Cantieri marchigiani fermi sulla A 14 in occasione del ponte del 2 giugno e per tutto il periodo estivo, che va dal 24 giugno al 6 settembre. Ad annunciarlo è Aspi, in risposta alle sollecitazioni ricevute e a pochi giorni di distanza dalla lettera inviata dal presidente della regione Francesco Acquaroli e dall’assessore alle Infrastrutture Francesco Baldelli. Nella missiva, Palazzo Raffaello invitava la società Autostrade per l’Italia a condividere le dinamiche di esecuzione dei lavori di manutenzione sul tratto marchigiano, in virtù dei forti disagi rilevati già l'anno precedente sul traffico autostradale soprattutto nelle zone costiere comprese tra le province di Fermo ed Ascoli Piceno.
"Anche quest'anno - ha dichiarato Acquaroli - riusciamo a ottenere un risultato che va nella direzione di scongiurare il più possibile i disagi per automobilisti e mezzi pesanti, nei periodi con maggior traffico e nel periodo estivo alle porte. Del resto gli adeguamenti nel tratto autostradale sud della nostra regione devono essere effettuati per legge, secondo le norme vigenti, ma bisogna fare tutto il possibile per non incidere sulla viabilità. Nei prossimi giorni chiariremo ulteriormente gli aspetti del cronoprogramma dei lavori e della gestione dei cantieri lungo i tratti interessati".
"Abbiamo chiesto ad autostrade di affrontare in tempo la questione dei cantieri estivi in A14 - ha aggiunto Baldelli - viste le difficoltà ripetute nella circolazione vissute da chi si trova a frequentare alcuni tratti autostradali nel sud della nostra regione. A partire dai primi giorni di giugno abbiamo ottenuto da Aspi un calendario di lavori finalizzato a mitigare gli inevitabili disagi di turisti e operatori economici che viaggiano lungo il tratto a sud di Porto Sant’Elpidio in entrambe le direzioni".
Il passo successivo, con la nomina della nuova governance di società Autostrade, sarà quello di affrontare, nel breve tempo possibile l’iter progettuale per i 41 km di autostrada orfani della Terza Corsia: un’opera infrastrutturale indispensabile, la cui assenza continua a impattare negativamente, non solo sullo sviluppo economico di una fetta importante delle Marche, ma anche su quello delle regioni meridionali comprese nella dorsale adriatica.
“L’associazione rispetta le sanzioni imposte dalla comunità internazionale nei confronti della Russia, ma non possiamo non essere al contempo solidali con le aziende calzaturiere italiane, comprese quelle che hanno partecipato all’ultima fiera di Mosca”. Sono le parole pronunciate dal presidente di Assocalzaturifici Siro Badon, a una settimana di distanza dalla Obuv’ Mir Kozhi (“Scarpe in pelle dal mondo”). La manifestazione internazionale dedicata a calzature e cuoio si è tenuta dal 26 al 29 aprile scorso, e ha visto la partecipazione di 50 imprese italiane del settore: 31 di queste provenivano dalla Marche.
“Due mercati rilevanti, quelli di Russia e Ucraina” – ha precisato in un comunicato Badon, sebbene il peso percentuale sul mercato italiano dell’export verso i due paesi impegnati nel conflitto sia del 2,7% e 0,4% (rispettivamente, decimo e ventiseiesimo posto nella classifica dei mercati di sbocco - IlSole24Ore). Una cifra quasi irrisoria, che assume però ben altre dimensioni se contestualizzata a livello locale.
Le imprese calzaturiere delle Marche, ad oggi, risultano senza dubbio quelle più sofferenti, soprattutto in virtù delle sanzioni imposte da USA e Ue. Secondo i dati forniti da Assocalzaturifici, l’export della regione verso Russia e Ucraina valeva alla fine del 2021 circa 93 mln di euro (57,3%), determinando un trauma commerciale dal quale si sta cercando di riprendersi il prima possibile.
In particolare, per il distretto di Fermo – il più rilevante della regione - questo significa al momento rinunciare a poco più di 58 mln di euro (30,6%). Una cifra che, però, va confrontata con quelle dei principali mercati segnalati dal “Focus 2021” di Intesa Sanpaolo: ai primi posti, vediamo Germania (circa 220 mln di euro) e Francia (150 mln di euro). Inoltre, va sottolineato che il settore calzaturiero fermano – dopo l’anno horribilis 2020 della pandemia – ha ricevuto una spinta generale di ripresa del +11,5% (anche verso gli Stati Uniti) e del +20,6% solo in Cina.
L’export verso gli USA vale oggi per la provincia marchigiana il 5% (50,98 mln di euro), e verso la Germania il 6,5% (49,8 mln di euro), che da sole sembrano poter compensare il congelamento degli affari nell’Est Europa. Senza contare, naturalmente, gli altri mercati di sbocco già esistenti come Cina, Svizzera e Regno Unito (nella “top ten”).
