A Macerata c'è una 'Terra di nessuno': da via Valenti a via del Piccinino tra discariche a cielo aperto e scale dissestate (FOTO e VIDEO)
"Di sopra, la selva da cui spuntano topi e pantecane e che, in alcuni casi, oscura la luce del sole fino a giugno. Di sotto, una strada in condizioni pietose con un manto stradale dissestato, lungo il quale, ogni giorno, è estremamente difficile trovare parcheggio".
Questo lo scenario, dalle tinte dantesche, descritto da un residente in un palazzo all’altezza dell’ex distributore di metano, in via Ghino Valenti, a Macerata. Un grido di allarme a nome di gran parte degli abitanti di questa zona che, da molti anni, sono costretti a confrontarsi con una serie di disagi quotidiani, tra lo sconforto dell’abitudine e lo slancio indignato di una volontà di cambiamento.
Se si volesse raggiungere a piedi, da via Valenti, la Bocciofila maceratese, c’è una scalinata tanto strategica quanto inagibile, sprofondata nel terreno in alcuni tratti e ricoperta da un manto di vegetazione verde e scivoloso, che costringe a cercare un appoggio alla staccionata, se non fosse che quest’ultima è pericolante e cedevole.
Tra salti, slanci e una costante accortezza nel percorrere queste scale diroccate, si arriva finalmente al piazzale della Bocciofila, dove, oltre alle attività diurne dei più anziani, di sera, molti giovani maceratesi si riuniscono tra bevute e dj set. Qui, il suolo è scavato da buche più o meno profonde da cui, in alcuni tratti, spuntano delle pericolose barre di ferro della rete elettrosaldata. Anche in quest’area la staccionata in legno sotto gli alberi è consumata e instabile: “Se uno ci si appoggia potrebbe cadere dalla scarpata” dice un abitante in prossimità della via.
Dirigendosi più in là, lungo via Nicolò Piccinino, la bretella che si trova sopra via Valenti e che, da qualche tempo, è stata aperta al transito dei veicoli in ambo i sensi, ci si rende conto di essere letteralmente nella cosiddetta ‘ Terra di nessuno’ nella sua doppia accezione: quella di una lottizzazione privata andata all’asta per fallimento e quella originaria di una 'discarica per rifiuti posizionati tra due feudi'.
In quest’ultimo senso, di fronte al complesso di palazzine rimaste incompiute e all’abbandono per il fallimento dell’impresa di Alici Biondi, lo stesso che ha coinvolto la zona dell'ex Foro Boario in piazza Pizzarello, si venuta a creare una discarica a cielo aperto: frigoriferi, taniche con liquidi al loro interno, bombole, un trampolino elastico, mobili logorati, lamiere. Un accumulo di rifiuti che costituisce una condizione di insalubrità, di scarsa igiene e che scaturisce dalla pratica, ancora diffusa, da parte di cittadini terzi, di abbandonare materiale di vario genere. In quest’area adiacente alla strada, chiunque può accedervi e aggirarsi fra il degrado (e ogni tanto fra qualche topo).
Contattati il Comandante della Polizia Locale, Danilo Doria, e l’assessore al Decoro Urbano, Paolo Renna, entrambi, con delle pattuglie, sono prontamente intervenuti sul posto per perlustrare la zona e prendere provvedimenti al fine di una risoluzione e messa in sicurezza. A tal riguardo, Renna ha segnalato la situazione al curatore fallimentare il quale si è detto pronto a intervenire a stretto giro.
Questo scenario, fatto di rifiuti, vegetazione incolta, ferri arrugginiti, di edifici incompiuti all’asta e in cerca di acquirenti che non si trovano, apre un’ulteriore questione: è possibile che normativamente, in prossimità o nel cuore della città, da decenni, continuino a esserci questi scheletri in cemento, con tutto ciò che comportano a più livelli? Inoltre, nell’ipotesi che non si faccia avanti nessuno per l’acquisto, quale sarà la loro fine, saranno da considerare parte identitaria di una fisionomia urbana?
Commenti