Su facebook di recente è nato il gruppo “Manifestazione terremotati a Roma” che in pochi giorni vanta più di 13000 iscritti.
“Questo gruppo nasce dal malcontento di persone indipendenti deluse su come è stata mal coordinata e mal gestita tutta l'emergenza del post-terremoto, che ha fatto sì che arrivassero tante promesse seguente da nessun fatto”, spiega il fondatore Diego Camillozzi, anch’egli in prima persona colpito dagli effetti del terremoto sia nella dimensione abitativa che in quella lavorativa.
La finalità del gruppo è “contestare un decreto indecifrabile che ci lascia sospesi ad una burocrazia inattuativa, contestare il modo di come vuol essere gestita la ricostruzione e contestare questo sistema di mal politica generale. Serve l'immediato ripristino delle attività produttive e delle vie di collegamento”.
Un utente scrive stamattina: “Butto sul tavolo due numeri. 80.000 edifici da controllare con schede fast, 15.000 fatti in 3 mesi, quindi 5.000 al mese, i 65.000 controlli da fare finiranno fra 13 mesi quindi arriviamo a febbraio 2018. Da questa data si saprà quante casette occorrono e quindi verranno commissionate e realizzate. Ottimisticamente saranno finite e funzionanti in 8/9 mesi e siamo a Natale 2018. Non voglio allarmare nessuno, anzi spero di essere smentito ma questa volta la vedo proprio drammatica”.
Per questi e mille altri motivi, proprio nella giornata di domani gli organizzatori si incontreranno per decidere il giorno in cui la prossima settimana si terrà la “marcia su Roma dei terremotati”. Al momento la data più probabile per la manifestazione dovrebbe essere a cavallo fra il 30 gennaio e il 2 febbraio.
Lo scopo della manifestazione davanti al Parlamento è quello di ottenere risposte costituite da “fatti certi (messi per iscritto) con tanto di scadenze e termini prefissati e a quel punto ci diranno anche che fine hanno fatto i nostri soldi che sono stati donati a noi … e non alle loro banche”.
Per far sì che questo succeda il gruppo auspica la più ampia partecipazione e anche se questo significherà che si dovrà aspettare qualche giorno in più, ciò sarà finalizzato a convogliare quanta più gente possibile in questa protesta.
C'è preoccupazione nella popolazione terremotata dopo quanto accaduto negli ultimi giorni, fra emergenza neve e blackout elettrici. Problematiche che sono andate ad aggiungersi a quelle già ben note per un entroterra maceratese che continua a soffrire. Ne abbiamo parlato con la parlamentare maceratese Irene Manzi (Pd).
Onorevole Manzi come commenta le vicende di questi ultimi giorni ?Siamo reduci da giornate molto difficili per le quali mi sento di ringraziare gli amministratori locali, le forze dell'ordine, i volontari della Protezione Civile che hanno prestato e stanno continuando a prestare il loro servizio senza sosta provando a risolvere le tante criticità presenti, primo tra tutti il problema legato al venir meno dell'elettricità in una parte consistente della nostra provincia che lascia sconcertati e rispetto al quale - insieme ai colleghi marchigiani del Pd - abbiamo tenuto un contatto costante con il Governo per sollecitare l'impegno dell'Enel ad intervenire. Detto questo, di fronte ad un'emergenza neve senza precedenti e al ripetersi di nuove scosse, senza sottovalutare le criticità serie che dobbiamo impegnarci a risolvere, trovo intollerabile lo sciacallaggio di alcune forze politiche e l'accavallarsi di notizie spesso false ( cito l'esempio delle bufale diffuse sulla mancata destinazione della raccolta fondi della Protezione civile ancora in corso) che continuano ad alimentare la confusione nei cittadini. Mentre qualcuno - come Matteo Salvini- andava in televisione con i doposci, noi parlamentari erano impegnati a lavorare con il Governo per risolvere i problemi che ci venivano segnalati. Fa meno notizia, ma è la realtà.Detto questo, però, non si può però dire che non ci siano problemi nella gestione del post sisma.Non nego che ci siano dei problemi. Però c'è un principio che voglio rimarcare: la legge che abbiamo approvato a dicembre stanzia, a meno di due mesi dal sisma, risorse e strumenti significativi per intervenire non solo sulla gestione dell'emergenza e sulla ricostruzione, ma su tutto il recupero delle nostre comunità. Dobbiamo renderlo effettivo, diffondere tutte le informazioni utili a conoscere gli strumenti a disposizione (penso alle risorse per le attività produttive, in parte ancora poco conosciute, su cui proprio in questi giorni ho presentato un'interrogazione per sollecitare il commissario straordinario e il governo a costituire strutture informative chiamate a dare sostegno ed assistenza alle imprese, anche in sinergia con le Regioni, le Camere di Commercio, il Ministero dello sviluppo economico). Detto questo, riconosco che ci sono delle serie criticità nella fase del post sisma (che le precipitazioni di questi giorni hanno aggravato) e che dobbiamo impegnarci insieme a segnalare e a risolvere.Nella settimana appena trascorsa con i colleghi del Senato e a quelli della Camera abbiamo predisposto alcuni emendamenti al decreto milleproroghe per correggere proprio alcuni aspetti della legge sul terremoto ( come i problemi legati all'applicazione della busta paga pesante a favore dei soggetti colpiti, o quelli relativi alla sospensione dei termini processuali nei Comuni del cratere o il nodo del dimensionamento scolastico), lavorando spesso in stretto contatto con il Governo. Lunedì come parlamentari marchigiani avremmo un incontro con il Presidente Ceriscioli per aggiornarci sulla situazione. Personalmente penso che, in questo momento, sia più importante concentrarsi sul lavoro da fare piuttosto che inseguire le polemiche visto che è il primo a poter portare dei risultati concreti, come la sottoscrizione- proprio ieri- da parte del Ministero dell'economia della convenzione per la concessione degli ammortizzatori sociali a favore dei lavoratori colpiti dal sisma. Tenere conto delle critiche e dei suggerimenti e non sottovalutarli, ma lavorare per migliorare la situazione.Nei giorni scorsi i giornali hanno pubblicato un accorato appello degli ordini professionali rivolto al Commissario Errani, ieri nel corso di una affollatissima riunione con l'ing. Spuri i tecnici hanno evidenziate alcune criticità rispetto ai sopralluoghi da effettuare, trovando però anche delle soluzioni migliorative. Non sarebbe forse meglio affrontare preventivamente i problemi prima che si verifichino ?Una premessa: i tecnici in questi mesi hanno dato un contributo importante, e spesso volontario, per gestire la fase più critica dell'emergenza. Penso che possano offrire un contributo significativo anche alla fase della ricostruzione e proprio per questo ho presentato i giorni scorsi un'interrogazione, rivolta al Governo e al commissario straordinario, per sollecitare una riconsiderazione dell'ultima ordinanza riguardante gli incarichi professionali e la fissazione di un limite quantitativo, a mio avviso, troppo penalizzante per chi opera nel nostro territorio e per l'impegno ricostruttivo a cui saremo chiamati nei prossimi anni.L'incontro di ieri a Macerata è' stato un passaggio importante a cui, mi auguro, segua a breve anche un incontro con il commissario straordinario. Errani sta svolgendo un lavoro molto importante in stretto contatto con gli amministratori locali. Penso però che possiamo migliorare e perfezionare l'operato dei prossimi mesi, trovando modalità operative che tengano in adeguato conto le esigenze e le peculiarità del nostro territorio, coinvolgendo preventivamente le nostre comunità e alleggerendo alcuni pesi burocratici che rendono spesso più difficile il lavoro della ricostruzione e la risoluzione dei problemi.Ieri pomeriggio la CISL Marche ha organizzato a Castelraimondo un momento di approfondimento dedicato a progetti di futuro per l'entroterra maceratese. Cosa è' emerso dall'incontro?