I dati presentati tengono conto delle forti difficoltà che il settore calzaturiero, e non solo, hanno avuto in seguito all’emergenza Covid. Ma nonostante la buona ripartenza dei mercati, a pesare sul distretto fermano sarebbe un orientamento sfavorevole iniziato già dal 2018, sintomo di un mancato salto di qualità capace di affrontare una concorrenza (nazionale e internazionale) sempre più aggressiva.
“Le sanzioni causate dagli sviluppi della guerra - si legge nell'ultimo report di Mediobanca – rischiano di limitare la spesa dei consumatori russi, in particolare i più ricchi”. Dunque ad essere penalizzate sarebbero potenzialmente le aziende dai marchi più lussuosi. La situazione generale, però, appare in forte contrasto con i dati finora diffusi.
Inoltre, il settore calzaturiero italiano - assieme a quello del tessile e dell’abbigliamento - risulta anche quello che ha potuto sfruttare al meglio gli ammortizzatori sociali messi in campo con la pandemia: il cosiddetto “segmento di alta gamma” ha potuto riprendersi nel corso del 2021, registrando una crescita del 32%, rispetto al 13% delle aziende della fascia più economica.
“Il problema più importante in questo momento – ha dichiarato il presidente di Confindustria Fermo, Arturo Venanzi - è il mancato pagamento di ordini e merce consegnata. E questo perché le banche italiane non lavorano più con la Russia: serve l’intervento del governo italiano”. In realtà, gli affari in questo momento storico si stanno ridimensionando, sia per sostenere le aziende sia per mantenere salda la propria presenza nella Federazione. Soprattutto in virtù dei costi elevati che comporterebbe lo smantellamento delle sedi, come ad esempio quelle di Unicredit e Intesa Sanpaolo (le più esposte alla guerra).
Una rappresentanza della Croce Rossa italiana ha incontrato questa mattina a Palazzo Raffaello il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli in occasione della Giornata Internazionale che si celebra l’8 maggio.
“Tutto il mondo del volontariato è un punto di riferimento importante per la nostra comunità – ha dichiarato il presidente. - “La Croce Rossa ha una grande tradizione nelle Marche di cui siamo davvero orgogliosi, un presidio su cui tutti i cittadini sanno di poter contare”,
Per l’occasione Acquaroli che ha voluto omaggiare i rappresentati del Comitato regionale, consigliere Andrea Corinaldesi, e Carmen Gregoretti, Ispettrice regionale infermiere volontarie, del ‘crest’ che riproduce lo stemma della Regione.
Le azioni quotidiane che i volontari della Croce Rossa svolgono sono “la migliore celebrazione dell’ideale di umanità che caratterizza la Croce Rossa – ha riferito il Comitato – abbiamo il piacere di donare al presidente il Report annuale 2021 insieme alla nostra bandiera segno tangibile che sottolinea la potenza umanitaria dell’emblema della Croce Rossa, simbolo principe di neutralità e umanità”.
Sono circa settemila i volontari marchigiani, 33 i comitati su tutto il territorio distribuiti con capillarità più omogenea rispetto alle altre regioni.
Tutela della salute e vicinanza sociale, ora in prima fila nell’assistenza ai profughi ucraini, vaccinazioni e tamponi Covid a fianco dell’Azienda sanitaria, soccorso in acqua, unità cinofile, ippoterapia, assistenza psicologica in particolare nelle zone terremotate “dove dobbiamo ricostruire, insieme, anche menti e cuori feriti nel profondo dalle scosse del sisma” - ha concluso Acquaroli.
"Grande attenzione della Lega nei confronti dei distretti produttivi in sofferenza per la guerra russo-ucraina, le cui conseguenze sono particolarmente gravose per le imprese marchigiane”. Sono le parole pronunciate dal deputato per la Lega e membro delle commissioni Bilancio e Ambiente, Tullio Patassini.
“Il Ministero dello Sviluppo Economico guidato da Giancarlo Giorgetti – prosegue - stanzia 200 milioni di euro per contributi a fondo perduto. Le imprese potranno ricevere contributi a fondo perduto fino a 400 mila euro se negli ultimi due bilanci depositati almeno il 20% del fatturato risulta collegato a operazioni commerciali, compreso l'approvvigionamento di materie prime e semilavorati, con l'Ucraina, la Federazione russa e la Bielorussia. Inoltre, si terrà conto l’aver subìto nel corso dell'ultimo trimestre un calo di fatturato di almeno il 30 per cento rispetto all'analogo periodo del 2019".
"Un aiuto necessario e doveroso – conclude Patassini - per cui la Lega si è spesa e a tutela delle persone e delle aziende che stanno affrontando delle enormi difficoltà a causa del conflitto".
