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La storia di GIando, dai campi di rugby alla lotta per la vita

La storia di GIando, dai campi di rugby alla lotta per la vita

“Giando” è un nome di lotta. Nei campi da rugby, dove al massimo il grido di un nome può durare un istante, Giandomenico è diventato “Giando”, un nome di battaglia fuori e dentro dal campo. Ma la sua battaglia più importante, quella personale, l’ha vinta più di una volta e oggi è un esempio di forza, determinazione e altruismo per tanti ragazzi.

 

Giandomenico Salvatori ha 31 anni ed è di Macerata. Lavora nell’azienda di famiglia e da 11 anni gioca a rugby. Un po' per caso, molto per scelta, la sua storia racchiude in sé i valori più alti dello sport e della vita. .

Una vita trascorsa come quella di tanti suoi coetanei fino alla drammatica notizia della devastante malattia che aveva colpito sua cugina. A Lucia, due occhi azzurri grandi e profondi incorniciati da un viso delicato e da lunghi capelli neri, avevano riscontrato il linfoma di Hodgkin. . Giando ha vinto le sue paure con la stessa determinazione con cui sul campo da rugby mette la testa nelle mischie, nei punti d’incontro, per pressare, per avanzare, per dare mezzo metro in più a un compagno. E così ha fatto nella vita. Purtroppo però dopo 11 mesi i luminosi occhi di Lucia si sono chiusi per sempre. . Dopo quel dono, per Giando è iniziata la sua personale battaglia. Si è ammalato ed è stato lui ad aver bisogno. L’aiuto lo ha trovato nel personale del Reparto Medicina Uomini dell’Ospedale di Macerata, glielo hanno dato i nuovi compagni che lo hanno sostenuto e aiutato ad alzarsi. Proprio come tutte le volte che in campo si era trovato a terra, l’azione era andata avanti e qualcuno si era staccato dalla linea, gli era andato vicino e gli aveva sussurrato “Dai Giando, alzati”. Anche lì una nuova prova, di nuovo una sfida contro le sue stesse paure: .

E invece anche questa volta ha insistito, pressando la vita, spingendo indietro le paure che lo stavano fermando. Tra ottobre 2016 fino ad aprile 2017 è tornato in campo come aiutante allenatore, per far vedere come si fa una mischia ai ragazzi dell’Under 18. A fine gennaio, insieme ad altri sportivi, ha partecipato alla settimana culturale al liceo classico di Macerata: . Sul campo ha insistito ancora. Lo scorso luglio, a un anno esatto dalla morte della cugina, Giando si è presentato impaziente a un banchetto dell’Admo, dicendo che voleva donare ancora, gli hanno risposto che era di nuovo in quella lista. C’è una foto di Giando sorridente, fatta proprio in quel momento, nei suoi occhi azzurri si legge la voglia di ripartire da lì.

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