Potere al Popolo: “La carovana “Camminiamo domandando” ha già capovolto la politica"
Da Potere al Popolo Macerata riceviamo
Se il 30 gennaio ci avessero detto quello che sarebbe successo nel mese seguente, non ci avremmo creduto. L'omicidio di Pamela e la ribalta nazionale, l'attentato razzista di Traini. E poi la città militarizzata, le sfilate dei partiti neofascisti a Macerata; il sindaco Carancini che sceglie di non scegliere e le istituzioni preposte alla tutela della democrazia che lo seguono. Il terrorismo psicologico contro la manifestazione, con scuole e negozi chiusi come neanche sotto le bombe. E poi la risposta della città e del Paese tutto, con la manifestazione spontanea del 4 Febbraio e l'enorme corteo del 10, con 30.000 persone.
Noi abbiamo deciso di sospendere la nostra campagna elettorale, per non speculare ancora sulle vite delle persone e sul corpo della città di Macerata: ci siamo messi al servizio della comunità, di chi ha voluto rialzare la testa e riprendersi lo spazio pubblico contro ogni violenza e ogni terrorismo. Qui nasce il nostro contributo alla manifestazione: ricomporre una comunità, tornare a stringere mani e ripudiare la paura.
Proprio quel successo ci ha spinto in una campagna elettorale al contrario: nella gara per andare in televisione o rilasciare dichiarazioni, Potere al Popolo ha cominciato il giro del territorio del collegio maceratese. 50 comuni da girare in 18 giorni, da Monte San Martino a Osimo, da Camerino a Montefano. “Camminiamo domandando” riprende un motto degli indigeni zapatisti messicani: è necessario tornare a domandare, per comprendere i bisogni delle persone. Cosi inizia un giro incredibile, che ha permesso di incontrare cittadini di tutto il territorio: gli sfollati del terremoto a Caldarola e i migranti di seconda generazione a Caccamo, gli anziani dei circoli ricreativi e i fedeli che uscivano dalle messe; e poi i giovani, anche minorenni. Un giro che si completerà giovedì e venerdì, con Camerino, Matelica e Osimo. Abbiamo attraversato territori feriti per scoprire il deserto della politica: nessun candidato che si sia fatto vedere, che abbia incontrato le popolazioni personalmente. Nessuno che affigga i manifesti nei paesi dell'entroterra. Nessuno che abbia un minimo presidio sul territorio. D'altro canto, parlare con i cittadini di ogni latitudine ci ha insegnato che dietro ogni discorso si nasconde sempre la problematica del lavoro che non c'è, della solitudine. Dell'età pensionabile che non arriva mai e quando lo fa è per uno stipendio a 3 cifre. Della critica profonda della politica: “sono tutti uguali”, “bisognerebbe mettere una bomba”, “sono tutti ladri”, dicono tutti. Ma poi si ricredono: “no, voi non siete come gli altri, perché siete qui”.
E questo, al di là e oltre ogni risultato elettorale, è già una piccola vittoria.
Ci saremo anche dopo il 4 Marzo, per ritessere la rete della democrazia e della sicurezza sociale. Perché o la politica e il potere ritorna al popolo, oppure abbiamo già perso.“
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