In occasione della partecipazione al webinar “La Ventilazione Meccanica Controllata come strumento per la messa in sicurezza delle scuole. Esperienze, risultati, tecnologie” - organizzato dalle associazioni nazionali di categoria Assoclima, Anima Confindustria e dal progetto Home, Health&HI-Tech - l’assessore regionale alle Infrastrutture, lavori pubblici ed edilizia scolastica Francesco Baldelli è intervenuto rinnovando la richiesta al governo Draghi di utilizzare l’1% del PNRR (pari a 2mld di euro) per dotare, già dal prossimo anno didattico tutte le aule delle scuole italiane di impianti di ventilazione meccanica controllata.
Come sottolineato nel corso dell'incontro, gli esiti dello studio statistico della Fondazione Hume - presieduta dal Prof. Ricolfi - hanno confermato i risultati dell’esperimento della Regione Marche: l’installazione di impianti adeguatamente dimensionati abbatterebbe il rischio di contagio di oltre l’80%. “Le istituzioni devono impegnarsi per garantire la salubrità degli ambienti frequentati dai nostri ragazzi” – ha dichiarato Baldelli – “Il Governo deve agire fin da subito per garantire il benessere e la salute di studenti ed operatori scolastici evitando che si torni a dover applicare misure che si sono rilevate estremamente dannose come la dad”
«L’assessore alla sanità della Regione Marche Filippo Saltamartini della Lega dichiara che "il grado di intelligenza dipende anche dal volume della testa e del cervello, il volume del cranio dipende dall’organo genitale femminile da dove le persone escono". Che imbarazzo». A scriverlo sul proprio profilo Twitter è Alessia Morani, deputata del Pd, a seguito della conferenza stampa tenutasi presso Palazza Raffaello e riferita al traguardo tagliato dalla regione delle 100 donazioni di cellule staminali emopoietiche (leggi qui).
Nel suo intervento, Saltamartini aveva preso spunto da una ricerca effettuata negli Stati Uniti, nella quale «è stato richiesto ad un campione significativo di persone come volessero i figli. Uno può pensare: occhi azzurri, biondo, alto, bello. E invece le mamme hanno risposto che vogliono i figli con un altissimo grado di intelligenza». Da qui il ragionamento dell'assessore si è presto spostato su binari più impervi. «Il grado di intelligenza – ha affermato – dipende anche dal volume della testa e del cervello. In un convegno internazionale di 5-6 anni fa, l’idea che è stata palesata, era proprio questa: il volume del cranio dipende dall’organo genitale femminile da dove le persone escono».
«Quindi si era detto - ha proseguito Saltamartini - ci potrebbe essere in futuro anche un pazzo, un dittatore, un autocrate che, attraverso le macchine, possa creare il genere umano, magari con una testa più grande. Sarà pura fantascienza, ma lo voglio dire perché ne stanno succedendo di tutte (il Covid, la guerra), e queste proiezioni mi spaventano. Possiamo fare tante cose nelle condizioni che abbiamo oggi, senza spingerci oltre».
Nelle ultime 24 ore sono stati segnalati nlla Regione Marche 1.611 casi di coronavirus, a testimonianza di come l'incidenza ogni 100mila abitanti continui progressivamente a calare: da 663,05 a 654,79.
Sale al 43,5% (ieri 37,9%) la percentuale di positivi sui tamponi del percorso diagnostico (3.707): in tutto sono stati analizzati 4.130 test che comprendono anche 423 tamponi del percorso guariti.
Le persone positive con sintomi sono risultate nell'ultima giornata 358. Complessivamente sono stati rilevati 416 contatti stretti di positivi, 405 di tipo domestici, 15 in setting scolastico/formativo, 4 in setting lavorativo, 3 in ambiente di vita/socialità, uno ciascuno in setting assistenziale e sanitario.
Solo nella provincia di Ancona si sono registrati 482 nuovi casi, a seguire 327 in provincia di Macerata, 293 nell'Ascolano, 180 nel Fermano e 67 fuori regione. La fascia di età più sensibile ai contagi rimane quella dei 45-59 anni (393), seguita da 25-44 anni (386), 60-69 anni (199), 70-79 anni (182) e 80-89 anni (106).
In sensibile diminuzione anche i ricoveri per Covid-19 nelle Marche: -10 nell'ultima giornata e il numero di degenti scende a 155, di cui 5 in Terapia intensiva (+1), 42 in Semintensiva (42) e -8 nei reparti non intensivi (108). 34 le persone dimesse da ospedali in un giorno. Secondo i dati pubblicati dalla Regione, la saturazione dei pazienti Covid è del 2,2% in Terapia intensiva (5 su 232 posti letto) e del 14,9% in Area Medica (150 su 1.006).
