di Marziano Rondina
Il fascino e il prestigio storico, culturale, artistico e religioso di Roma sono stati sempre percepiti dai grandi spiriti dell’umanità e infinite sono le testimonianze con le quali i vari cantori hanno sottolineato e celebrato l’eccellenza di una città che, in qualche modo, è percepita come appartenente al mondo intero. Potrebbe sembrare singolare o inatteso, invece, che un umile fraticello, senza pretese culturali, abbia conseguito un grande amore e maturato una impressionante competenza nei confronti di Roma da lui sempre entusiasticamente celebrata, ma proprio questa singolare testimonianza può aggiungere qualcosa per capire le meravigliose potenzialità dell’animo umano di fronte a ciò che, obbiettivamente, è grande e bello.
Ricorre oggi, 2 maggio, il decimo anniversario della morte di Fra Mario Gentili (Colmurano MC 1928 – Tolentino MC 2006) una figura mai dimenticata da chi ha avuto la buona sorte di contattarlo e conoscerlo, e della quale è in corso l’indagine preliminare che va raccogliendo la sua profonda ricchezza spirituale e morale comprovata da centinaia di testimonianze dirette.
Nel contesto in cui Roma oggi è nuovamente al centro del mondo per l’Anno Santo straordinario della Misericordia voluto da Papa Francesco, e in coincidenza con la ricorrenza menzionata, ci sembra motivata la possibilità di proporre questa testimonianza “romana” così toccante e significativa.
Fra Mario Gentili è una singolare persona sviluppatasi all’insegna di ciò che è piccolo. Minuto di statura, cosa sulla quale lui stesso amava ironizzare, umile e modesto, lieto di essere quello che, per natura e per grazia era, senza pretese di nessun genere, incapace di procurare disagio a chiunque. Eppure era una figura che non poteva passare inosservata, per il suo volto sempre sereno e sorridente, per la sua discreta e delicata vivacità, per la sua calorosa accoglienza verso tutti e la sua squisita sensibilità spirituale e culturale.
La sua presenza, affermatasi tra tantissime persone che lo hanno conosciuto, è quella di un umile fraticello agostiniano che, per cinquant’anni, nella sua identità di religioso, ha trascorso la sua vita di intenso e gioioso servizio a Tolentino nel Santuario di San Nicola dove ha maturato la sua esperienza spirituale e culturale, la sua straordinaria e riconosciuta competenza nell’ accogliere pellegrini, turisti e visitatori, la sua generosa apertura verso tutti. Da Tolentino, partecipando agli annuali Convegni nazionale dei Rettori dei Santuari, si era confrontato e sensibilizzato con le ricchezze di tanti santuari d’Italia e d’Europa.
Cosa, inoltre, che lo ha particolarmente caratterizzato e stato il suo grande amore, insieme alla sua religiosa devozione, nei confronti di Roma, città che, nel sentire comune, si identifica con il messaggio e con la fede cristiana.
Se, a chiunque l’ha conosciuto, sono evidenti i motivi per dire di Fra Mario che la sua esistenza è stata profondamente plasmata dal suo immedesimarsi e identificarsi nel Santuario tolentinate di San Nicola, santo preso a modello della sua vita, parimenti si può affermare del suo rapporto con Roma che, culturalmente, emotivamente e religiosamente, fu l’altro grande amore della sua esistenza.
Lui sentiva profondamente Roma come la città santa per eccellenza, la sede di San Pietro e del Papa, il centro della Chiesa cattolica e della cristianità, il luogo dei grandi eventi giubilari, insomma, la Città di Cristo che domina glorioso sulla facciata della Basilica di S. Pietro, simbolo confortante, per chiunque, del Mistero salvifico universale.
Fra Mario sentiva il calore di quell’abbraccio, maestoso e solenne, del Colonnato del Bernini che, in maniera stupenda ed efficace, ostenta il corteo dei Santi, tra i quali additava, con agostiniano orgoglio, al n° 18 (nel braccio di Costantino iniziando a contare dalla facciata) la bella statua di S. Nicola da Tolentino.
La storia di Roma cristiana e precristiana, la storia del Papa e del Papato, le Catacombe, le memorie dei Martiri, il fascino dell’arte cristiana di tantissime chiese… tutti temi e valori che suscitavano in lui forti emozioni spirituali, fervore religioso ed entusiasmo missionario.
Pur non avendovi mai risieduto era felicissimo di soffermarcisi quanto più poteva trovandosi vantaggiato dalle varie presenze di case agostiniane e dal fatto che i suoi familiari si erano trasferiti nel Lazio. Così le sue vacanze, dopo gli adempimenti affettivi, erano dedicate a Roma. Si organizzava sapientemente per girarsela da solo senza fretta, guadagnandosi selezionate conoscenze e amicizie, felice di scovare gli angoli più reconditi e i dettagli più curiosi, prendendo appunti e raccogliendo stampati, cartoline o immagini significative. E di tutte le sue conquiste faceva generosa elargizione a chiunque gli capitava, animato da sacro contagio per entusiasmare quanti più poteva. Pur nella sua consueta discrezione e riservatezza, spesso veniva riconosciuto o notato da tanta gente per il modo, in cui si presentava e si porgeva, dal quale tutti fiutavano subito il suo intimo e convinto trasporto per Roma e il piacere di condividerne le ricchezze.