È' stato un lungo ed interessante pomeriggio quello trascorso insieme alla Cisl ieri, condotto anche in modo franco, senza nascondersi i problemi o le paure che toccano le comunità colpite dal sisma. Si sono raccolte idee e proposte provenienti dai tanti soggetti che in questi mesi si sono impegnati per mantenere vivi i territori coinvolti. Penso che sia compito delle istituzioni raccogliere quanto di positivo sta emergendo " dal basso" ed unificarlo in un progetto integrato di ricostruzione di questa provincia, sfruttando, insieme alle risorse stanziate nella legge, anche i fondi europei della programmazione regionale. E per questo trovo significativo quanto proposto dall'assessore Sciapichetti sulla volontà di convocare, a primavera, una conferenza programmatica, provinciale e regionale, sulla ricostruzione. Può essere una tappa importante. La vera scommessa per tutti i soggetti coinvolti sarà renderlo una reale occasione di confronto ed elaborazione e non solo un momento obbligato e formale.
Potrebbe non essere finita, è quanto ritiene la commissione Grandi Rischi, che si è riunita per fare il punto della situazione dopo le scosse di terremoto che hanno nuovamente colpito il Centro Italia. "Ad oggi non ci sono evidenze che la sequenza sismica (unica dal 24 agosto scorso) sia in esaurimento".
La Commissione ha identificato tre aree vicine alla faglia principale responsabile della sismicità in corso, che non hanno registrato terremoti recenti di grandi dimensioni e, si legge in una nota, "hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo (M6-7)". Questi segmenti - localizzati rispettivamente sul proseguimento verso Nord e verso Sud della faglia del Monte Vettore-Gorzano e sul sistema di faglie che collega le aree già colpite dagli eventi di L'Aquila del 2009 e di Colfiorito del 1997 - "rappresentano aree sorgente di possibili futuri terremoti".
Sempre la Commissione Grandi Rischi in intesa con il capo del Dipartimento della Protezione civile Fabrizio Curcio avverte: i terremoti che dal 24 agosto scorso si sono succeduti nell'Appennino centrale hanno prodotto "importanti episodi di fagliazione superficiale che ripropongono il problema della sicurezza delle infrastrutture critiche, quali le grandi dighe".
Un'unica sequenza sismica, che non dà segni di esaurirsi, che ha colpito su una lunghezza complessiva di oltre 70 km ed ha avuto sino ad ora quattro momenti principali di rilascio sismico: il 24 agosto, con l'evento di M6 di Amatrice; il 26 ottobre, con due eventi principali di M5.4 e M5.9 che hanno esteso la sismicità verso nord; il 30 ottobre, con l'evento di M6.5 che ha ribattuto la zona a cavallo degli eventi precedenti; il 18 gennaio, con 4 eventi ravvicinati di magnitudo da 5.0 a 5.5, su una lunghezza di circa 10 km nella parte meridionale della sequenza, nell'area di Montereale, che si ricongiungono alla sismicità aquilana del 2009.
Le famiglie coinvolte nella lunga interruzione di energia elettrica nelle Regioni colpite dal maltempo potranno accedere agli indennizzi automatici già previsti dalla legge e regolamentati dai provvedimenti dell'Autorità per l'energia. I rimborsi, che partono da 30 euro e fino a un massimo di 300, sono a carico delle aziende distributrici a meno, e questo sembra il caso, di "periodi di condizioni perturbate, o attribuite a causa di forza maggiore" per i quali entra in gioco il Fondo per eventi eccezionali.
In caso di interruzioni di durata superiore al tempo previsto dagli standard fissati dall'Autorità, il cliente domestico o non domestico con potenza inferiore o uguale a 6 kW (la maggioranza della popolazione dispone di una potenza di 3kW) ha diritto a un indennizzo automatico di 30 euro, aumentato di 15 euro ogni ulteriori 4 ore di interruzione, fino a un tetto massimo di 300 euro.
Gli standard dipendono dalla densità abitativa dei Comuni nei quali si verificano i disservizi. Per i clienti che abitano in Comuni con più di 50.000 abitanti (alta concentrazione), il tempo massimo di ripristino non deve superare le 8 ore consecutive (o non consecutive se interviene una seconda interruzione entro un'ora dal ripristino provvisorio). Per i clienti che vivono in Comuni con più di 5.000 ma meno di 50.000 abitanti (media concentrazione), il tempo massimo di ripristino non deve superare le 12 ore consecutive (o non consecutive se interviene una seconda interruzione entro un'ora dal ripristino provvisorio).