Un solo decesso nelle ultime 24 ore: una 93enne di Potenza Picena (Macerata), alle prese anche con patologie pregresse. Il totale regionale di vittime sale a 3.862, mentre quello dei positivi è sceso a 6.580 (-220) e invece gli isolamenti sono saliti a 17.072 (+96) mentre i guariti/dimessi sono 442.362 (+1.830).
“Il nostro sistema economico sta affrontando una delle crisi più rilevanti dal punto di vista dell'andamento dell'economia, dovuta sia alla pandemia e oggi anche alla guerra Russia-Ucraina. La nostra è una economia che ha resistito a tante crisi, però c'è una continua serie di fattori che rischiano di appesantire anche lo stato dei mercati che sono intorno alla nostra economia".
Lo ha detto ieri il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, a margine della presentazione del Rapporto 2021 sull'industria marchigiana e dell'accordo fra Confindustria e Intesa Sanpaolo per la crescita delle imprese marchigiane, che mette a disposizione 5,5 miliardi per l'innovazione del sistema produttivo.
"Gli istituti di credito oggi giocano un ruolo fondamentale" ha aggiunto il presidente. "La nostra regione è rimasta un po' orfana dopo Banca Marche, rispetto al rapporto diretto con gli istituti di credito” - ha sottolineato -.
“Ci sentiamo un po' isolati rispetto a delle dinamiche che sono invece, dal punto di vista finanziario, molto importanti". In tal senso "trovare partnership con istituti importanti può colmare un po' questo stato che abbiamo vissuto negli ultimi 10 anni".
E a proposito del progetto di realizzare un hub di Amazon a Jesi, "speriamo che quanto prima si possa fare chiarezza su tutta la vicenda e che nell'Interesse di Interporto e della nostra regione, si possa arrivare al rilancio, finalmente, di questa infrastruttura".
Sono 1.469 i nuovi positivi al covid registrati nelle ultime 24 ore nelle Marche, dove il tasso di incidenza cumulativo scende ancora a 663,05 (ieri 695,94) su 100mila abitanti. I nuovi positivi rappresentano il 37,9% di 3.875 tamponi diagnostici (su 4.590 testa complessivi).
I soggetti con sintomi sono 332, i contatti stretti di casi positivi 385, i contatti domestici 357, i positivi in setting scolastico 17, i casi per cui sono in corso approfondimenti epidemiologici 356. Il contagio circola soprattutto nelle fasce di età 45-49 anni con 379 casi e 25-44 con 334, seguite da 60-69 con 189. La provincia con il maggiore numero di casi resta Ancona con 376, seguita da Ascoli Piceno con 317, Macerata con 307, Pesaro Urbino con 253, Fermo con 171, oltre a 41 casi di fuori regione.
Scende il numero di degenti per Covid-19 nelle Marche nelle ultime 24 ore: sono 165 i pazienti ricoverati in ospedale (-8 rispetto alle ultime 24 ore) di cui 4 in terapia intensiva (-1), 45 in Semintensiva (-6) e 116 in reparti non intensivi (-1); 34 i dimessi. Sei le persone decedute che fanno salire il totale a 3.861 dall’inizio della pandemia
Giovane, estroverso campione. Le Marche si affidano a Gianmarco Tamberi, Oro olimpico a Tokyo 2020 di salto in alto, per promuovere il territorio attraverso i canali social. È stato scelto dalla Regione per una nuova, mirata, campagna promozionale da sviluppare su alcuni temi specifici e sui canali social. Obiettivo è quello di allargare l’attrattività e la riconoscibilità del territorio marchigiano e delle sue peculiarità. Sono iniziate oggi (mercoledì 4 maggio) le riprese che impegneranno Gimbo e che coinvolgeranno località di tutte e cinque le province.
“La volontà di coinvolgere Tamberi – ha affermato il presidente Francesco Acquaroli, assessore al Turismo – era nata sul palco della Giornata delle Marche. Gianmarco: un atleta marchigiano, cresciuto nelle Marche e che nelle Marche continua a vivere e ad allenarsi, per raggiungere nuovi traguardi sportivi. I suoi successi ci rendono orgogliosi, soprattutto per come sono stati conquistati, con il sacrificio e la determinazione, la forza di credere fino in fondo in un obiettivo così importante”.
Le Marche sono una terra di campioni che qui trovano gli stimoli e le motivazioni per crescere e migliorarsi. E non solo a livello sportivo. Le Marche sono una fucina di eccellenze che insieme dobbiamo riscoprire e rilanciare, per affermarci sui mercati nazionali e internazionali come una grande unica destinazione “tutta da scoprire”. Ringrazio Gianmarco per aver voluto far parte della ambiziosa sfida per il futuro della nostra regione. Sono certo che saprà raccontare le Marche a modo suo, con la sua vivacità e la sua inconfondibile impronta”.
