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Cultura San Severino Marche

I Teatri di SanSeverino piangono la scomparsa di De Filippo

I Teatri di SanSeverino piangono la scomparsa di De Filippo

Pochi mesi fa lunghi applausi a scena aperta salutavano, sul palco del Feronia, un grande artista: Luca De Filippo, figlio d’arte del grandissimo Eduardo. L’attore e regista lo scorso gennaio aprì la nuova stagione de “i Teatri di Sanseverino” con lo spettacolo dal titolo “Sogno di una notte di mezza sbornia”. De Filippo è scomparso a 67 anni dopo un ricovero e la diagnosi di un male incurabile che l’ha strappato alle scene e alla vita per sempre. Non ha neppure avuto il tempo di lottare. “Se n’è andato un grande interprete della tradizione napoletana, di quella tradizione di cui Luca De Filippo è stato un degnissimo erede” – commenta il direttore artistico dei teatri settempedani, Francesco Rapaccioni, che domani ricorderà il maestro, insieme a chi lo applaudì pochi mesi fa, proprio al Feronia. Il sipario si aprirà, alle ore 17, per l’esclusiva nazionale “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano”, una storia di incontri tra la cultura araba e quella ebrea, tra genitori e figli, tra fratelli in competizione, tra ricchi e poveri, tra vita interiore e mondo esterno, tra generazioni, tra l’Europa e il Medio Oriente. A calcare la scena saranno Giordano Di Palma e l’orchestra “I SuonAttori” per la regia e l’adattamento dello stesso Di Palma, le musiche di Alberto Maria Del Re. “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano”, da cui è tratto il film omonimo con Omar Sharif, è un romanzo di Éric-Emmanuel Schmitt che racconta la storia di un negoziante, un anziano arabo di una via ebrea di Parigi, con cui si relaziona l’undicenne ebreo Mosè (da lui ribattezzato Momo “perché è meno impegnativo”) in un rapporto che via via cresce: dalla diffidenza, all’amicizia, all’adozione. Nel corso della storia, infatti, Momo si lascia pian piano conquistare dalle perle di saggezza racchiuse nel Corano di Monsieur Ibrahim che diventa per lui una figura di riferimento, padre amorevole e affettuoso contrapposto al padre naturale che gli procura solo “una sensazione di freddo”. E Ibrahim, dopo il suicidio del vero padre di Momo, decide di adottarlo e di portarlo con sé in un viaggio alla scoperta della Mezzaluna d’Oro. Con un’automobile rossa che nessuno dei due sa guidare bene attraversano l’Europa in direzione sud-est, evitando le autostrade perché “sono buone per gli imbecilli che vogliono andare il più velocemente possibile da un punto all’altro”. Il viaggio diventa per Momo lo strumento di iniziazione alla maturità e lo prepara a un doloroso addio ma anche alla riconciliazione con la madre e a una nuova vita, in cui sarà lui “l’arabo della strada”, raccogliendo una preziosa eredità con rinnovato vigore.

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