A tu per tu con Stefano Caira: "Spalletta e i suoi legali vogliono far fallire la Maceratese"
Abbiamo intervistato Stefano Caira dopo la notizia, arrivata stamattina, che parla del fatto che il dg della Maceratese è stato sollevato dall'incarico.
Stefano Caira, che sta succedendo?
“Mi hanno mandato un messaggio, ho appena letto la notizia che sono stato sollevato dall’incarico di direttore generale della Maceratese. La cosa mi fa abbastanza sorridere”.
Se la Maceratese ha un ancora di salvataggio è grazie a lei, che ha avvicinato alla Maceratese Giorgio La Cava.
“Con questa mossa mi viene da pensare che sia il presidente Spalletta, sia chi lo difende, vogliono far fallire la società”.
Secondo lei è davvero così?
“Sono tre giorni, da quando hanno fatto l’assemblea dei soci, che hanno deciso di portare avanti il concordato, che mi sto sgolando con tutti. Il concordato, così come lo ha studiato l’avvocato Federico Valori porta la Maceratese alla morte. Non al fallimento, alla morte. Di questo sono convinto. Se il 16 aprile non vengono pagati gli stipendi è la fine. La Maceratese ha la recidiva che viene dall’anno scorso, dai mancati pagamenti di novembre-dicembre e gennaio-febbraio. Andatevi a vedere l’articolo 18 del CGS della Federazione italiana Gioco Calcio, e vedrete quelli che sono i pericoli che corre la Maceratese. Resto senza parole”.
Ci spieghi meglio.
“La recidività portata a questo livello, più l’indebitamento e tutto il resto che ne consegue, al di la delle penalizzazioni in classifica, che sarebbero il male minore, prevede la retrocessione all’ultimo posto, l’impossibilità di iscriversi al campionato. Non so se i difensori di Spalletta abbiano mai aperto i regolamenti della Federazione Italiana Gioco Calcio, credo che non l’abbiano mai fatto”.
Il presidente Spalletta si doveva affidare ad altri professionisti in materia?
“Il concordato in bianco in tribunale vuol dire che ti devi presentare con i soldi, devi dare delle garanzie. Che garanzie può dare la Maceratese? O questi signori pensano di dare delle garanzie personali, magari fosse, oppure sanno, o forse no, di andare contro un muro”.
Ma come è possibile?
“Tengo alla Maceratese, ma ancora prima al mio lavoro. Mi hanno insegnato di difendere l’azienda per la quale lavoro fino all’ultimo giorno. E’ quello che sto cercando di fare. Ho l’impressione che mi hanno preso come il nemico non so di che cosa. L’ultima cosa che ho fatto ieri è stata quella di chiamare Giorgio La Cava per chiedergli di pagare la trasferta di Forlì”.
Forse le hanno fatto “pagare” alcune dichiarazioni, quelle in cui ha detto che la ex presidente Maria Francesca Tardella aveva avviato una ristrutturazione del debito, promettendo di pagare con rate mensili, ma Spalletta non ha pagato nulla e così siamo arrivati ai pignoramenti.
“E’ assolutamente la verità. Quando è stato fatto il passaggio, c’era un programma. Quei debiti erano stati scadenzati. Spalletta non ha rispettato gli accordi”.
La Maceratese è una polveriera, in questa situazione Giorgio La Cava può essere ancora interessato ad acquisire la società?
“Giorgio La Cava è disponibile a fare la sua parte, insieme a delle altre persone di Macerata che stavamo mettendo insieme. Siccome la volontà è quella di tirarmi fuori, a questo punto mi fermo e poi che sia Macerata a combattere contro Spalletta e chi per lui”.
Sembra assurda una cosa del genere.
“Stavamo mettendo insieme i soldi per pagare gli stipendi di gennaio e febbraio, riprendere fiato. E poi piano piano gestire le cose, non senza difficoltà. Evidentemente non è questo quello che vuole qualcuno”.
C’è la possibilità di portare avanti il discorso intrapreso con Giorgio La Cava, di salvare la Maceratese?
“Non mi va di raccontare tutto, di sollevare le piazze, di creare confusione o altro. Il discorso con Giorgio La Cava lo avevo intrapreso da tempo. Lo scorso dicembre ho presentato a Spalletta il signor La Cava. Spelletta aveva garantito che avrebbe fatto il suo, che aveva fondi a destra e sinistra, che avrebbe pagato, sistemato. La Cava si era detto disponibile a fare la sua parte da aprile”.
Questo esonero, un po’, le da fastidio?
“Come ho detto all’inizio, mi fa un po’ sorridere. Spalletta toglie un incarico ad una persona che non ha mai pagato, senza neanche avvisarla”.
Se ci fosse una via di uscita, i tifosi sarebbero grati nei confronti di chi è disposto a percorrerla.
“Penso di essere l’unico scemo, non di Macerata, che si sta dando da fare. Anche a casa mi dicono di smetterea”.
La Cava era l’ultima speranza per la Maceratese.
“Sa chi è il primo che mi ha chiamato e sorridendo mi ha detto che è una follia? Armando Perna. Nonostante il casino che c’è, sono l’unico che ho un rapporto importante con la squadra. Saranno anche gelosi di questo”.
Quale consiglio si sente di dare agli amanti della Maceratese?
“Mettiamoci seduti intorno ad un tavolo, illustriamo la situazione. Ci sono due passaggi fondamentali: La Cava entra, ma non possono pensare che debba pagare per prendere la società. Le assicuro invece che qualcuno la pensa in modo contrario. Ieri sera ho fatto una proposta all’avvocato Gabriele Cofanelli: organizziamo un tavolo per il passaggio o comunque per trovare una soluzione al problema, allo stadio Helvia Recina, in mezzo al campo, con i tifosi. Vediamo chi ha le palle per dire pubblicamente cosa vuole fare. Chi vuole quarantamila euro per cedere la società, chi ne vuole centomila perché ce li ha messi l’anno scorso”.
E La Cava cosa direbbe?
“Mi fate entrare?”.
I tempi oramai sono strettissimi.
“Non voglio mettere paura, i tempi sono quasi irrimediabili. Se fra la giornata di domani o massimo martedì non si trova una soluzione, i tempi sono irrimediabili. Ci sono delle regole federali che nessuno sta pensando di ottemperare. Ci sono delle scadenze che ormai sono improrogabili. Qui c’è la recidiva, i debiti, la situazione della società. Per la federazione il comportamento delle dirigenza conta quando deve esprimere un giudizio”.
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