“Questa scelta non va in contrasto con altre, ma è stata dettata dalla volontà di focalizzarci su alcuni settori specifici e sui social, dove Gianmarco Tamberi si è rivelato un campione altrettanto affermato come in pedana. Dopo il lancio del nuovo brand della promozione “Scopri le Marche: terra di emozioni”, siamo al lavoro per la prossima imminente stagione turistica, già contraddistinta da segnali di ripresa delle presenze che speriamo possa raggiungere numeri importanti per tutto quel comparto che negli ultimi due anni ha visto precluse molte delle proprie attività”.
Giovedì scorso, 28 aprile, si è svolta a Roma nella Sala della “Stampa estera”, la prima Assemblea nazionale organizzativa del partito “Italia al Centro” alla presenza del presidente Giovanni Toti, del vicepresidente Gaetano Quagliariello, dei senatori Paolo Romani e Massimo Berutti, degli onorevoli Giorgio Silli e Manuela Gagliardi e di tutti i Coordinatori regionali e provinciali del neo partito.
Tra i presenti anche l'intera squadra del coordinamento regionale delle Marche, che insieme al nazionale ha tracciato la strada e gli obiettivi per le prossime sfide amministrative, che vedono in provincia di Macerata, Civitanova Marche e Tolentino i primi comuni dove “Italia al Centro” sarà presente e attiva nella competizione elettorale.
"Tanti i temi all’ordine del giorno dell'Assemblea romana a partire dall’analisi della situazione politica attuale per poi passare alla campagna di tesseramento e 2×1000, nonché al punto sulle elezioni amministrative 2022 e sulle politiche 2023".
A dichiararlo è Laura Balestra, ex consigliere comunale di Ascoli Piceno nonché attuale Segretario provinciale di Italia al Centro ad Ascoli e vicecoordinatore regionale. La squadra marchigiana è stata guidata da Paolo Diop. Presenti anche Giulia Marchionni, consigliere comunale di Pesaro e attuale Segretario provinciale di Italia al Centro a Pesaro, e Rolando Vitali, segretario provinciale di Italia al Centro a Macerata, oltre a Paolo Perini, responsabile del tesseramento e Pierluca Milletti, segretario provinciale di Italia al Centro ad Ancona.
Fra ‘strumenti eccezionali’ per rallentare l’inflazione, manovre contro il carovita, tagli sulle accise dei carburanti, via libera per centrali a carbone e rigassificatori per scostarsi dal gas russo (con buona pace delle energie rinnovabili), il governo Draghi ha messo ulteriormente il punto nelle ultime ore anche su ciò che riguarda il sostegno bellico all’Ucraina.
Se nell’ultimo ‘Decreto Aiuti’ annunciato in conferenza stampa dal Cdm lunedì 2 maggio si evince la cifra complessiva legata all’accoglienza profughi – 58,5 mln di euro ai Comuni più altri 40 mln per i servizi sociali degli stessi, 112,7 mln per creare e gestire nuovi centri di accoglienza, altri 192,2 mln alla Protezione Civile – a passare nel sottobosco dell'informazione pubblica è l’exploit rispetto all’invio di nuove armi. Con una particolarità: la lista di questo ulteriore materiale bellico ("Allegato al decreto interministeriale del 22 aprile 2022") risulta secretata.
Ad oggi sappiamo che l’Italia si è adeguata alla linea decisa da USA e Ue, mettendo a disposizione degli ucraini missili terra-aria in grado di intercettare aerei a 2-3 mila metri (Stinger e Milan), mortai anti-carro, mitragliatrici, munizioni. Non per rispondere a una guerra, ma per favorire la resistenza del popolo di Kiev, che ora punta a rinforzare le difese del Donbass.
E per farlo serviranno nuovi mezzi pesanti: la Germania ha già inviato 50 carri armati Panzer, l’Italia presto farà altrettanto con i blindati Lince e Ariete parcheggiati nelle varie caserme. “La nostra appartenenza alla sicurezza atlantica è scontata” – aveva dichiarato il premier Mario Draghi durante la conferenza del 2 maggio – e ora c’è un decreto interministeriale che prevede l’invio di altre armi. Nessuno di noi vuole la guerra, un’escalation, ma neppure abbandonare l’Ucraina che altrimenti cadrebbe in uno stato di sottomissione”.
A sorprendere, però, è la notifica da parte del Codacons circa il ricorso di fronte al Ministero della Difesa, al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e al Ministero dell’Economia e delle Finanze per l'annullamento del decreto attraverso il quale è stata autorizzata la cessione alle autorità governative dell'Ucraina di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari. Tale cessione sarebbe avvenuta, infatti, in assenza del previo atto di indirizzo alla Camere, violando di fatto l’art 2 bis del DL n. 14/2022, e insieme anche gli artt. 97, 70 e 77 della Costituzione che riservano la funzione legislativa, rispettivamente, alle Camere e - in casi di necessità ed urgenza - al Governo.