Per i clienti, infine, che abitano in Comuni con meno di 5.000 abitanti (bassa concentrazione), il tempo massimo di ripristino non deve superare le 12 ore consecutive (o non consecutive se interviene una seconda interruzione entro un'ora dal ripristino provvisorio). E' poi prevista una specifica misura per i clienti finali localizzati ad altitudini superiori a 1.500 metri sul livello del mare, per i quali si applica il medesimo tempo massimo di ripristino previsto per i clienti che abitano in comuni con meno di 5.000 abitanti (bassa concentrazione) indipendentemente dal numero di abitanti del Comune di appartenenza.
A pagare sono in generale le aziende distributrici, ma non sempre. Il regolamento prevede infatti l'intervento del "Fondo per eventi eccezionali" istituito presso la Cassa Conguaglio per il Settore Elettrico (che viene alimentato con una minima quota in bolletta) in alcuni specifici casi: tra questi, figura proprio la voce "Interruzioni prolungate oltre gli standard con origine sulle reti di distribuzione in media e bassa tensione che hanno inizio in periodi di condizioni perturbate, o attribuite a causa di forza maggiore a esclusione dei furti documentati, o a cause esterne".
La notizia che tutti aspettavano: Domenico Di Michelangelo e la moglie Marina Serraiocco 'sono vivi', come il piccolo Samuel, 7 anni, estratto dalle macerie dell'Hotel Rigopiano e ora ricoverato in ospedale. Poi, con il passare delle ore, l'angoscia che cresce: il poliziotto abruzzese in servizio al Commissariato di Osimo e Marina non sono nella lista dei superstiti.La notizia del salvataggio della famiglia (il sindaco di Osimo Simone Pugnaloni l'aveva postata sul suo profilo Facebook), era stata data ai familiari da un amico presente sul posto, sembra il testimone di nozze di Domenico. Il sindaco ha pubblicato un post di scuse a nome dell'amministrazione comunale. ''Scusandoci con la città e con i famigliari di Marina e Domenico per l'increscioso equivoco, generato probabilmente dalla concitazione e dalla forte emozione del momento, la nostra comunità continua a pregare senza perdere la speranza''.I genitori e il fratello, Alessandro Di Michelangelo, agente della Digos di Chieti, avevano infatti creduto al miracolo, che invece almeno finora, riguarda solo Samuel."Ciao zio..." sono state le prime parole che il bambino ha detto allo zio. ''Samuel - racconta Alessandro - ha trascorso la notte nell'ospedale di Pescara accanto alla nonna materna, sedato, e sotto la stretta tutela degli psicologi. I medici ci hanno detto come comportarci: non dobbiamo fare alcun riferimento specifico alla tragedia, ma lasciare che sia il bambino a raccontare i fatti''. Non a caso, dice l'agente all'ANSA, ieri al piccolo "ho chiesto: 'Vengono mamma e papà?' E lui ha fatto sì con la testa. Ma gli psicologi mi hanno subito bloccato, e spiegato che i bambini sotto choc possono annullare uno spazio temporale nella loro memoria".''Mio fratello e mia cognata - aggiunge lo zio Alessandro - non compaiono nella lista dei superstiti, ma so che i soccorritori continuano a scavare, e voglio continuare a sperare: Domenico e la moglie erano, sono, molto apprensivi con il figlio, 'non andare lì, stai attento, non ti muovere', spero che anche in quei momenti fossero vicini al bambino''.
L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) non ha un finanziamento sufficiente per garantire la sua attività di ricerca: a lanciare l'appello in piena emergenza terremoto è il presidente dell'Ingv, Carlo Doglioni. "L'Ingv - ha detto all'ANSA - fa monitoraggio di vulcani e terremoti, purtroppo i finanziamenti insufficienti per farlo vivere, siamo in bolletta"."E' talmente importante studiare la Terra - ha aggiunto Doglioni - che non si capisce perchè non si voglia investire di più per capire come funziona il nostro pianeta". C'è disparità, secondo il presidente dell'Ingv, tra i finanziamenti assegnati all'ente che presiede e ad altri enti pubblici di ricerca. "Eppure - ha rilevato - studiare il comportamento di terremoti e vulcani non è meno importante di altri settori di ricerca, anche in termini di applicazioni concrete". Ma portare avanti progetti di ricerca in questo momento è davvero molto difficile perchè, ha aggiunto, "i fondi dell'Ingv non bastano a coprire le spese, non riusciamo a pagare gli stipendi e il mantenimento delle strutture e non abbiamo soldi per i progetti di ricerca". Per Doglioni "un ente di ricerca normale non può trovarsi con un bilancio in rosso, deve avere un bilancio che permetta di fare ricerca", senza parlare delle "400 persone precarie, 150 delle quali sono ricercatori a tempo determinato, che non sanno che cosa succederà a fine contatto. E' una situazione che ho ereditato e per la quale sto cercando di proporre soluzioni alternative".
“Che non si possa escludere un evento più forte è una cosa, che si vada verso un evento più forte è un'altra”.
Così il professor Emanuele Tondi prende chiaramente posizione nei confronti del titolo di stamattina di un quotidiano che ha allarmato tanti cittadini. "Non si va verso nulla, anche perché non è possibile affermare una cosa del genere da un punto di vista scientifico."
“Mai fatta un’affermazione del genere” chiarisce Tondi.
Il geologo ha sempre affermato che nella zona tra Montereale e Campotosto non si possono escludere scosse più forti di quelle di mercoledì, cosa nota e condivisa anche da INGV e che vale per tante zone in Italia.
E la nostra intervista che per coincidenza è stata pubblicata stamattina lo conferma: (qui)
“Se un altro evento importante si verificherà in quest'area è chiaro che le candidate più probabili sono loro (faglia di Capitignano e del Gorzano). Che l’evento di magnitudo 4,4 sia un foreshock che precede un evento importante generato dalla faglia del Gorzano o di Capitignano non è dato saperlo.
