Civitanova, sequestro di 640mila a società di vernici. Il legale: "Mai contestati costi fittizi per evadere le tasse"
"Si precisa che, a differenza di quanto riportato, alla società non sono mai stati contestati costi fittizi per evadere le tasse né sono stati mai segnalati profili fraudolenti di evasione fiscale". Ad affermarlo è l'avvocato Paolo Stizza, legale della società operante nel settore delle vernici nella zona di Civitanova Marche che ha subìto un sequestro preventivo di 640mila euro per indebita compensazione di crediti d’imposta ricerca e sviluppo (leggi qui).
"Secondo l’Amministrazione finanziaria, semplicemente, il credito d’imposta non sarebbe spettante poiché i progetti agevolati non avrebbero i requisiti per qualificarsi quali investimenti nell’attività di ricerca e sviluppo nel senso previsto dalla norma - spiega l'avvocato Stizza in una nota -. Nel caso di specie, infatti, non è mai stata contestata l’effettività dell’attività di ricerca e sviluppo svolta dalla società ma solo la reale sussistenza dei caratteri di innovatività che la stessa deve avere per accedere all’agevolazione fiscale".
"È evidente, dunque, che si tratta di una controversia nata sull’interpretazione di cosa debba essere considerata attività di ricerca e sviluppo innovative e non certo sull’accertamento di costi sostenuti fittiziamente per evadere le tasse - aggiunge il legale -. Per completare il quadro si segnala che sino ad oggi la giurisprudenza di merito delle commissioni tributarie nazionali si è già espressa in maniera univoca a favore del contribuente in quanto ha ritenuto illegittimi gli accertamenti emessi dall’Agenzia delle Entrate che, nel merito di una questione così complessa e tecnica, non si è avvalsa di tutti gli strumenti a sua disposizione per verificare il carattere di innovazione della ricerca e sviluppo e decidere di conseguenza sulla corretta o indebita fruizione del credito".
"Si precisa, inoltre, che al momento l’Agenzia delle Entrate non ha ancora emesso alcun atto di accertamento, dovendo ancora, la società contribuente, interloquire con l’ufficio delle imposte ed, eventualmente, avviare il contenzioso tributario sulla (futura e ad oggi non formalizzata) contestazione fiscale" prosegue l'avvocato Stizza.
"In relazione alla questione penale da cui è derivato il sequestro in via cautelare delle somme, esso ha valore meramente temporaneo - precisa ancora -. La società si riserva in ogni caso di richiederne il riesame, così come si riserva di avviare il contraddittorio con l’Ufficio delle Entrate non solo allo scopo di dimostrare che l’attività di ricerca e innovazione sia stata - come è stata - effettivamente svolta, ma che abbia determinato significativi passi in avanti nell’offerta dei prodotti, in coerenza con l’attenzione all’ambiente che è una costante dell’attività della società".
"La misura cautelare deriva da verifica svolta dall’Agenzia delle Entrate nei confronti della società, attività che rientra in una più ampia campagna di controlli svolta 'a tappeto' dall'amministrazione finanziaria nei confronti, in sostanza, di tutte le società che hanno beneficiato di un credito d’imposta per ricerca e sviluppo per aver portato avanti progetti innovativi meritevoli di agevolazione - chiarisce il legale -. La società non è dunque l’unica destinataria di provvedimenti cautelari e di verifiche della Guardia di Finanza; di talché non si giustifica né la pubblicazione della notizia, né l’enfasi da cui è connotata".
"Anche in sede penale, l’esito delle indagini preliminari in casi analoghi ha portato all’archiviazione in quanto non sono stati riscontrati né il profilo soggettivo del dolo né la condotta fraudolenta, trattandosi di fatto di un’ipotesi di supposta evasione interpretativa. La Società, come è emerso, opera nel settore delle vernici, e l’attività di ricerca e sviluppo è stata da sempre un fattore di successo competitivo" conclude l'avvocato Stizza.
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