C’è poi il discorso relativo alla secretazione della nuova lista di armi di cui sopra - o meglio del decreto governativo che ne ha disposto la cessione –, fin qui giustificate ‘a scopo meramente difensivo’. Ma non essendoci di base alcuna deliberazione dello stato di guerra ai sensi dell’art. 78 della Costituzione, la suddetta secretazione risulta illegittima, violando anche il principio di trasparenza ed esponendo l’Italia stessa a concrete rappresaglie da parte del Cremlino.
“Il fine giustifica i mezzi”, si dice. Oggi, però, sembra difficile riconscerlo: la tutela della pace o il 2% del PIL per le spese militari entro il 2028?
In vista del periodo di fine primavera ed estivo, anche per agevolare il flusso turistico, il presidente della Regione Marche scriverà una lettera alla società Autostrade "per chiedere un incontro rispetto ai lavori e ai cantieri sull'A14 nel tratto che va da Pedaso a San Benedetto". È lo stesso Acquaroli ad annunciarlo, rispondendo ai cronisti a margine della seduta del Consiglio regionale.
"Chiediamo chiarezza - spiega il presidente - sulle date di chiusura dei lavori che ci consentono, soprattutto nei 'ponti' più difficili, che saranno quelli del 2 giugno e poi nel periodo estivo, di rallentare e di mettere in sicurezza per acconsentire ai cittadini e pendolari marchigiani e non, e soprattutto al flusso di turisti, di poter camminare in sicurezza e senza code chilometriche".
"L'obiettivo? Mettere in sicurezza weekend, ponti e il periodo estivo a più alto traffico - conclude Acquaroli -. Chiaramente i lavori creano ingorghi, e questi rischiano di diventare un pericolo maggiore nei periodi di stagione in cui il traffico è più pesante'.
In 24 ore altri 2.017 positivi al coronavirus rilevati nelle Marche e l'incidenza ogni 100mila abitanti torna verso quota 800 (da 723,92 a 796,32). Questo quanto emerge dal bollettino giornaliero diffuso dalla Regione. Sono stati analizzati 6.187 tamponi di cui 5.360 nel percorso diagnostico (37,6% di positivi) e 827 nel percorso guariti.
Tra gli ultimi positivi 433 persone con sintomi; tra i casi 598 contatti stretti di positivi, 529 contatti domestici, 21 in setting scolastico/formativo, 6 in ambiente di vita/socialità, 5 in setting lavorativo, uno rispettivamente in setting assistenziale e sanitario; per 411 casi in corso un approfondimento epidemiologico.
Oltre 500 positivi nella fascia d'età 45-59 anni (533), seguita dalli 'classi' 25-44 anni (475), 60-69 anni (242) e 70-79 anni (211). In ambito provinciale, 542 casi ad Ancona, 422 a Pesaro Urbino, 383 a Macerata, 373 ad Ascoli Piceno, 214 a Fermo; 83 positivi provenienti da fuori regione.
Invariato il numero di degenti per Covid-19 nelle Marche nelle ultime 24 ore: restano 174 pazienti in ospedale di cui 5 in terapia intensiva (stabile), 49 in Semintensiva (+2) e 120 in reparti non intensivi (-2); 32 i dimessi.
Con questi dati, riferisce ancora la Regione, restano immutate anche le percentuale di occupazione dei posti letto: 2,2% nelle Intensive (232 posti complessivi) e 16,8% in Area Medica (169 degenti su 1.006 posti).
Due i deceduti che fanno salire il totale a 3.850 (un 75enne di Fabriano in provincia di Ancona e una 84enne di Ascoli, entrambi con patologie pregresse).
Il totale di positivi è risultato in sensibile aumento (6.496; +1.268) e gli isolamenti domiciliari sono 18.102 mentre i guariti/dimessi salgono a 438.031 (+747)
“Le liste di attesa sono un problema che esiste dal 2012. Da mesi ci stiamo organizzando per garantire che la domanda sia soddisfatta nei tempi previsti. In aggiunta alle risorse ordinarie ora sono in arrivo risorse statali, si tratta di quasi 13 milioni di euro per le Marche, per l’esattezza 12.861.641 euro”. Lo annuncia l’assessore alla salute Filippo Saltamartini che oggi ha portato all’approvazione della Giunta il Piano Operativo Regionale per il recupero delle liste d’attesa con rimodulazione per l’anno 2022.
"I fondi saranno così ripartiti: 7.363.000 euro per Asur Marche, 3.101.200 euro per Torrette ,1.428.520 euro per Marche Nord, Poco meno di un milione di euro per Inrca. Il finanziamento riguarda solo l’attività straordinaria di recupero, mentre quella ordinaria viene sostenuta dal Sistema sanitario nazionale".