Fra Mario, innamorato di Roma, sapeva moltissimo sulla città e sul suo valore storico, culturale e religioso. Questa potrebbe sembrare una frase affettuosamente generosa per elogiare la sua passione. In realtà abbiamo prove abbondanti che ci confermano la serietà e fondatezza della sua nota e fondata competenza. Leggeva moltissimo su Roma e argomenti connessi, si documentava con tutto il materiale che trovava nella ricca biblioteca conventuale di Tolentino alla quale ha lasciato, sul tema, 111 volumi da lui raccolti, tutti di grande interesse e, alcuni, vere e proprie rarità. Le notizie su Roma le cercava ovunque e mai gli bastavano. Per non perdere i preziosi frutti delle sue prolungate ricerche si era fatta costante abitudine di scrivere tutto ciò che gli interessava producendo ben cinquanta quaderni scritti a mano, oltre numerose buste con fogli sciolti, che potrebbero essere materiale prezioso per un attento ricercatore che volesse raccogliere notizie e informazione sui vari aspetti della città di Roma. E i titoli dei tanti quaderni, ordinati e ben scritti, ci confermano che Fra Mario non era dilettante di un sapere sommario e superficiale ma si era fatta una coscienza culturale precisa e qualificata su tutto quello che formava la sua cultura “romana”. L’elenco dei titoli ricorrenti può aiutare a rendersi conto del suo lavoro di ricerca e documentazione: San Pietro e il Vaticano, Le Basiliche Patriarcali, La Tomba di S. Pietro, La Basilica costantiniana, La Basilica di Massenzio, L’Anno Santo, Roma e quartieri, Roma cristiana, Roma antica, Le strade consolari di Roma, Roma storia e arte, Lezioni per le Guide di Roma, Le Catacombe, Appia Antica, Reliquie sessoriane della passione di Cristo, Gli Anni Santi, Bernini a Roma, Roma e i Castelli Romani, Elenco dei Musei gratuiti l’ultima domenica del mese. Solamente sulle Strade di Roma ha riempito 16 quaderni. Inoltre aveva raccolto alcune antologie di letteratura qualificata: Testi dei Papi su Roma, Testi patristici sul primato di Pietro, sulla Cattedra di Roma, sulla Chiesa.
Per diversi anni si è dedicato a organizzare pellegrinaggi a Roma divenendo una guida esperta ed entusiasta. Era diventato uno slogan: “Andare a Roma con Fra Mario”. Preferibilmente sceglieva il lunedì, quando la sua assenza non avrebbe procurato disagio agli impegni del santuario di Tolentino. Era una esperienza che lo gratificava moltissimo e che lui considerava una missione e un servizio. I commenti dei suoi clienti erano ben espliciti e generosi sottolineando la sua competenza, l’entusiasmo della sua “anima romana”, l’attenzione a dettagli, curiosità e amenità (pasquinate comprese) che di solito le guide frettolose tralasciano. A buon merito veniva definito: “Cicerone informato e competente”, “Perfetto organizzatore delle gite a Roma”, “Intensamente preso dal fascino di Roma”, “Documentatissimo sulla storia dei Papi” . Quando si metteva a parlare di Roma, confidava un suo affezionato e ammirato amico, non era facile fermarlo, tante erano le cose che sapeva e gli piaceva comunicare. E per lui andare a Roma era sempre un pellegrinaggio con le qualifiche degli aspetti religiosi e cristiani quali istruzioni e preghiere, ben capace di coinvolgere con trasporto anche persone meno abituate a quello stile, colpite dalla sua calorosa umanità, forte fede e piacevole compagnia.
Non si direbbe il meglio se si tralasciasse di parlare di quella che è stata la sua più toccante e prolungata esperienza Romana: l’Anno Santo 1975. Col permesso dei Superiori si era iscritto al Corso per guide specializzate, poi, per alcune settimane, poté fare il suo più gradito servizio: guida giubilare autorizzata nella Basilica di S. Pietro. Qualcosa che gli fece toccare il cielo con le dita e che, in una lunga lettera ai suo familiari, presenta nei dettagli più piacevoli e significativi, con abbondanza di suggestivi aneddoti, concludendo con una fervorosa invocazione al titolare della prima Basilica romana: “O San Pietro, quanta gente ho portato presso la tua tomba affinché tu la portassi a Cristo. Ti chiedo la grazia di vivere bene per ottenere quello che Gesù ci ha promesso: Riceverete il centuplo in questo mondo e possederete la Vita Eterna”.
Concludo trascrivendo l’inizio della sua narrazione da cui traspare tutta la sua gioia e gratitudine per aver avuto nella sua vita il dono di una singolare esperienza romana:
“La prima volta che ho visto Roma è stato nell’Anno Santo 1950. La Città eterna, specialmente le Basiliche, soprattutto S. Pietro e l’indimenticabile udienza e la canonizzazione di S. Vincenzo Maria Strambi per opera del grande Pio XII, mi sono rimaste nel cuore. Mai avrei immaginato che in questo Anno Santo 1975 avessi avuto l’impareggiabile grazia di fare l’animatore dei Pellegrinaggi a San Pietro. E’ stata veramente una grazia che mi ha fatto il Signore, anche se non l’ho meritata, La commozione che ho provato nell’accompagnare i pellegrini non si può descrivere a parole.
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