Osservando la mappa dei terremoti avvenuti negli ultimi 90 giorni (immagine a destra), l’evento di questa sera sembra, anche se nell’estremità sud, rientrare nella zona di instabilità che sta generando aftershocks dal 24 agosto.
Voglio sperare che sia così, non è obbligatorio che si attivino in così poco tempo tutte le faglie presenti nell’area.”
Questo si legge nel nostro articolo. Ed il concetto è chiarissimo.
“Consegno la mia smentita ufficiale a Picchio News, in quanto le dichiarazioni che ho rilasciato a questa testata sono state sempre riportate integralmente e con una chiarezza encomiabile, laddove qualche modifica ad affermazioni non sensazionalistiche avrebbe di certo incrementato il numero dei lettori”. Questo non può che farci piacere, ma ciò che più ci preme evidenziare è che laddove un emerito studioso come Emanuele Tondi si esprime chiaramente e sempre allo stesso modo sui medesimi concetti in interviste a giornali, radio e nella sua pagina facebook, ci si chiede come si possa essere arrivati ad un titolo del genere.
Fra l'altro, il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni, proprio questa sera ha dichiarato all'Ansa "Non sorprenderebbe se nelle zone colpite dai terremoti del 18 gennaio si verificasse una scossa di intensità pari o superiore a quelle avvenute. «Non sappiamo quanta possa essere l'energia ancora da liberare, ma è più che legittimo dire che non è da escludere un evento più importante, ma non è possibile dire quando».
Il giornalismo cede in questo modo il passo al sensazionalismo, provocando però sgomento e preoccupazione in una popolazione già duramente provata dagli eventi degli ultimi mesi. Tra l’altro ancora non è chiaro che Tondi è un geologo e non un sismologo!
Il compito del comunicatore è quello di informare correttamente la gente su ciò che è noto alla scienza ed evidenziare il limite di incertezza oltre il quale non possono farsi affermazioni insindacabili.
Gli studiosi si prestano alla divulgazione per permettere alla popolazione di avere un quadro il più possibile comprensibile in una situazione in cui non c’è stata da parte delle amministrazioni pubbliche una preparazione a simili eventi né una puntuale informazione. Anche domani mattina ad esempio il Prof. Tondi ribadirà gli stessi concetti in un seminario divulgativo per la popolazione organizzato nel comune di Loro Piceno dal titolo “Conoscere il terremoto”.
Questo fa il professor Tondi: spiega cosa sia il terremoto, non lo prevede!
Ma ormai sono in pochi a non saperlo. O a far finta che non sia chiaro.. (?)
A cinque mesi dall'inizio della crisi sismica che ha colpito il Centro Italia, "non sono ancora stati resi operativi gli strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti, autonomi e collaboratori: 259 milioni di euro sono ancora bloccati in attesa della stipula della convenzione tra il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, il ministero dell'Economia e delle finanze e i presidenti delle Regioni colpite". Così Cgil, Cisl e Uil delle Marche, che oggi hanno incontrato i parlamentari marchigiani.
"Un incontro positivo - dichiarano i sindacati - in cui tutti i parlamentari hanno recepito le proposte presentate e hanno annunciato che alcune risposte, come quella sulla busta paga pesante, giungeranno già con il decreto Milleproroghe. Altre questioni saranno affrontate con provvedimenti specifici". Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, nel corso dell'incontro è stata annunciata la firma della convenzione. (Ansa)
Il Milan farà sentire la sua vicinanza alle popolazioni terremotate. Questo il pensiero con cui Vincenzo Montella ha voluto iniziare la sua conferenza stampa alla vigilia della sfida contro il Napoli. "Vorrei iniziare con un saluto, anche da parte della squadra, alle popolazioni dell'Abruzzo e del Centro Italia, siamo vicini a chi soffre per le molteplici calamità di questi giorni. Con la squadra faremo sentire la nostra vicinanza e il nostro affetto", ha detto l'allenatore rossonero, colpito dal fatto che alcuni club di tifosi milanisti dell'Italia centrale si sono comunque organizzati per essere in tribuna domani a San Siro.
"Siamo toccati per quello che sta succedendo in Italia, ci sono alcuni calciatori coinvolti direttamente, come Bonaventura che è delle Marche e Lapadula che ha giocato nelle zone colpite dal terremoto - ha spiegato Montella -. Siamo contenti che alcuni tifosi abbiano trovato il modo per venire a seguirci domani, anche per distrarsi da quello che sta succedendo".
"L'eroico lavoro dei soccorritori, il miracolo della famiglia di Osimo ritrovata in vita a Rigopiano così come gli altri superstiti e speriamo che presto anche gli altri dispersi tornino dai propri cari, hanno riempito il cuore di tutti noi": così l'on. Emanuele Lodolini (Pd).
"Ma l'emergenza continua e c'è tanto da fare. Ecco perché" aggiunge il deputato marchigiano "plaudo all'iniziativa del Consiglio dei Ministri che ha riconosciuto lo stato di emergenza alle regioni colpite da questi nuovi eventi sismici e dall'eccezionale ondata di maltempo, tra cui ovviamente le Marche. Non è il momento delle polemiche o dei processi, per questo c'è la magistratura farà il suo corso, ma è quello nel quale ci si stringe tutti intorno a questa incredibile sequenza di eventi drammatici concentrati in un unico fazzoletto di terra che è l'entroterra dell'Italia centrale. Ci sono moltissime persone, famiglie che necessitano di aiuto, penso agli allevatori che lottano per salvare il proprio bestiame. Ci sono tanti problemi da risolvere ed oggi il Governo ha dato un segnale importante".
AGGIORNAMENTO - Sono salvi tre dei dispersi marchigiani che si trovavano nell'Hotel Rigopiano. Sono Domenico Di Michelangelo, 41 anni, di Chieti, poliziotto in servizio a Osimo (Ancona), la moglie Marina Serraiocco, 37 anni, di Popoli, e il loro bambino di 7 anni. Lo conferma il sindaco di Osimo Simone Pugnaloni, che cita fonti "dei familiari e delle forze di polizia".