"Per le prestazioni ospedaliere saranno interessate: prestazioni aggiuntive del personale del SSN con aumento delle tariffe orarie; reclutamento di personale a tempo determinato Per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e di screening sono previste invece : prestazioni aggiuntive con aumento della tariffa oraria e incremento del monte ore dell’assistenza specialistica ambulatoriale convenzionata interna. In genere si prevede anche il coinvolgimento delle strutture private accreditate Il Piano Esecutivo dovrà ora mettere in rilievo come garantire le prestazioni nei tempi stabiliti".
«L'interesse del mercato russo per le scarpe italiane, e per quelle marchigiane in particolare, è immutato, ma il problema è come evadere i pagamenti degli ordini che sono stati portati a casa». Ad affermarlo è il vicepresidente di Assocalzaturifici Valentino Fenni, tracciando un bilancio dell'Obuv di Mosca, una delle più grandi fiere internazionali di calzature e pelletterie, a cui hanno partecipato una cinquantina di imprenditori italiani, nonostante la guerra in Ucraina e le sanzioni contro la Russia, suscitando non poche polemiche.
Il settore chiede al governo "misure immediate e straordinarie". «Dobbiamo solo sperare che la guerra finisca al più presto» - aggiunge Luca Guerrini, amministratore di Blue star che produce scarpe da uomo a Montegranaro (Fermo), che parla di "un blocco insormontabile" per i pagamenti. «Partiamo ad esempio dagli acconti che devono versare su un ordinativo - spiegano Fenni e Guerrini - In genere si versa il 20-30% così che le nostre aziende possono avviare la produzione.»
«Il punto - proseguono i due imprenditori - è che i clienti russi vanno sì nelle loro banche ed effettuano il bonifico, ma la transazione viene bloccata negli istituti di credito italiani e spesso rifiutata e rispedita al mittente. In questo modo i russi si trovano per alcune settimane senza la loro liquidità e noi in attesa di una transazione che praticamente sempre non va a buon fine, col risultato che la commessa viene bloccata e quindi persa»
«Tutto questo - concludono Guerrini e Fenni - rischia di farci perdere per sempre i nostri clienti», e nel frattempo «Turchia e Cina su tutti sono pronti a subentrare, dato che loro non applicano alcuna sanzione e le transazioni tra questi Paesi e la Russia sono ammesse.»
(fonte ANSA)
Continua a scendere la curva dei contagi da coronavirus nelle Marche: 473 i casi rilevati nell'ultima giornata e l'incidenza ogni 100mila abitanti è ulteriormente calata da 742,51 a 723,92. È quanto emerge dall'ultimo aggiornamento pubblicato dalla Regione.
Piuttosto basso il numero di tamponi eseguiti, anche a causa della concomitanza della giornata festiva: in tutto 1.520 di cui 1.305 nel percorso diagnostico (36,2% di positivi) e 215 nel percorso guariti.
Tra gli ultimi casi ci sono 159 persone con sintomi; comprendono 137 contatti stretti di positivi, 86 contatti domestici, 2 in ambiente di vita/socialità, 2 in ambito assistenziale, uno ciascuno in ambito scolastico/formativo, lavorativo e sanitario.
Su 81 positività in corso un approfondimento epidemiologico. In provincia di Ascoli Piceno il numero più alto di casi nell'ultima giornata (129); seguono Ancona (113), Macerata (88), Pesaro Urbino (70), Fermo (49); 24 i casi provenienti da fuori regione. Tra le fasce d'età si registrano 141 positivi in quella tra 45-59 anni e 136 in persone tra i 25 e 44 anni.
Scende di un'unità, rispetto a ieri, il numero totale dei ricoverati per Covid nelle strutture sanitarie regionali (sono 174), mentre resta stabile quello dei pazienti in Terapia Intensiva (5). Purtroppo, si segnalano anche tre decessi correlato al Covid-19: si tratta di tre donne, dai 78 ai 95 anni.
Prosegue nelle Marche il calo dell'incidenza dei casi di coronavirus ogni 100mila abitanti: nell'ultima giornata è passata da 772,27 a 742,51. In tutto, fa sapere la Regione, sono 1.382 i positivi rilevati in un giorno sulla base di 4.994 tamponi tra i quali 4.353 nel percorso diagnostico (31,7% di positivi) e 641 nel percorso guariti.
Tra questi, le persone con sintomi sono 364; i casi comprendono 420 contatti stretti di positivi, 351 contatti domestici, 8 in ambiente di vita/socialità, 2 in ambito scolastico/formativo, uno ciascuno in ambito lavorativo, assistenziale, sanitario e su 229 positività sono in corso approfondimenti epidemiologici.
A livello provinciale registrati 391 positivi ad Ancona, 280 a Pesaro Urbino, 259 a Macerata, 231 ad Ascoli Piceno, 167 a Fermo e 54 casi provenienti da fuori regione. Il numero più alto di nuovi positivi nella fascia d'età 25-44 anni (354) seguita da 45-59 anni (345), 60-60 anni (179) e 70-79 anni (136).
