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Macerata, Pantana al fianco di Don Leonesi: "dibattito distorto, è stato sempre vicino alle famiglie"

Macerata, Pantana al fianco di Don Leonesi: "dibattito distorto, è stato sempre vicino alle famiglie"

"Esprimo la mia più sentita solidarietà a Don Andrea Leonesi, che conosco da tanti anni e so quanto lavoro ha fatto e fa con le famiglie maceratesi - dichiara Deborah Pantana Membro del movimento Nazionale a difesa delle Donne - Non credo che volesse scatenare questo dibattito distorto tra l’indice di gravità tra pedofilia o aborto. Senza volerlo interpretare, credo di più ad un suo pensiero vicino a quelle donne, ed ancora purtroppo sono tante,  che si trovano da sole ad affrontare delle scelte che sono sicuramente dannose per la loro anima, per chi ci crede, e per il loro corpo. Pensiamo alla pillola abortiva, e di chi sta sola in casa in quel momento di immenso dolore. Questa è emancipazione? Non credo"

"Per anni sono stata una volontaria all’interno di un consultorio familiare, e di storie ne ho ascoltate tante, tutte però avevano un comune denominatore - sottolinea - la solitudine della donna, il pianto, il dolore, il disprezzo da parte di chi non accetta quella donna che decide poi da sola di portare avanti una gravidanza scomoda, dove magari il padre scompare, o la picchia per farla abortire. In questo caso chi difende la donna? Io sono, per cultura personale,  a difesa della donna sempre, e più volte sono scesa in piazza a Roma, ho partecipato a consulte regionali, nazionali su questo tema, ma nessuna soluzione si è mai evidenziata a favore di quella donna che a detta di tanti: 'vuole tenersi il problema, ovvero il bambino'. Qualche mese fa mi ha fermato una ragazza che mi ha fatto conoscere la figlia che non doveva esserci perché quel famoso compagno voleva che abortisse; bambina splendida, con un padre oggi al suo fianco, non genetico ma che l’ha adottata ed ha saputo capire la scelta di quella donna con la quale oggi condivide la sua vita.  

La donna se può davvero scegliere non abortisce, questo è un dato inconfutabile, ormai certo, come è ovvio che il reato di pedofilia è da condannare fermamente - aggiunge Pantana -Inaccettabili queste sì sono state le  parole choc di un sacerdote americano rilasciate lo scorso febbraio: 'La pedofilia non uccide nessuno, l'aborto sì'".

"Purtroppo la chiesa che è madre non può e non deve  rinunciare a difendere la vita sempre e comunque, e deve continuare a fare la sua parte, anche se dall’altro lato ci sono stati dei lati oscuri di cui alcuni prelati che si sono macchiati di un reato come quello della pedofilia. Ricordiamo tutti la dichiarazione di un altro prete che stimo molto Don Vinicio Albanesi che nel giorno in cui il Papa parlava al summit in Vaticano sulla protezione dei minori per contrastare la piaga degli abusi sessuali dei preti sui minori. Don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, durante lo speciale "Diario di papa Francesco" su Tv 2000, l'emittente della Cei, racconta di essere stato egli stesso vittima di abusi sessuali, da parte di altri sacerdoti, quando era giovane e in seminario.  'Erano da mandare al diavolo - ha detto don Vinicio - perché non erano degni. E tutto questo mi è rimasto dentro per 50 anni. Ma non ho avuto sensi di colpa e questo mi ha aiutato invece a guardare al sacerdozio con lo spirito aperto, solare, bello'. 'Io mi sono salvato con questo pensiero: i vigliacchi erano loro non io. Non mi sono mai sentito vittima perché le persone malevoli, subdole e delittuose erano loro, adulti, presunti o veri educatori", ha aggiunto don Vinicio Albanesi. 'Il messaggio di Cristo è un messaggio infinitamente propositivo. Sono a volte, non tutti per fortuna, alcuni ad averlo intristito e reso cattivo. Cristo ha difeso i bimbi, la samaritana, i ciechi, gli zoppi. Cristo ha guarito e c'è purtroppo invece chi con le parole provoca ferite e anche la morte', ha concluso".

"Quindi noi donne dobbiamo pretendere di essere difese per non essere né una di meno e né lasciate sole, molto si può fare applicando la Legge 194 per intero - conclude Deborah Pantana - soprattutto nel lavoro dei consultori anche all’interno delle Asur, questo dobbiamo pretendere, senza vergognarci e senza indietreggiare di un passo".

 

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