Italia Nostra: "Macerata d’estate 2018, un mondo da esplorare ma non in autobus…"
Da Italia Nostra Onlus, sezione di Macerata, riceviamo
Turismo culturale, responsabilità nell’utilizzo del nostro paesaggio, accoglienza e ospitalità sostenibili: questi e altri i concetti utilizzati dai nostri amministratori per descrivere una possibile idea per lo sviluppo dei nostri territori che, ovviamente, abbracciamo in toto, ma su cui dobbiamo rilevare una mancata coerenza e una dedizione “intermittente” da parte di chi la attua.
Il trasporto pubblico, urbano ed extraurbano, è un servizio rivolto perlopiù alla comunità locale ma può amplificare la propria portata (e l’attrattività di una città) quando riesce a mettersi a disposizione di turisti e frequentatori occasionali più o meno stanziali. Purtroppo questa estate, da utenti, ci siamo scontrati con una sciatteria disarmante che, drammaticamente, cozza con tutti i buoni propositi che abbiamo citato in apertura.
Partiamo da Macerata e dal suo sistema di trasporto pubblico urbano.
Nonostante APM sia l'acronimo di Azienda Pluriservizi Macerata, abbiamo l'impressione che quello del bus urbano sia il servizio tenuto in ultima posizione nella considerazione dei suoi amministratori.
A fronte di un impegno a renderlo più organizzato attraverso lo spostamento del capolinea ai giardini Diaz, zona indubbiamente più comoda e meno pericolosa per gli utenti (anche se a discapito del maggior parco pubblico cittadino), non corrisponde un'organizzazione altrettanto efficiente degli orari che, in molti casi, non appaiono capaci di garantire spostamenti agevoli tra un quartiere e l’altro della città. Tutte le linee vanno ancora dalla periferia al centro storico, ma se trent’anni fa il centro era effettivamente il fulcro attorno al quale si svolgeva la vita della città, da qualche anno quello schema non rappresenta più in maniera adeguata i flussi dei movimenti urbani. La scelta appropriata della navetta che unisce i punti di maggior attrazione al di fuori e dentro alle mura è stata vanificata, purtroppo, da un percorso troppo complicato e lungo e da un mezzo troppo piccolo che si riempie di studenti, non sempre educati, che lasciano gli anziani in piedi.
Importanti e pesanti, in termini di ostacolo alla fruibilità del servizio, son state le modifiche estive alla viabilità causate da lavori stradali e dagli spettacoli allo Sferisterio: tante, probabilmente troppe, le fermate cancellate, soprattutto nelle zone periferiche, con le relative soppressioni annunciate con un anticipo davvero insufficiente. Singolare poi che gli avvisi siano stati apposti solo nelle fermate soppresse e non su tutta la linea interessata: chi usa il bus non è detto che salga o scenda proprio in quelle fermate lì!
Nelle serate degli spettacoli allo Sferisterio ci siamo ritrovati con la città spezzata in due tronconi non comunicanti: i bus che giravano dal capolinea a viale Don Bosco fino a Piediripa e quelli provenienti da via Roma, Montalbano e Collevario. Tutto ciò senza un'adeguata informazione: i cartelli rimandavano al sito internet (ma non tutti hanno a disposizione un apparecchio per “navigare”), il numero verde indicato non si può raggiungere da cellulare ma solo da fisso e quando si telefonava (ammesso che si avesse un fisso a portata di mano) se, dopo mezz'ora di sofferenze con un risponditore automatico, si riusciva finalmente a farsi passare un operatore… non rispondeva nessuno, con il risultato di un disservizio per molti utenti, tra cui disabili e anziani.
Ci sono arrivate anche diverse segnalazioni indignate di cittadini che abitano nella zona di Montalbano che si sono visti togliere il bus da un giorno all'altro (gli avvisi sono stati messi troppo a ridosso del cambiamento) per un periodo piuttosto lungo (dal 16 luglio al 29 agosto… forse!) per dei lavori su viale Indipendenza iniziati effettivamente il 31 luglio per una durata di poco più di una settimana (!!), non giustificando la soppressione dell'ultimo tratto della Linea 1 che lascia scoperta dal servizio una zona lontana dal centro (il bus oggi attende alcuni minuti in via Lorenzoni quando potrebbe impiegare lo stesso tempo per finire il giro).
Gli episodi raccontati testimoniano di quella summenzionata sciatteria che non ci fa ben figurare, né agli occhi di noi cittadini né a quelli dei turisti che provano ad avventurarsi sui nostri autobus. Non si tratta infatti di una situazione problematica legata ad una mancanza di risorse, economiche o umane, ma di una vero e proprio deficit di considerazione per questo servizio, sempre messo in posizione subordinata a tutto il resto.
Un sistema di trasporto pubblico urbano efficiente sarebbe invece un elemento di forte attrattività per tutta la città (non solo il centro storico), nei confronti di studenti universitari, turisti, attività commerciali e, soprattutto, potenziali nuovi residenti. Uscire dalla visione di una mobilità imperniata esclusivamente sull’automezzo privato ci libererebbe dalla equazione senza soluzione “più abitanti=più auto=più parcheggi”, portandoci ad una città più bella e più equa. Napoli per esempio, da Bassolino in avanti, sta trovando nelle nuove stazioni della metropolitana un nuovo elemento identitario sia per gli abitanti delle periferie, sia per i turisti che hanno un “monumento” in più da visitare; Macerata, emblematicamente, ha attuato la stessa soluzione ma per un parcheggio di automobili: forse anche in questo sta la differenza tra una grande città e una un po’ meno grande.
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