'La città intera sta esultando, perchè sono persone super'. Cosi' il sindaco di Osimo Simone Pugnaloni che ha dato all'ANSA la notizia dei suoi 'concittadini' - in realtà originari di Chieti - Domenico Di Michelangelo, 41 anni, la moglie Marina Serraiocco, titolare del negozio 'La bomboniera di Marina' nel centro di Osimo, molto noto in città e il loro bambino di 7 anni, salvati dalle maceriee dalla neve dell'Hotel Rigopiano. Pugnaloni ha anche postato la notizia su Facebook, raccogliendo in pochi minuti quasi 600 mi piace e oltre 300 condivisioni. 'Li aspettiamo a braccia aperte', dice. Andrà a trovarli? 'Se me lo permettono, se il protocollo lo prevede sicuramente sì', risponde Pugnaloni.
Dopo una notte di ricerche in condizioni estreme sono stati tutti estratti vivi nella tarda mattinata di oggi gli otto superstiti ritrovati dai soccorritori sotto le macerie dell'Hotel Rigopiano. Sono tutti in buone condizioni, ha riferito Marco Bini della Guardia di Finanza, tra loro ci sono due bimbi. Il recupero è avvenuto in due momenti con due interventi: nel primo sono state estratte 6 persone, tre uomini, una donna e due bambini. Nel secondo altre due persone, che devono ancora essere identificate. Alcuni di loro sono già all'ospedale di Pescara. I soccorritori confidano di trovare altre persone vive
I soccorritori hanno lavorato per tutta la notte, in condizioni estreme, alla ricerca della trentina di dispersi. Con le temperature ampiamente sotto lo zero, i soccorritori hanno lavorato grazie all'ausilio delle fotocellule ma a ritmi ridotti: non ci sono infatti le condizioni di sicurezza necessarie per operare in maniera massiccia e, dunque, si è preferito ridurre il numero degli uomini impegnati. Nel corso della notte le turbine e le ruspe hanno proseguito inoltre il lavoro per liberare la strada che sale all'hotel e consentire una migliore circolazione dei mezzi di soccorso. Da ieri sono stati estratti due corpi dalle macerie.
AGGIORNAMENTO - Dalle ultime notizie, i superstiti sarebbero otto, fra loro due bambine
Sono state trovate vive 8 persone all'Hotel "Rigopiano" a Farindola sul Gran Sasso, spazzato via da una slavina di immense proporzioni. Tra i sopravvissuti ci sono due bambini. Dalle macerie sono state estratte una donna e la figlia. Entrambe sembrerebbero in condizioni discrete e sono state già avviate in ospedale con un elicottero. Al momento i superstiti sono ancora sotto le macerie - si trovano sotto ad un solaio - e i vigili del fuoco hanno più volte parlato con loro.
Ritrovate vive 6 persone all'Hotel "Rigopiano" a Farindola sul Gran Sasso, spazzato via da una slavina di immense proporzioni. I vigili del fuoco sono in contatto con i sei con i quali hanno più volte parlato. Al momento i superstiti sono ancora sotto le macerie.
I soccorritori hanno lavorato per tutta la notte, in condizioni estreme, alla ricerca della trentina di dispersi che ancora mancano all'appello. Con le temperature ampiamente sotto lo zero, i soccorritori hanno lavorato grazie all'ausilio delle fotocellule ma a ritmi ridotti: non ci sono infatti le condizioni di sicurezza necessarie per operare in maniera massiccia e, dunque, si è preferito ridurre il numero degli uomini impegnati. Nel corso della notte le turbine e le ruspe hanno proseguito inoltre il lavoro per liberare la strada che sale all'hotel e consentire una migliore circolazione dei mezzi di soccorso. Da ieri sono stati estratti due corpi dalle macerie. La Procura ha aperto un'indagine per omicidio colposo. (Ansa)
"La responsabilità è di Gentiloni: prenda uno dei suoi ministri e lo dislochi in pianta stabile a Camerino o Amatrice": ci va giù pesante Guido Bertolaso. L'ex capo della Protezione Civile commenta con rabbia e amarezza il disastro dell'Italia centrale, messa in ginocchio di nuovo dalle nevicate record e dalle scosse di terremoto: "Uno Stato fermo, avvitato sulle proprie lentezze, e dei cittadini abbandonati a se stessi. Due volte". "Il sisma non si può prevedere ma la meteorologia è una scienza che negli anni ha fatto passi da gigante - punta il dito Bertolaso dalle colonne del Tempo -. Che un'ondata di neve e gelo si sarebbe abbattuta nelle zone del Centro Sud si sapeva da giorni. Dunque bisognava attivare tutte le misure necessarie a garantire strade libere e, soprattutto, evitare che ci fossero ostacoli ai mezzi di soccorso nel caso di una situazione di nuova, grave emergenza sismica". Un errore gravissimo, spiega, è stato quello di non aver precettato già nei giorni scorsi i mezzi antineve dalle zone libere dal maltempo. Risultato? "Per tutta la giornata di ieri mezzi e uomini soccorso hanno tribolato il doppio per raggiungere zone isolate".
Sotto accusa ci sono anche gli "uomini delle istituzioni che soffrono di ansia da conferenza stampa, alla continua ricerca di passerelle mediatiche, che si presentano nei luoghi della disperazione magari per inaugurare una stalla, una scuola, fare selfie da postare sui social, buttar là qualche promessa per poi sparire per settimane o mesi". La responsabilità è del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: "Prenda uno dei suoi ministri (alcuni dei quali, come Delrio, Pinotti e Minniti sarebbero sicuramente all'altezza del compito) e lo dislochi in pianta stabile in uno dei luoghi colpiti dal terremoto. Il nostro esercito potrebbe predisporre dei moduli in grado di ospitare uffici e e staff (fanno cose del genere in Iraq, figuriamoci se non potrebbero farlo ad Amatrice o Camerino)". "Solo con una presenza fisica piena e costante di un uomo di governo sul posto si possono coordinare al meglio le forze in campo e scandire un crono-programma per la gestione dell'emergenza".