Nell'ultima giornata anche tre ricoverati in meno per Covid nelle Marche: ora sono 175 di cui 5 in Terapia intensiva (+1 rispetto a ieri), 49 in Semintensiva (-1) e 121 in reparti non intensivi (-3); 28 le persone dimesse.
Tre i deceduti correlati al Covid che fanno salire il totale di vittime a 3.845; si tratta di una 74enne di Pesaro, di un 93enne di Visso (Macerata) e di un 93enne di Porto Sant'Elpidio (Fermo). Gli isolamenti domiciliari sono 19.140, mentre i guariti/dimessi raggiungono quota 436.617. Gli ospiti di strutture territoriali si attestano a 105 e 13 le persone assistite nei pronto soccorso.
"Oggi, primo maggio, voglio fare gli auguri a tutti coloro che per il tramite del loro lavoro difendono la dignità propria e delle loro famiglie. Un augurio particolare a tutti coloro che un lavoro lo vorrebbero, con l'auspicio che lo possano trovare quanto prima".
E’ l’augurio ai marchigiano del presidente di Regione Francesco Acquaroli, che via social che aggiunge: "Noi ce la stiamo mettendo tutta, difendendo le nostre imprese, l'industria, l'artigianato e gli altri settori del Made in Italy, la nostra agricoltura e la pesca, il turismo e il commercio, le professioni ed i servizi. Buon primo maggio a tutti"
Aumento del costo delle materie prime, guerra in Ucraina, blocco dell’export e gestione post pandemica. Col rischio concreto di una macelleria sociale che possa coinvolgere il Paese in autunno, quando saranno tangibili sulla popolazione i primi effetti diretti del conflitto nell’est Europa.
Sarà un primo maggio segnato più dalla fine delle restrizioni che dai festeggiamenti dei lavoratori italiani. Per quanti sul proprio lavoro possano ancora continuare a fare affidamento. Tralasciando mondi sommersi e ormai dimenticati da poco lungimiranti piani industriali: lotta alla precarietà, attenzione ai giovani e sostegni alle partite Iva.
“Sarà necessario ripartire da loro e dai successi ottenuti in regione con le vertenze sindacali Indelfab, Caterpillar e iGuzzini, che hanno dimostrato quanto sia necessaria l’interlocuzione tra parti sociali e aziende”, spiega Giuseppe Santarelli, segretario generale della Cgil Marche eletto a maggioranza lo scorso 26 aprile.
Non usa il politichese e questo è già un merito per Santarelli, fermano di nascita e una vita spesa nella CGIL: “Siamo consapevoli delle difficoltà alle quali stanno andando incontro aziende e lavoratori e il rischio reale è quello di una campagna di licenziamenti di massa in autunno. Ma dobbiamo intervenire prima. I segnali che arrivano dalla tenuta sociale delle Marche sono preoccupanti. Crediamo nell'effetto positivo della fine delle restrizioni. Ma abbiamo anche delle richieste da fare al Governo”.
“Lo scostamento di Bilancio deve essere sostanziale e al momento non c’è sintonia con Draghi. A livello regionale poi non abbiamo incontrato nessuna disponibilità al dialogo. Riteniamo plausibile anche un prelievo una tantum sulle aziende che hanno fatturato molto durante la pandemia, perché non tutte sono andate in crisi”, aggiunge Santarelli.
Una crisi che si riflette sulle categorie più deboli. 170.000 sono gli iscritti della CGIL nelle Marche, solo il 19% gli under 35. Un dato che risente però dell’ampia presenza di pensionati e che fa crollare la percentuale di giovani iscritti “ad una cifra realistica vicina al 10%”.
Un gap che spiega la mancanza di fiducia delle nuove generazioni, costrette troppo spesso allo sfruttamento: “Sono oltre 1000 le tipologie di contratti lavorativi esistenti, 280 quelli firmati dai sindacati: comunque una enormità. E nel frattempo ci interroghiamo sul salario minimo. Ma non vogliamo che il contratto sia solo salario rinunciando ai diritti”.Un quadro nel quale aumentano anche gli infortuni sul lavoro fra i più giovani: “La precarietà è un dettaglio di non poco conto, soprattutto quando i ragazzi sono costretti magari a cambiare dieci lavori in poco tempo. Solo nel primo bimestre 2022, c’è stato un aumento dell’11%: si tratta di un trend che continua a crescere”.
In questo contesto regionale, troppo poco si continua a puntare sulla formazione: “Su questa le aziende dovrebbero investire, ma sembra non vi sia margine di trattativa al momento. E i periodi ai quali andiamo incontro rischiano di essere molto bui e non certo propizi per riforme a più riprese richieste al Governo centrale”.