sicuramente una persona abituata ad arrendersi, così la giovane ciclista ha iniziato a lavorare per un nuovo obiettivo. Da quella tragica mattina non c’è più la ricerca di arrivare per prima a quella striscia bianca orizzontale che ti dice “ce l’hai fatta!”, ora si lavora per tornare a camminare.

“Di notte sogno un traguardo, di giorno faccio di tutto per raggiungerlo” ecco la motivazione di Marina, della campionessa che lavora per tornare a sognare. Non è facile ritrovarsi di punto in bianco, dal gareggiare per vincere, a lavorare per riacquisire l’uso delle gambe. Ci vuole tanta forza di volontà, tanto amore per la vita e per se stessi e per chi vive una situazione simile alla propria, così la recanatese ha deciso di fondare una onlus, Marina Romoli Onlus We can do it, together!, per sensibilizzare e raccogliere fondi a supporto della ricerca di una Cura per la paralisi causata da lesione spinale cronica ma anche per dare un concreto aiuto a giovani atleti diventati disabili scientifica “Io so che prima o poi tornerò a camminare – afferma decisa Marina – E desidero che tutti quelli che hanno vissuto drammi come il mio la pensino così. Ce la farò, ce la faremo. La medicina, al riguardo, corre per noi. Ogni giorno fa una scoperta, fa un passo avanti nell’individuare soluzioni. Ma per progredire sempre di più la medicina ha bisogno della ricerca. La ricerca può ridarci quello che il destino ci ha tolto”.

Il 5 dicembre in rete arriva il video di un grande risultato: Marina che torna a pedalare. Sono passati più di sei anni da quel tragico incidente del primo giugno del 2010, la caparbietà della ciclista è arrivata fino a qui, ma non è ancora abbastanza e lei lo sa: “è un risultato straordinario per me ma che comunque sono e rimango con una lesione spinale grave e quindi la mia vita rimane legata ad una carrozzina e ad altri problemi connessi alla paralisi. Per questo continuo a credere nella ricerca perché lei sola può dare una vera cura alla paralisi/lesione spinale. Ma sono fiduciosa che prima o poi insieme ce la faremo! We Can Do It!”. La pedalata magari non è fluida come un tempo, ma le gambe girano e questa emozione è indescrivibile, è un pò come vincere quei tapponi di montagna, in molti prima si sono arresi, pochi hanno avuto la forza di continuare a soffrire per raggiungere la vetta.

La sua lotta è diventata un esempio, una bandiera, una gara in cui Marina ha tanti gregari, così la salita fa meno paura, così la cadenza di pedalata è meno dura, la strada sale sempre un po’ di più ma l’obiettivo è troppo importante per arrendersi: "Non c'è nessun miracolo: riesco a pedalare da un pò di tempo, ma ci lavoro da anni con la mia fisioterapista. Ho solo reso la cosa nota ieri perché volevo regalare una speranza a chi come me vive cn lesione spinale e ringraziare chi da sempre sostiene me e la mia battaglia. La lesione spinale ad oggi non è curabile e ho postato il video per far capire che sì, con tenacia dopo anni sono riuscita a pedalare un pò, ma comunque rimango paralizzata e vivo in sedia a rotelle. Per questo da anni la Marina Romoli Onlus lavora per finanziare progetti di ricerca scientifica che possano curare la paralisi. Quindi rimaniamo con i piedi per terra, continuiamo a lavorare e a sostenere la ricerca, perché l'unico miracolo per tutti lo può fare la scienza".

 

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