Il geologo Emanuele Tondi anche stavolta aveva descritto in anticipo quello che si sta verificando in Abruzzo.
La considerazione che prevedere i terremoti non sia possibile comincia così a starci un po’ stretta, nel momento in cui si conoscono le faglie dormienti e i tempi di ritorno.
A conferma di questo infatti depone l’ennesima valutazione precisa e scientificamente fondata del responsabile della Sezione di Geologia dell’Università di Camerino.
Per le precedenti si riportano i link delle nostre interviste al professore:
https://picchionews.it/cronaca/il-geologo-tondi-intervista-choc-sapevamo-dal-2009-che-il-terremoto-avrebbe-colpito-in-quel-punto
https://picchionews.it/cronaca/il-geologo-tondi-ha-pochi-dubbi-la-zona-piu-a-rischio-quella-a-nord-di-amatrice
E in diverse altre interviste anche in tv, sia ad agosto scorso che dopo le scosse di ottobre 2016, Tondi affermava con certezza che fosse assolutamente plausibile la riattivazione di altre faglie.
E spiegava che come peraltro si è già verificato in altri terremoti e, nel momento in cui una faglia si risveglia e dunque si attiva, tutta una zona diventa instabile ed altre faglie vicino potrebbero riattivarsi. Ne è esempio il terremoto dell’Aquila in cui si sono attivate sia la faglia a sud che quella a nord, fino al lago di Campotosto.
Il geologo dunque non escludeva il contagio per la faglia di Campotosto. In tal caso la sequenza sismica ricomincia e si conclude con il mainshock.
Il 29 novembre, il professor Tondi scriveva" "A sinistra trovate un’immagine presente nel “SECONDO RAPPORTO DI SINTESI SUL TERREMOTO DI AMATRICE ML 6.0 DEL 24 AGOSTO 2016 (ITALIA CENTRALE)” pubblicato da INGV il 19 Settembre scorso. Sono rappresentate le faglie con i rispettivi nomi e l’effetto che l’attivazione della faglia che ha generato il terremoto del 24 Agosto (colorata in rosso e verde) ha indotto in quelle vicine, in particolare quelle a nord e a sud (con i valori del CFF positivi). Sono gli effetti di interazione di cui si parlava in un post precedente e che possono “caricare” le faglie vicine a quella che ha generato un terremoto. Queste simulazioni indicano esclusivamente quali faglie sono sottoposte a “stress” aggiuntivi rispetto ad altre e non il fatto che si attivino sicuramente, in quanto bisognerebbe sapere (e non lo si può sapere) a che punto stanno della "carica“. Tuttavia, poi ci sono stati i terremoti del 26 e 30 Ottobre generati dalla Faglia del Monte Vettore-Monte Bove con epicentro tra Norcia-Preci e Visso.
A sud, come potete vedere, ci sono le faglie del Gorzano e di Capitignano. Se in futuro un altro terremoto di una certa magnitudo si verificherà lungo questa zona, è chiaro che le candidate più probabili sono loro.
Che l’evento di magnitudo 4,4 sia un foreshock che precede un evento importante generato dalla faglia del Gorzano o di Capitignano non è dato saperlo. Osservando la mappa dei terremoti avvenuti negli ultimi 90 giorni (immagine a destra), l’evento di questa sera sembra, anche se nell’estremità sud, rientrare nella zona di instabilità che sta generando aftershocks dal 24 Agosto. Voglio sperare che sia così, non è obbligatorio che si attivino in così poco tempo tutte le faglie presenti nell’area. Comunque, come ripeto da mesi, in quella zona è necessario verificare la vulnerabilità sismica degli edifici, chiamando per un sopralluogo un ingegnere affiancato da un geologo. Se l’edificio è a norma, non c’è nulla da temere, in caso contrario è necessario prendere provvedimenti. Si può convivere con la pericolosità sismica ma non con il rischio!".
Quanto sopra deve però sollecitare un’ulteriore riflessione: laddove esiste una carta di pericolosità sismica contenente l’indicazione delle zone a rischio, appare inescusabile la mancanza di predisposizione di misure di messa in sicurezza pre emergenza delle stesse.
Ciò vuol dire che non si deve e non si può aspettare che il sisma si verifichi e produca dei danni per poi fare prevenzione attraverso la ricostruzione successiva.
La carta di pericolosità sismica è uno strumento fondamentale per poter intervenire in anticipo laddove si sa che in base ad un determinato tempo di ritorno si verificherà un sisma.
I danni del terremoto dell’Emilia Romagna ad esempio si sarebbero potuti evitare se si fosse tenuto conto del tempo di ritorno della faglia di Mirandola, in una zona certo a bassa pericolosità sismica, ma comunque in cui era dormiente da 300 anni una faglia che si sarebbe riattivata.
La stessa situazione nella Regione Marche, come ci dice Tondi, riguarda la zona del pesarese, dove si potrebbe già intervenire con dei progetti di messa in sicurezza pre sisma.
La mappa di pericolosità sismica è però datata ed è necessario rivederla ed aggiornarla. E gli strumenti esistono. Ed è già pronto un progetto per realizzarla a cui necessita però il finanziamento necessario, tra l’altro non rilevante – 100 mila euro (!!!) che il Professore sta cercando di reperire.
100 mila euro a fronte dei 15 milioni di euro di cui ha parlato in una trasmissione televisiva il sismologo Alessandro Amato, necessari per acquistare strumenti di perforazione del terreno che permettono di studiare con precisione le faglie e attualmente in uso solo in Giappone e in California. Comunque deprimente ascoltare le parole di uno studioso che dichiara che in Italia non ci sono soldi per la ricerca...
A quanto pare però la Regione Marche sembra non essere interessata a finanziare il progetto di aggiornamento delle mappe di pericolosità sismica, dato che allo stato attuale al riguardo tutto tace.
A ciò si aggiunga un'altra circostanza, già segnalata (https://picchionews.it/cronaca/nominato-il-comitato-tecnico-scientifico-per-la-ricostruzione-non-c-e-la-geologia ), a nostro avviso singolare se non addirittura grave: nella compagine di esperti facenti parte del Comitato Tecnico Scientifico nominati di recente dal commissario Errani c’è un solo professore dell’Università di Camerino, esperto di urbanistica e architettura.
