“Ho fatto l’abbonamento alla disfatta.” Con queste parole, Mino Martinazzoli rispondeva ai giornalisti che lo incalzavano. Erano i primi anni ’90 e la Democrazia Cristiana accusava le prime grandi, significative sconfitte, preludio di un collasso improvviso.
Dopo le amministrative di domenica, per quanto riguarda il PD, possiamo dire alcune cose. Per esempio che si è rotto il rapporto con le grandi città. Stando ai risultati del primo turno con tutte. Indipendentemente da quali saranno i risultati dei ballottaggi. Poi i numeri sbugiardano il mantra ossessivo tanto caro ai renziani: che le elezioni si vincono al centro. Inoltre che il Partito della Nazione, frutto di alchimie e accordi sottobanco parlamentari, è un fallimento più che certificato. Una volta visti i pessimi risultati, Renzi ha affermato che entrerà nei circoli con il lanciafiamme. In tal caso, può stare tranquillo, troverà solo renziani da bruciare. È di ieri, infine, la richiesta, nemmeno tanto implicita, dei sindaci del PD impegnati nei ballottaggi, di non volere in alcun modo la presenza del Presidente del Consiglio al loro fianco per i restanti giorni di campagna elettorale. Per un leader sentirsi dire che fa perdere voti, non è proprio il massimo…
Era il PD l’ultimo baluardo politico strutturato sul territorio. Stucchevole la liturgia, prolisse le analisi, planetarie le sintesi. Curiale pure l’atteggiamento di voler tenere per forza tutti dentro il recinto. O in lista in caso di elezioni. Tutto vetusto, però funzionava. Altroché se funzionava. Adesso invece hanno mandato tutto a puttane. Con la scusa della velocità e delle decisioni da dover prendere per forza, hanno prima svuotato poi azzerato un intero partito. Rottamando con compiacimento quei pochi che avevano esperienza e di politica, un po' ci capivano. Li hanno sostituiti tutti con uomini e donne davvero mediocri ed impreparati. Emblema ne è il segretario provinciale del Partito Democratico, Novelli e tutta la sua Direzione (cioè tutto il fior fiore dell’intelligenza, della strategia, della capacità di analisi e infine di tattica). A due giorni dalle elezioni, dalle pagine dei giornali, danno malamente, lo sfratto al presidente della Provincia, Petttinari. Aggiungono, inoltre, che come partito rivendicano la prossima presidenza della provincia per un loro sindaco e, al momento opportuno, presenteranno una lista di centrosinistra. Finisce che le elezioni le perdono dovunque. In verità il segretario regionale Comi, con un comunicato ad hoc, redatto con la stessa enfasi con cui Enrico Toti lanciò la stampella all’invasore, rivendicherà all’ANSA di aver strappato addirittura Muccia al nemico. Muccia o meno, il PD adesso, a conti fatti, non ha più la maggioranza e far sloggiare Pettinari, con quelle premesse, francamente la vedo dura. Altra perla affidata ai giornali, mica solo ad un post su facebook, è quella della vicesegretaria Paola Castricini. L'alta dirigente politica esclude categoricamente che sulla disfatta di San Severino possano aver influito le scelte sulla sanità. La prova, secondo lei, sta nelle elezioni scorse di Recanati. Pure lì è stato penalizzato il locale ospedale, ma il PD ha vinto lo stesso. Ora, se già questi paragoni, uno te le dice a voce, tu ti incazzi perché non stanno assolutamente in piedi, ma se li leggi scritti sui giornali, conditi da tanta supponenza, vai proprio via di testa e rinunci a qualsiasi dialogo. Allora ti metti d’impegno a percularli all’infinito. O almeno finché non la smettono, sul serio, di prenderci in giro e trattarci tutti come deficienti.
I contributi polemici, i così detti elementi critici, che provengono ogni tanto da qualcuno all’esterno, riguardano solo l’autenticità del tasso di renzismo. Che verrebbe da dire, ma affidatevi ad un expertise e non ci rompete le scatole dalle pagine dei giornali.
Non c’è niente da fare sono proprio scarsi e la politica non fa per loro. La gente che non è scema ha capito e vota altrove. Dovunque, ma non loro. Ecco perché, nella maggior parte del territorio vincono le liste civiche.
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