Licenziato l’infermiere 47enne imputato per una presunta violenza sessuale, consumata a luglio dell’anno scorso all’interno dell’ospedale di Macerata ai danni di una paziente ricoverata nel reparto di psichiatria. La decisione è stata presa dal direttore dell’Area Vasta 3, Alessandro Maccioni, sulla base della comunicazione dell’ufficio procedimenti disciplinari inviata alla fine dell’attività di istruttoria. Il 15 luglio dell’anno scorso, l’infermiere era già stato allontanato dal servizio per trenta giorni, "vista la gravità dei fatti segnalati”.
L’uomo era stato già sospeso per 30 giorni dal lavoro, in seguito alla denuncia della donna, per poi tornare con una mansione non a contatto con la gente.
Nel mese novembre scorso era già scattato un provvedimento la sospensione cautelare dal servizio per cinque anni salvo revoca con il conseguente dimezzamento dello stipendio e la corresponsione, se dovuti, degli assegni familiari e della retribuzione individuale di anzianità. Una scelta legata alle prime conclusioni alle quali era giunto l’ufficio dei procedimenti disciplinari della stessa Area Vasta, dopo avere effettuato la propria indagine interna, condotta in relazione al contratto di lavoro e ai regolamenti dell’Asur, un iter del tutto autonomo rispetto a quello seguito dalla magistratura. Ora è scattato il licenziamento e l’avvocato dell’infermiere 47enne, Tiziano Luzi, valuterà l’ipotesi di impegnare il provvedimento.
Sono state inoltre chiuse le indagini sulla presunta violenza sessuale di luglio e a febbraio si deciderà se l’imputato debba essere processato o le accuse siano da archiviare. L’infermiere è imputato di violenza sessuale aggravata, di appropriazione indebita, per il ritrovamento di alcuni farmaci dell’ospedale nel suo armadietto.
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