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Macerata, il Prefetto Iolanda Rolli e la Festa delle Donne: "L'8 marzo non va celebrato in modo superficiale"

Macerata, il Prefetto Iolanda Rolli e la Festa delle Donne: "L'8 marzo non va celebrato in modo superficiale"

In occasione dell'8 marzo, giornata in cui si celebra la Festa della Donna, abbiamo deciso di intervistare una delle personalità femminili più rilevanti della provincia di Macerata, il Prefetto Iolanda Rolli, e affrontare insieme a Lei temi quali la disparità di genere, il femminicidio, l'importanza della donna e il valore dell'educazione sentimentale. 

Quali sono i lati positivi e quali invece quelli negativi nel ricoprire il ruolo di Prefetto in un settore, come quello delle istituzioni pubbliche, in cui il genere maschile è prevalente?

Il rispetto delle regole e la lotta contro l’illegalità sono il primo obiettivo che dobbiamo perseguire per la sicurezza dei cittadini ma accanto a ciò, nel corso degli ultimi decenni la funzione del prefetto si è arricchita di un ruolo di mediazione sociale che si è particolarmente sviluppata.

In un contesto sempre più complesso, in cui le attribuzioni sono ripartite fra organi territoriali di vario livello, il prefetto si pone quale organo di garanzia per l’esercizio dei diritti civili e sociali previsti dalla nostra Costituzione e, in tal modo, come il naturale referente sul territorio. Nel far questo non c’è alcuna differenza se il prefetto è un uomo o una donna. Le dirò di più, oggi c’è una completa parità numerica.

Secondo Lei, si sta facendo abbastanza per contrastare la disparità di genere, e più in generale il femminicidio, nella nostra società? Si potrebbe concretamente fare qualcosa di più?

La condizione femminile è ancora oggi oggetto di un fenomeno insidioso, spesso sommerso ma ultimamente sempre più alla ribalta, costituito da fatti di violenza psicologica e fisica che ne mortificano la dignità e, talvolta, la stessa incolumità fisica.

I generi, quello maschile come quello femminile, patiscono il cambiamento radicale che stanno vivendo. Secondo me è necessario intervenire per colmare un enorme vuoto formativo su un tema che dovrebbe invece essere centrale nella formazione di ciascun individuo, ossia l’educazione sentimentale con tutti i risvolti culturali ed emotivi da gestire in maniera paritetica e consensuale. Con consapevolezza e libertà.

Secondo Lei, c’è una disparità tra i due generi nell’accesso alle posizioni dirigenziali sul lavoro? Il fatto di essere donna, in alcuni casi, può essere uno svantaggio?

La Costituzione sancisce, con l'articolo 3, il principio di uguaglianza davanti alla legge e con l'articolo 51, l'uguaglianza nell'accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive eppure solo nel 1960 la Corte Costituzionale abolì le discriminazioni di genere nelle carriere pubbliche con la sentenza n.33.

Soltanto da allora le laureate italiane cominciarono a entrare in prefettura e diplomazia. L'importante e sempre crescente ruolo che, con grande dedizione e non senza sacrifici personali, le donne hanno saputo svolgere nella società italiana ha costituito un importante strumento per la crescita e la coesione sociale, anche grazie all'impegno di molte di loro in ruoli chiave nelle istituzioni.

La nostra generazione ha avuto davanti un bivio, ci siamo confrontate con modelli marcatamente maschili: seguire quelli o seguire altre strade? Io ho scelto la seconda via e cerco di coniugare al femminile il mio ruolo. E questo, credo, non sia uno svantaggio. Mi piace essere presente nel territorio, conoscere le realtà, le criticità e le eccellenze, e posso dire di essere già stata in ogni comune. Oggi c’è l’esigenza di concretezza, è necessario un approccio fattivo: conoscere i problemi, e cercare di trovare le soluzioni per raggiungere l’obiettivo di risolverli per il bene dei cittadini.

Per Lei, è sempre stato semplice coniugare il suo ruolo istituzionale con la sfera familiare? Ha dovuto fare dei sacrifici?

Certo non è facile conciliare la propria professione con gli impegni familiari derivanti, in particolare, dall’avere dei figli. Devo essere grata soprattutto a mio figlio che mi ha sempre saputo dare quel supporto e quella serenità indispensabile per esercitare al meglio i vari incarichi che mi sono stati affidati. Il supporto familiare, poi, è stato indispensabile e mi ha consentito di rivolgere, anche durante le ore notturne e festive, il dovuto impegno alle situazioni, anche assai complesse, che mi sono trovata ad affrontare.

Oggi, secondo Lei, si ha coscienza del perché si festeggia l’8 marzo o la ricorrenza viene celebrata in modo superficiale?

L'8 marzo non ricorda solo le conquiste sociali, economiche e politiche, ma anche le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in quasi tutte le parti del mondo. Non può e non deve essere celebrato in modo superficiale.

Ha ricoperto, per diversi anni, incarichi istituzionali di rilievo nella Capitale, per poi essere trasferita a Manfredonia come Commissario Straordinario. Dal luglio 2018 è stata nominata Prefetto di Macerata. Cosa pensa della realtà maceratese? Quali differenze ha riscontrato tra la realtà metropolitana e quella di provincia?

Per me è un onore e un orgoglio essere alla guida di questa prefettura, mi fa piacere essere in questo territorio, voglio viverlo, starci pienamente e imparare a conoscerlo bene e ritengo che il mio bagaglio di esperienze possa essere messo utilmente al servizio di questa provincia. C’è un ricco patrimonio artistico e paesaggistico e una grande vitalità culturale.

Ho trovato, con piacere, una completa sinergia tra le istituzioni e le Forze dell'Ordine e un buon rapporto anche tra istituzioni e cittadini. Un clima che non è facile trovare in altre realtà.

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