Cosmari, dopo 6 anni cadono le accuse di incendio colposo per il direttore Giampaoli
Il fatto non sussiste. Il processo in merito al disastro del 9 luglio 2015 che interessò le località di Tolentino, Corridonia, Pollenza, Urbisaglia, Colmurano, e delle frazioni di Sforzacosta e Piediripa, si è concluso ufficialmente con il proscioglimento da ogni capo d'imputazione del direttore del Cosmari, Giuseppe Giampaoli. Dopo 6 anni e due mesi, il tribunale ha accolto in via definitiva gli argomenti presentati dalla difesa - sostenuta dall'Avvocato Vando Scheggia - per un processo capitolato con un'assoluzione "nel merito".
"Sulla base di quanto è stato avanzato dall'accusa - ha commentato l'avvocato - la colpa generica attribuita a Giampaoli verteva sull'imprudenza e la violazione di alcune norme per la sicurezza. A questo hanno aggiunto un paio di contravvenzioni specifiche con nesso causale, cadute dopo 5 anni come da Codice di Procedura Penale (art.126). I reati sono risultati incompatibili con la funzione del mio cliente, perché avrebbero dovuto fare leva su una serie di interessi personali che lui non aveva. Sarebbe stata roba da ecomafia. Invece per il giudice e la Cassazione è risultato evidente che il fatto non fosse stato commesso, e quindi non avevano ragion d'essere nemmeno le contravvenzioni. Non credo sia avvenuta mai una cosa del genere a Macerata, e forse raramente a livello nazionale".
Reato estinto per avvenuta prescrizione, nonostante le ben 600 pagine di consulenza redatte da tre ingegneri presentate in favore dell'accusa. Inoltre, le contravvenzioni relative al funzionamento dell'impianto di rilevamento di fumo e antincendio, e della manutenzione dei capannoni, non sono state di fatto considerate perché giuridicamente fuori dalla responsabilità del Cosmari. Stando poi alle altre carte in mano alla difesa, l'intervento per contenere l'incendio nel capannone "non ufficialmente in funzione" sarebbe avvenuto in maniera tempestiva (tra le ore 01:01 e le ore 01:06 circa), prima che i vigili del fuoco venissero contattati telefonicamente alle ore 01:08.
All'epoca dei fatti, la Procura aveva ipotizzato il reato di disastro ambientale colposo, facendo leva sull'incendio avvenuto, le conseguenze sulla salute degli abitanti e le opportune misure adottate sia per prevenire, sia per contenere le fiamme che interessarono lo stabilimento sito in Piane Chienti. Nella fattispecie, all'azienda venne contestata la rapidità di intervento (alcuni testimoni sostenevano di aver udito le esplosioni prima che le fiamme si alzassero) e le possibilità che l'origine del disastro fosse imputata al surriscaldamento delle bombole di acetilene o a un guasto elettrico di un macchinario. Distruggendo completamente il capannone di 4000 metri adibito alla lavorazione di carta, plastica e metalli.
"Con la sentenza sono più sereno - ha dichiarato il direttore Giampaoli - anche se si è trattato comunque di un momento drammatico per me e l'azienda. Tutte le precauzioni al tempo erano state attuate. Anche i periti lo hanno confermato. Il futuro ora appare sicuramente più roseo, il Cosmari ha l'occasione fra gli altri di sfruttare il PNRR e punteremo a rilanciare al meglio lo sviluppo della nostra attività. Altrimenti usufruiremo degli investimenti privati. Siamo una realtà importante per Macerata".
Ora il direttore Giampaoli si prepara ad affrontare le prossime udienze che lo vedono sotto accusa, in merito al rosso di 2 milioni sugli appalti del 2019 (a Marzo 2022) e all'inchiesta sull'amianto trovato nelle macerie post sisma (a settembre 2022).
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