La Terra Tremano dopo aver commosso tutto il cratere sismico del maceratese nelle dieci tappe, arriva all’ultima attesa data: domenica 22 settembre alle ore 18, presso l’Ostello di San Ginesio, si racconterà una storia potente, per l’unica data rinviata in luglio causa maltempo, ed ora recuperata, per chiudere quel cerchio “magico” della memoria.
Per chiudere soprattutto un’estate indimenticabile.
Mentre altrove, e sui media nazionali, si percepisce una “dimenticanza” quasi totale su quel che è stato il 2016 e quel che è la dura realtà oggi per le tante persone colpite dal sisma, La Terra Tremano fa alzare l’urlo di tutte queste persone, a scuotere il mondo degli indifferenti. Raccontando una storia così potente come quella natura che qui fa sempre capire chi comanda, nei mutamenti epocali, come in quelli quotidiani.
Una storia importante come le vite di tutti quelli che resistono qui, tenacemente.
Una storia di luoghi bellissimi, come questi borghi antichi tra gli Appennini.
Una storia di tante persone, donne, uomini, vecchi, bambini.
Una storia che racconta la voglia di andare avanti, oltre le macerie. Oltre la rabbia.
Una storia che ribadisce che in mezzo e sopra la natura, si può vivere, perché è bellissimo.
Ma è urgente e necessario scegliere come farlo. Da San Ginesio a Visso, fino a Pieve Torina, dove la scorsa domenica La Terra Tremano ha fatto tappa. Ed anche a Pieve Torina ha lasciato il suo bagaglio di commozione e di condivisione. Anche lì, come ad ogni replica di questo Festival, tra quelle Soluzioni Abitative di Emergenza che sono il presente di tanti terremotati, sì è ripetuta la catarsi, quell’antico rito collettivo di una comunità che nell’ascolto e nella rappresentazione di sé stessa, riesce a ritrovarsi. Fortemente commossi ed emozionati gli spettatori e gli abitanti delle SAE.
Paola, maestra di scuola, così commenta lo spettacolo a Pieve Torina:
“Impossibile descrivere i sentimenti provati, il nodo allo stomaco e il groppo alla gola. Le lacrime trattenute a fatica nel ripercorrere tutto, il dolore rinchiuso dentro, lo spaesamento, il non riconoscere e il non riconoscersi più. Ascoltare il monologo di Giorgio Felicetti è stato come leggere il proprio diario, come se avesse scavato dentro ognuno di noi, scovando ogni singolo istante vissuto, ogni dolore, ogni paura, ogni lacrima. Ed è stata una catarsi, una purificazione, come se improvvisamente il dolore chiuso dentro avesse trovato uno spiraglio di libertà e speranza. Non è stato solo uno spettacolo, ma il più bel dono di condivisione che questo autore potesse farci".
Una settimana intensissima, per La Terra Tremano, tra cinema e teatro: dopo l’allestimento teatrale nella zona SAE di Pieve Torina, ci sono state giornate intere di riprese cinematografiche, in cui si è allargato lo sguardo a tutto il centro Italia, per il docu-film omonimo, a cura della troupe della Noura Cinema. Ed ora l’ultima tappa di questa doppia produzione artistica: San Ginesio, ovvero in quel paese dove, appena entri dalla Porta Picena, sei accolto dal quel monito di antica memoria che è l’Ospedale dei Pellegrini, la “domus hospitalis“ medievale, luogo di accoglienza per tutti gli antichi viandanti e gli spaesati d’un tempo. Poco più in là, a perpetuare quella vocazione, c’è l’attuale Ostello; lì dentro, nel luogo di rifugio e di prima accoglienza per gli sfollati dopo i tremendi giorni del 2016, andrà in scena La Terra Tremano”..
“Sarà un riverbero, un’amplificazione della memoria, raccontare questa grande storia nelle stesse stanze dove, durante i primi drammatici giorni post-sisma, tanti anziani, bambini e madri si ritrovavano a convivere, a mangiare, a dormire, a pregare, tra brandine, tavoli per la mensa, e qualche giocattolo per i più piccoli, nel tentare di sopravvivere allo “spaesamento” totale. Tornare qui, dopo tre anni, sarà per tanti di loro il metter finalmente un punto. Per poter andare oltre. Per andare avanti. Dall’Ostello di San Ginesio domenica prossima, si alzerà un fortissimo grido di speranza. Invitiamo tutti quelli che non sono riusciti a seguirci nelle date precedenti, per capire cosa significa assistere a questo spettacolo in mezzo alle persone che vivono nel cratere. E’ indescrivibile altrimenti. Tanti di loro sono venuti a rivederlo due o tre volte. Questo festival dei dieci Comuni del cratere è stato accolto in maniera meravigliosa. Oltre ogni nostra previsione. Vogliamo chiuderlo domenica, come una vera grande festa della memoria e del territorio”.
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