Un anno da sfollati sulla costa: il calore dell'accoglienza al Velus non restituisce dignità ai terremotati
26 ottobre 2016: la terra trema nuovamente nella linea di confine tra Marche e Umbria e del paese Castelsantangelo sul Nera, nel maceratese, non rimane quasi nulla se non poche case quasi tutte inagibili. Tra i tanti sfollati ospitati dalle strutture alberghiere delle località della costa, un gruppo di 11 persone è stato accolto all’hotel Velus di Civitanova Marche.
“E’ il primo albergo di Civitanova ad aver ospitato le vittime del terremoto il 27 ottobre dello scorso anno e da subito c’è stata una gara di solidarietà da parte della Caritas e di tutta cittadinanza” dice Stefano Mei, titolare dell’hotel e consigliere comunale pentastellato nel nuovo governo cittadino. Di quelle 11 persone, ora ne sono rimaste 9, due hanno trovato una occupazione e una casa a Civitanova. Per il mese di agosto, eccezion fatta per una coppia di anziani, i rimanenti 7 sono stati trasferiti in alcuni appartamenti nella vicina zona di Fontespina. La vacanza dall’hotel è prevista solo per un mese, il 29 agosto potranno riprendere possesso delle loro stanze al Velus.
“La regione c’aveva chiesto di accogliere gli sfollati e di tenerli fino ad aprile. Noi, in quanto struttura alberghiera, avevamo prenotazioni per il mese di agosto sin da febbraio. In seguito, la regione c’ha mandato la documentazione con la richiesta di tenerli ancora alloggiati da noi per il prolungarsi dell’emergenza e quindi abbiamo pensato di provvedere spostando questo gruppo di persone negli appartamenti, ma solo per 30 giorni” ci spiega Mei. Clima di grande umanità e calore si respira in questa struttura turistica del lungomare nord di Civitanova. Ma la situazione comunque disagevole presta il fianco anche a sentimenti di indignazione sia da parte di chi fornisce accoglienza sia da chi, vittima diretta del terremoto, non ha ancora ritrovato un piccolo punto di riferimento in una vita finita in mille pezzi.
“Si perde tutto in queste circostanze, gli oggetti e gli abiti non contano, bisogna dire addio ad abitudini, ad una casa costruita sui sacrifici e sull’amore, ai sogni nel cassetto, alla dignità di una vita privata e sociale normale che di solito si danno per scontate e che, per noi, sono diventate utopia” ci dice una signora ospite del Velus con sua figlia. Sconforto, diffidenza, rabbia, indignazione la fanno da padroni e il calore dei momenti passati insieme uniti al servizio impeccabile e generoso degli albergatori sono solo una rosa nel deserto. “La cosa peggiore è quando siamo sopraffatti da momenti di rassegnazione, è qui che si annida la depressione e ci sembra di vedere solo un baratro come prospettiva” racconta qualcuno del gruppo. Dopo un anno nulla è cambiato nei posti colpiti dal terremoto. Unico raggio di luce, il 28 luglio scorso l’inaugurazione della strada che da Visso va a Castelsantangelo sul Nera. Ci riferisce Stefano Mei: “Delle persone hanno trovato lavoro qua a Civitanova. Ma in questo modo si sta avallando la desertificazione dei paesi dell’entroterra. Deve esserci la volontà politica di sedersi a tavolino e trovare soluzioni concrete con dei progetti a breve. Inutile costruire le casette di legno se poi non ci sono le strutture ospedaliere e non c’è alla base un recupero economico dei paesi devastati dal sisma.
L’ospedale più prossimo a Castelsantangelo sul Nera è quello di Camerino. Impensabile soccorrere in tempi brevi qualcuno in situazioni di emergenza. Idem per gli altri paesi vicini. Pensiamo a Visso, Ussita, Frontignano e molte altre località intorno alla zona dei Sibillini. Ci deve essere un disegno comune tra politica ed imprenditoria, solo così si può mettere in cantiere un piano di recupero. Prendiamo come esempio il supporto fornito da Della Valle con il progetto dell’apertura di una fabbrica Tod’s ad Arquata del Tronto per la fine del 2017”.
(di Raffaella D’Adderio)
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