E c’è un solo geologo.
E soprattutto non c’è il professor Tondi, la persona che maggiormente conosce il territorio della Regione Marche in termini di faglie attivabili.
A tale riguardo un dubbio è dunque lecito: che si voglia davvero fare prevenzione nella ricostruzione?
Si vogliono mettere le persone giuste al posto giusto?
Da quanto sopra non sembra sia così.
Il consiglio dei ministri, a quanto si apprende da fonti di governo, dovrebbe domani mattina alle 11 procedere, con provvedimenti fuori sacco, con l'estensione degli stati di emergenza nei territori colpiti negli ultimi giorni da nuove scosse di terremoto e dai danni dell'eccezionale ondata di maltempo.
Saranno aumentati, a quanto si apprende, gli interventi sui territori colpiti senza allargare il cratere dei comuni colpiti già definiti nei mesi scorsi. (Ansa)
Nella provincia di Macerata la situazione di agricoltori e animali è tragica.
Da tutta la provincia ci arrivano richieste di aiuto per animali domestici e d'allevamento che di seguito riportiamo.
In primis il rifugio per cani e gatti Colle Altino di Camerino.
Il peso della tanta neve ha spezzato diversi rami, anche grandi, e fatto crollare alcune coperture e i recenti.
Chiedono aiuto a tutti, la situazione al canile è davvero complessa. Chi può vada a dare una mano a togliere la neve, muniti di attrezzi vari e pale.
Si prega di portare tutto quello che si può. La strada l'hanno liberata ieri, quindi il canile e' accessibile.
Per informazioni contattare Ania Pettinelli al numero 320/1994807 o Roberto Cola al numero 338/9226107.
Il canile si trova in loc. Colle altino, Camerino .
Altro appello riguarda la disponibilità a offrire stalli casalinghi ed adozioni per portare via gli animali dalle zone terremotate e invase dalla neve. Contatto Bencini Paola 3396498145.
Anche il sindaco di Ussita, Marco Rinaldi, lancia un grido d'aiuto.
Sono sommersi dalla neve e si devono raggiungere le frazioni isolate e portare da mangiare agli animali.
La situazione è disperata, a Vallestretta e Casali ci sono ancora degli allevatori con il loro bestiame.
"Le stalle mobili non sono arrivate" .
Questo invece lo sfogo sulla sua pagina facebook di Adriano Valente, titolare dell'azienda agricola Scolastici di Pieve Torina.
Ci sono per fortuna anche risposte di aiuto agli appelli: il Rifugio per animali La Campagnola di Sorbara di Modena mette invece a disposizione la propria struttura per ospitare animali di privati colpiti dal sisma. Contattare Cinzia Vescovini Tel 3398099494 - 059907006
Sarah La Danish Jorgensen sulla sua pagina facebook offre il suo sostegno a tutti gli allevatori della provincia di Macerata dando disponibilità ad ospitare animali nella sua azienda a Fiastra.
Dispone di un capannone di circa 350 mq con all'interno anche due box per cavalli e altri quattro box in un campo recintato.
Sulla situazione degli animali interviene anche Coldiretti che parla di "una nuova strage di animali in un territorio a prevalente economia agricola, con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini molti dei quali costretti al freddo".
Si aggiunge che "appena il 15% delle strutture di protezione degli animali siano state completate fino a ora e gli allevatori non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti che stanno cedendo sotto il peso della neve e delle nuove scosse".
Infine l'Ente nazionale protezione animali, in un comunicato dichiara che è necessario rafforzare la presenza dell'esercito nelle zone del sisma "non solo per ripristinare le vie di comunicazione ma anche affinché il Genio militare costruisca le stalle per gli animali, superando così tutti i problemi burocratici che hanno avuto solo l'effetto di far morire di freddo centinaia e centinaia di animali".
In Italia la terra torna a tremare. E la Russia offre nuova assistenza. Il Ministero russo delle Situazioni di Emergenza ha messo a disposizione il proprio aiuto per far fronte alle conseguenze delle ultime terribili scosse che hanno colpito il Centro Italia. Lo ha riferito il ministro, Vladimir Puchkov, così come riporta l’agenzia Tass.
“Abbiamo comunicato la nostra proposta ai colleghi italiani – ha detto Puchkov -. Stanno portando avanti un’operazione di salvataggio di alto livello e, nel caso lo richiedano, siamo disposti a inviare soccorritori e specialisti”.
Il ministro ha quindi ricordato che già durante il terremoto dell’estate scorsa Mosca aveva inviato i propri uomini nelle zone colpite dalla catastrofe, collaborando alla ricerca di soluzioni per la ricostruzione delle scuole e di altri edifici pubblici, tra cui, ha spiegato Puchkov, un ponte “che era stato costruito oltre 500 anni fa”.
Il 18 gennaio diverse scosse di terremoto hanno nuovamente fatto tremare il Centro Italia, causando una slavina a Farindola, in provincia di Pescara, alle pendici del Gran Sasso, che ha travolto un hotel. Al momento della valanga all'interno della struttura si trovavano trenta persone, fra cui dei bambini. Il maltempo sta complicando l’intervento dei soccorritori, che al momento hanno recuperato tre morti.
Tra l’Umbria e le Marche, nel corso del pomeriggio è stata riaperta la strada statale 77 “della Val di Chienti” in entrambe le direzioni. È quindi interamente percorribile l’intero tracciato tra Foligno (PG) e Civitanova Marche (MC).
Si continua a lavorare per riaprire la strada statale 4 “Salaria” in provincia di Ascoli Piceno, dove stanno operando due turbine e dieci mezzi sgombraneve intervenuti in supporto anche dalle regioni limitrofe per ripristinare la transitabilità in serata.
Sempre in provincia di Ascoli Piceno è stata riaperta anche la strada statale 81 “Piceno Aprutina”.
