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Civitanova, la "Zuppa" di Nicola Porro trasloca al Madeira: oltre 500 persone per 'La Grande Bugia Verde'

Civitanova, la "Zuppa" di Nicola Porro trasloca al Madeira: oltre 500 persone per 'La Grande Bugia Verde'

Ieri, martedì 2 luglio, alle 19.30, presso lo chalet Madeira di Civitanova, si è tenuta la presentazione in anteprima regionale del libro "La Grande Bugia Verde" di Nicola Porro.

Quest’opera, edita LiberiLibri, rappresenta un’analisi approfondita dei temi legati all’ambiente, ai cambiamenti climatici che permeano la narrazione ecologica predominante. L’autore, socio della casa editrice dallo scorso anno, ha coinvolto una serie di specialisti studiosi, tra cui fisici, climatologi, meteorologi, geologi ed economisti, per demistificare quei dogmi che spesso si celano tra le maglie degli allarmismi climatici, offrendo così una prospettiva e un’informazione ulteriori, alternative, non veicolate e filtrate dai canali principali.

L’evento è stato organizzato in collaborazione con la rassegna itinerante “Filosofarte”, ideata dal consigliere Gianluca Crocetti e patrocinata dal Comune di Civitanova Marche. Tra gli ospiti presenti, il presidente della Regione Francesco Aquaroli, il consigliere regionale Pierpaolo Borroni, il presidente del consiglio comunale Fausto Troiani e il vice sindaco Claudio Morresi.

A moderare l’incontro con Porro, Michele Silenzi, direttore editoriale della casa editrice LiberiLibri, che ha introdotto il pubblico al leitmotiv del libro: “La Bugia Verde non è contro la questione del cambiamento climatico. Nicola ha pensato questo libro per aprire una riflessione sul fatto che la narrazione generale che viene fatta intorno al cambiamento climatico, e soprattutto su quello generato dall’uomo, è leggermente pendente da un lato: quello della costante colpevolizzazione dell’Occidente, del modello capitalista, dell’uomo occidentale e del suo  modello di sviluppo”.

A tal riguardo, il giornalista ha posto l’accento sulla cosiddetta vulgata “green”, criticando la fede ecologista, l’“estremismo ambientalista” e una diffusa strumentalizzazione della scienza, a favore di una propaganda edificata sul paradosso e sull’angoscia attraverso politiche e legiferazioni:

“ Paradossalmente, si legifera senza comprendere che gli effetti finali sono dannosi per l’ambiente; dovremmo avere tutti una serie di comportamenti virtuosi altrimenti il mondo muore ma i comportamenti che ci vengono imposti sono anti ambientali e rendono molto più costosa la nostra vita. E’ la più grande redistribuzione di denaro del popolo dalla ‘gente che non può’ alla ‘gente che può’. E’ una totale astrazione rispetto alla realtà.  Non è più una questione di destra o sinistra ma di una totale irrazionalità; se domani viene un temporale tutti hanno il mindset per cui sono aumentati gli eventi estremi. In realtà, come gli scienziati che cito nel libro dimostrano, dagli anni ‘70 gli eventi estremi aumentano poi dal 2000 vanno a tracciare una curva discendente: che cos’è successo? Che dagli anni Settanta al Duemila sono aumentati i punti di rilevazione degli eventi estremi: tutti noi abbiamo cercato di inserire in un database mondiale gli eventi estremi” .

L’autore ha poi evidenziato come l’Europa stessa sta uccidendo la propria industria a causa di un’ illogica (e autosabotatrice) transizione verso l’energia elettrica, facendo così scorgere il retroscena di una politica di mercato minata da cortocircuiti:

“ Non rinuncio a pensare che siamo l’unico continente al mondo che ha ucciso la sua industria. A tal proposito, l’ultimo dato sui consumi energetici,uscito giovedì scorso, dichiara che siamo passati da 406 Joule del 2024 a 620 Joule; il 70 % di questo aumento dell’energia che consumiamo arriva dalla Cina e dall’India. Questo aumento è causato bruciando carbone e idrocarburi”.

In sintesi: “ Noi uccidiamo la nostra industria perché vogliamo l’elettrico. Noi abbiamo prodotto meno Co2 dei consumi. Compriamo tutte le componenti per l’elettrico dai cinesi che stanno consumando molta più energia che, a sua volta, vine prodotta con gli idrocarburi i quali erano alla base delle nostre auto che stiamo progressivamente eliminando”.

Pertanto, questo libro, al di là delle appartenenze politiche, offre spunti e punti di vista alternativi, altri dati, altri strumenti attraverso cui inoltrarsi nella complessità e nelle molteplici implicazioni della tematica ambientale, invitando il lettore a superare visioni troppo cristallizzate dalla comunicazione dominante e a creare così un pensiero che sappia leggere tra le righe di un contenuto manifesto, propagandato.

 

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