Idee a confronto negli "Orientamenti" al Mattei di Recanati: parla il professor Matteo Simonetti
E' in corso di svolgimento all'I.S.E. "Mattei" di Recanati un'iniziativa ideata dal professor Matteo Simonetti. Si tratta di un ciclo di conferenze denominato "Orientamenti" che vede protagonisti importanti nomi dell'informazione e della cultura.
Di cosa si tratta professor Simonetti?
"Si tratta di una serie di conferenze che si propone di riflettere sui due temi più scottanti ed importanti dell'attualità: il terrorismo e l'immigrazione, i quali sono intrecciati tra loro in maniera non sempre chiara ai più. Il dirigente scolastico ha sin da subito appoggiato questa idea che contribuisce a fare della scuola un luogo di incontro anche per la cittadinanza "adulta". Si tratta di promuovere quindi quel concetto di "formazione continua" degli individui che è un punto cardine della partecipazione alla vita civica e politica in un sistema democratico. Senza un continuo aggiornamento, senza un ripensamento critico di ciascuno di noi in merito a ciò che ci passa davanti agli occhi, in questa epoca della massmedialità, si rischia di essere trasportati dall'opinione comune per sentieri che non si scelgono ma vengono imposti alle coscienze".
Non sembra molto fiducioso nell'obiettività dei nostri sistemi di comunicazione...
"Beh, in un sistema in cui gran parte dei telegiornali è ormai un rotocalco di gossip, sport, moda e previsioni meteo; in cui nei maggiori programmi televisivi di approfondimento politico ci si comporta come gladiatori nell'arena senz'alcun reale e costruttivo confronto; in cui i quotidiani nella maggioranza dei casi si prostrano al pensiero unico, credo che il contatto diretto con i ricercatori, la possibilità di dialogare con loro e mettere in crisi le loro parole, esponendo i nostri dubbi, sia molto importante.
Come ha scelto i relatori di questa serie di incontri?
Innanzitutto, agendo come docente all'interno di una scuola pubblica, e non come spesso mi capita, come scrittore che presenta le sue tesi, ho dovuto porre particolare cura al fatto che l'offerta fosse equilibrata anche da un punto di vista politico. I relatori sono i più diversi tra loro, anche come collocamento politico, andando dal progressismo "comunista" di Chiesa al "Tradizionalismo" cattolico di Allam, dall'assoluta singolarità di Mazzucco al ruolo istituzionale di Morozzo della Rocca. Devo dire, e questo inizialmente mi ha stupito, che nessuno dei relatori coinvolti, né altri che avevo contattato in un primo momento, si è mostrato favorevole ad un dibattito a due con un esponente della "corrente" a lui avversa. Avevo addirittura convocato a Recanati Andrea Margelletti, analista geopolitico esponente "filo-occidentale", che però pretendeva che io andassi a Roma per conoscermi di persona e valutare cosa intendessi dire e fare, prima di accettare l'invito. Ovviamente l'ho subito depennato dalla lista. Questa fobia del confronto se da un lato è spiegabile con il tentativo di non spettacolarizzare in senso "polemico" uno scambio di idee, tipico della televisione, dall'altro tradisce la perdita di una buona pratica la quale, fuori dalla televisione, dovrebbe essere conservata.
Il mio ruolo durante le conferenze è quindi quello di fare l'avvocato del diavolo, fare la veci cioè di un avversario che non c'è, soprattutto quando questa opposizione critica non emerga durante il dibattito, il quale è sempre al centro di ogni incontro.
A proposito di dibattito, come è stata la partecipazione al primo incontro, quello con Giulietto Chiesa?
L'incontro con Chiesa è andato molto bene, la sala multimediale era gremita e la fase delle domande e degli interventi dal pubblico è stata ben più ampia di quella occupata dai saluti inziali di preside e Assessore e dalla mia introduzione. ho dovuto ad un certo punto, dopo due ore e mezza di conferenza, porre fine alle domande del pubblico che altrimenti sarebbero durate fino a mezzanotte. E in effetti così è stato, visto che poi la conferenza, come spesso succede, è continuata al ristorante dove si sono spostata la compagnia dei più curiosi e i più attenti. Scarsa è stata invece, e di questo mi dispiace e spero che cambi nelle prossime conferenze, la presenza di alunni dell'Istituto.
A parte questa iniziativa, a cosa ti stai dedicando in questo periodo?
Continuo a girare per l'Italia parlando del mio libro "La verità sul Piano Kalergi" e sarò prossimamente a Pescara, a Padova, ad Udine, a Roma e a Treviso. Sto anche lavorando ad un nuovo libro, il quale vedrà la luce non prima dell'autunno, vista la mole di letture necessaria. Si tratta di uno studio sui "Quaderni neri" di Heidegger, tema al centro della riflessione filosofica mondiale degli ultimi due anni. Il mio lavoro parte da un approccio particolare, il quale credo potrà essere determinante per la comprensione filosofico-politica di un periodo importante come quello intorno alla seconda guerra mondiale.
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