Tolentino, l'Ambient Pub chiude i battenti dopo 25 anni: "Costi non più sostenibili, ma non ho rimpianti"
Tolentino saluta per l’ultima volta l’Ambient Pub, rinunciando ad un altro importante centro di aggregazione che negli ultimi 25 anni è diventato un punto di riferimento per i giovani della zona. In una lunga intervista, l’ex titolare e fondatore Emerson Crocetti ripercorre la storia del locale dalle sue origini fino all’ultima serata.
Quali sono le motivazioni che ti hanno portato a voler chiudere l’Ambient Pub? "Il locale ha cessato l'attività per un insieme di motivi difficili da riassumere in poche battute: il tutto è esploso quando, scaduto il contratto d’affitto, il locatore ha avanzato un’offerta di vendita che non ho potuto accettare perché troppo alta. Ho aperto nel '97 che avevo 21 anni e posso dire di aver concluso il percorso senza rimorsi e senza rimpianti - dice orgoglioso -. In tanti fra i primi storici clienti sono passati nell’ultima settimana, e la serata di chiusura (lo scorso sabato) è stata una degna conclusione per l’Ambient".
Hai già in mente nuovi progetti per i prossimi mesi? “Subito l’intenzione era quella di spostarsi verso San Severino, ma ora sto valutando di poter rimanere qui a Tolentino: il futuro rimane incerto, però sto progettando già la riapertura per il prossimo aprile, fra tempi tecnici e permessi comunali. Devo e voglio portare avanti un progetto che sia in linea con i miei 25 anni di esperienza: sono pronto a ripartire con la flessibilità necessaria ad adeguarsi ai tempi che cambiano. Il mercato è pronto a divorarti e se non ti approcci con professionalità e capacità sei destinato a fallire velocemente”.
Emerson racconta poi, senza nascondere una certa amarezza, il dramma del sisma e il ruolo che il suo locale ha ricoperto in quegli anni. “Ho aperto con il primo sisma del ’97 e si può dire che ormai sono un habitué dei terremoti. Da allora il mio locale è diventato un importante centro di incontro dove i ragazzi rimanevano fino a tardi pur di non tornare a casa".
"Nel 2016 - spiega - non è andata così: fra ribaltamenti politici e disastri naturali, la provincia ha sofferto tantissimo. L’entroterra si è spopolato in favore delle città di mare, e cittadine come Tolentino hanno perso tantissimo in termini di motivazione e aggregazione. La ricostruzione è ancora un miraggio e la pandemia ha solo peggiorato la situazione. Un ragazzo che al tempo del sisma aveva 16/17 anni si è visto strappar via i momenti migliori della sua vita e nessuno glieli ridarà indietro”.
“È cambiato molto nella mentalità di tutti, sia dei clienti che dei lavoratori intendo – continua Crocetti -: prima era più facile trovare personale disposto a lavorare tante ore, anche se la paga non era così alta. Oggi si preferisce lavorare meno ore e guadagnarne in qualità di vita. Dare la colpa a singoli aspetti della questione (come il reddito di cittadinanza, per citarne uno) significa semplificare e non voler guardare in faccia alla complessità di questa situazione nella sua interezza”.
Quanto sono aumentati i costi per te negli ultimi anni? “Il caro bollette e la crisi energetica sono stati solo gli ultimi dei problemi e non posso nascondere di provare un certo sollievo per aver chiuso prima che le cose potessero andare peggio. Gli ultimi 20 anni di malagestione politica non mi fanno certo sperare in grandi miglioramenti da qui a breve. Sono tanti i locali che hanno chiuso in provincia ultimamente e ci sono tante altre cattive notizie all’orizzonte. Credo sia inutile piangere solo dopo che locali importanti per noi sono costretti a chiudere i battenti: bisognerebbe cercare di investire all’interno del proprio territorio e non mandare i soldi fuori, altrimenti è inevitabile che paesi come Tolentino si spengano lentamente”.
"Noi cittadini - aggiunge Emerson - ora stiamo pagando lo scotto della pandemia e sentiremo gli effetti della guerra solo fra 2/3 anni. Le imprese arriveranno a pagare anche il 70% di tasse nel prossimo inverno: non c’è stata una politica seria di sviluppo e protezione negli ultimi 20 anni e queste sono le conseguenze".
Il commento finale rilasciato da Crocetti invita a riflettere e a riportare l’attenzione ad aspetti che una società frenetica e globalizzata tende troppo spesso a trascurare .“Io ritengo sia calata la voglia di vivere e che navighiamo tutti in un costante stato depressivo. Si lavora più per dovere, per necessità e per questo credo sia difficile trovare chi si vuole impegnare davvero nel lavoro. Questo è il risultato di tutto quello che ci è capitato e della società in cui viviamo. Ci stiamo riducendo sempre di più ad automi perdendo di vista ciò che più importante: gli affetti e la cultura".
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