In Abruzzo è stata riaperta la strada statale 81 “Piceno Aprutina” in provincia di Teramo, dove si transita solo con catene montate. Personale e mezzi Anas stanno ancora lavorando incessantemente per liberare dalla spessa coltre di neve la strada statale 80 “del Gran Sasso d’Italia” tra le province di Teramo e L’Aquila.
In provincia dell’Aquila è stata riaperta ai veicoli con catene montate la strada statale 696 “del Parco Regionale Sirente-Velino” tra Rocca di Mezzo e Celano, mentre è ancora chiusa tra Tornimparte e Rocca di Mezzo (AQ).
Chiusa anche la strada statale 5 “Tiburtina Valeria” tra Collarmele e Castelvecchio Subequo, in provincia dell’Aquila.
Anas sconsiglia di mettersi in viaggio in direzione delle regioni del centro interessate dalle forti nevicate se non risulta assolutamente necessario.
Sul nuovo portale www.stradeanas.it è possibile accedere alla pagina dedicata all’emergenza neve per consultare in tempo reale la situazione viabilità sui tratti stradali e autostradali in gestione diretta Anas (link diretto:http://www.stradeanas.it/it/viabilit%C3%A0-invernale-il-piano-neve-anas).
La sequenza sismica continua con un numero complessivo di scosse superiore alle 47.000 dal 24 agosto 2016. Alle ore 11.00 di oggi, 19 gennaio, sono circa 960 i terremoti di magnitudo compresa tra 3 e 4, 57 quelli di magnitudo compresa tra 4 e 5 e 9 quelli di magnitudo maggiore o uguale a 5, localizzati dalla Rete Sismica Nazionale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
Nella mappa sotto l’evoluzione della sequenza dal 24 agosto 2016 ad oggi. I terremoti delle ultime 72 ore sono evidenziati con un colore diverso dal blu.
Da ieri, 18 gennaio, la sequenza è molto attiva tra le province dell’Aquila (Montereale, Pizzoli, Capitignano, Campotosto, Cagnano Amiterno) e Rieti (Amatrice) e in quella zona l’INGV ha localizzato complessivamente circa 500 eventi sismici: circa 55 i terremoti di magnitudo compresa tra 3 e 4, 7 quelli di magnitudo compresa tra 4 e 5 e 4 quelli di magnitudo maggiore o uguale a 5.
L’area della sequenza in Italia centrale che si è attivata ieri con i quattro eventi di magnitudo maggiore di 5.0 (le stelle bianche) tra Montereale, Pizzoli, Capitignano, Campotosto, Cagnano Amiterno e Amatrice.
Le abbondanti nevicate delle ultime 24-48 ore, associate al vento forte, insieme a quelle previste nelle prossime 24 ore, stanno determinando in tutte le aree montane dell'Appennino centrale (Marche, Abruzzo, Lazio e Molise), un aumento sempre più significativo del pericolo valanghe attualmente sul grado 'forte' 4 in aumento (il massimo è 'Molto forte' 5).
Le scosse di terremoto in corso nelle aree determinano una ulteriore probabilità di provocare il distacco di valanghe. Lo indica il Comando Unità Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare Carabinieri. (Ansa)
C'è una relazione fra la sequenza sismica che sta interessando l'Italia centrale e quella del 1703? Il Grande Terremoto non fu un unico evento, bensì una serie eventi sismici verificatisi nelle zone che attualmente corrispondono alle province dell’Aquila e di parte di quella di Rieti.
Questo fu il terremoto del 1703.
Tre scosse in questo stesso periodo dell’anno: 14 gennaio, 16 gennaio e 2 febbraio: 6.8. 6.2 e 6.6 le magnitudo momento di ognuna.
La sequenza sismica era in realtà già precedentemente iniziata: infatti già sul finire del Seicento alcune violente scosse cominciarono ad interessare la città dell’Aquila.
Nell’ottobre del 1639 ci fu un terremoto tra Amatrice ed Accumoli di intensità pari a quella avutasi il 24 agosto 2016; nell'aprile 1646 ci fu un sisma di intensità stimata nel settimo grado della scala Mercalli e un altro nel giugno 1672, entrambi avvenuti nell'area tra Amatrice e Montereale.
Lo sciame sismico in questione cominciò invece, con ogni probabilità, all'inizio del 1702 con il movimento della faglia del Monte Vettore.
All'inizio si verificarono, probabilmente, scosse di lieve intensità. Il primo grande evento si ebbe il 18 ottobre 1702 in un'area vicino l'abitato di Norcia con una magnitudo momento di 5.1. L’evento venne avvertito in tutto il centro Italia, Roma compresa.
Un'altra scossa con la stessa intensità ci fu il 14 novembre 1702 con epicentro a Spello.
Dopo alcune settimane di tregua, il 14 gennaio 1703 venne registrato un nuovo violentissimo terremoto nella zona tra Amatrice e Montereale.
Il sisma fu generato dal movimento delle tre faglie appartenenti al sistema di faglie di Norcia.
Il 16 gennaio, la faglia di Montereale, attivatasi dopo la prima scossa, ne provocò un altro.
Il terzo terremoto, quello del 2 febbraio fu generato invece dalla faglia del Monte Marine.
A distanza di tre anni, il 3 novembre 1706 ci fu un altro grande evento sismico : quello della Maiella.
Al riguardo può essere utile consultare il Catalogo Parametrico dei Terremoti
http://emidius.mi.ingv.it/CPTI15-DBMI15/
Secondo una prima analisi da parte degli studiosi, le scosse di ieri mattina sembrerebbero ancora direttamente connesse con il sistema responsabile dei sismi di agosto, piuttosto che con la struttura che nel 1703 causò la distruzione di Pizzoli. Ma è ancora presto per poterne essere certi. Il terremoto storico più prossimo alla zona è quello del 2 febbraio 1703 di magnitudo Mw 6.7, ma i dati geologici disponibili indicano che questo evento sarebbe avvenuto sulle faglie più occidentali (es. Pizzoli, Monte Marine).
Secondo Ingv "Non si può escludere il verificarsi di terremoti di magnitudo comparabile o superiore a quelli di mercoledì mattina". Di certo, c'è una struttura che da oltre tre secoli appare dormiente e a quella bisogna prestare la massima attenzione.