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Stefania Raimondi: "Dal Comune solo la proposta di andare in una casa condivisa"

Stefania Raimondi: "Dal Comune solo la proposta di andare in una casa condivisa"

"Ma quali contributi economici? L'unica proposta che ci è arrivata dal Comune tramite gli assistenti sociali è stata quella di andare in una casa condivisa, insieme ad altre famiglie, con un bagno, la luce, l'acqua e la stanza che si chiude a chiave, come se questi fossero dei servizi speciali anzichè il minimo indispensabile per un cittadino". E' questo lo sfogo di Stefania Raimondi, la donna che insieme al marito e alla figlia di 16 anni dovrà lasciare la casa in cui abita il prossimo mercoledì, dopo che i militanti di CasaPound, al suo fianco fin dall'inizio di questa vicenda, sono riusciti ad ottenere dal proprietario dell'immobile una proroga di sei giorni per lo sfratto che avrebbe dovuto aver luogo ieri alle 12.

"Nel comunicato del Comune pubblicato pochi giorni fa sui giornali" continua Raimondi "si fa cenno ad un sostegno attraverso contributi economici straordinari e fruizioni di benefici previsti dai bandi regionali, ma noi non abbiamo ricevuto nessuna offerta del genere. L'unico sostegno economico l'ho ricevuto dai ragazzi di CasaPound che hanno provveduto alla spesa alimentare e si stanno dando da fare per trovarci una nuova sistemazione e per pensare al trasloco, visto che una casa per una famiglia italiana in difficoltà sembra non esserci."

Il responsabile provinciale di CasaPound, Stefano Giunta, interviene specificando che "al momento dello sfratto, quando abbiamo parlato con il proprietario dell'immobile che si è dimostrato comprensivo e ha concesso alla signora altri 6 giorni di proroga, il padre del proprietario ha spiegato, davanti agli assistenti sociali, all'avvocato e all'ufficiale giudiziario una situazione ben diversa da quella dipinta dal Comune: l'offerta che gli è stata fatta riguardava il saldo della morosità della signora e parziale copertura delle spese legali sostenute fino a questo momento, stipulando poi un nuovo contratto di affitto con la famiglia; quando ha chiesto cosa sarebbe successo una volta che la famiglia, non avendo i mezzi, avesse continuato a non pagare, la risposta è stata di fare un altro sfratto, con nuove spese legali. Insomma, oltre al danno anche la beffa.

Ciò che è assurdo" continua Giunta "è che una famiglia italiana che da anni ha pagato tasse e contributi ed ora si trova in gravi difficoltà economiche non abbia modo di accedere ad una soluzione dignitosa, in un Comune in cui la voce del bilancio relativa ai servizi sociali ammonta a nove milioni di euro. A che cosa servono questi soldi? E' possibile che ci siano associazioni che fruiscono di tali fondi e gestiscino decine di alloggi a Macerata dove risiedono extracomunitari, e non si riesce a trovare una abitazione per una famiglia italiana?"

Giunta ha anche una richiesta per il Comune: "E' stato risposto che questa famiglia non ha diritto ad una casa popolare perchè non iscritta al bando del 2013. Tralasciando l'assurdità della cosa, visto che se nel 2013 io ho lavoro ma poi lo perdo nel 2014 o 2015 vengo tagliato fuori perchè al momento del bando non ho avuto la sfera di cristallo, chiediamo al Comune di poter disporre un contributo con cui pagare un'annualità di affitto a questa famiglia in una nuova abitazione. In questo modo ci sarebbe il tempo necessario per trovare un nuovo lavoro, o per il rinnovo del contratto lavorativo del marito della signora che al momento ha scadenza a dicembre 2015.  Serve un aiuto concreto" conclude Giunta "per far rimettere in piedi questa famiglia e permetterle poi di camminare con le proprie gambe."

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