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Cultura Civitanova Marche

Civitanova, Sgarbi celebra il sommo poeta: "Il vero Garibaldi che unisce l'italia è Dante" (FOTO GALLERY)

Civitanova, Sgarbi celebra il sommo poeta: "Il vero Garibaldi che unisce l'italia è Dante" (FOTO GALLERY)

Si è svolto, nella serata di ieri, all'Arena Varco sul mare di Civitanova il primo dei due appuntamenti che l'amministrazione comunale ha voluto dedicare a Dante nell'anniversario dei 700 anni della morte. L'incontro, nato da un'idea di Sabrina Colle e sotto la direzione artistica di Vittorio Sgarbi, ha visto la partecipazione, oltre dello stesso, anche degli attori Alessandro Preziosi e Nancy Brilli e del giornalista e intellettuale Aldo Cazzullo. Presenti tra gli altri: il questore di Macerata Vincenzo Trombadore, gli imprenditori Andrea Della Valle e Germano Ercoli e la giornalista (opinionista del programma "Non è l'Arena")  Sandra Amurri.  A fare gli onori di casa è stato invece il sindaco Fabrizio Ciarapica che ha sottolineato: "quando abbiamo pensato questo mini festival non sapevamo ancora cosa sarebbe successo con la pandemia in corso, abbiamo pensato  tuttavia che ci fosse tra le persone, nonostante tutto, grande voglia di stare insieme e di ripartire dalla cultura, perciò abbiamo ideato questi due appuntamenti in maniera lungimirante e siamo estremamente soddisfatti di aver attribuito la direzione al più grande critico in Italia".

Dopo la lettura dei primi due canti dell'inferno e del paradiso, a cura di Alessandro Preziosi e Nancy Brilli, è stato lo stesso Sgarbi a prendere la parola, e a sottolineare il valore identitario di Dante.  La sua lingua, infatti,  segna un confine nazionale, quello italiano appunto: "L'Italia esiste" ha spiegato il critico "già prima del Risorgimento e di Garibaldi ed esiste grazie a due cose: la lingua italiana che nasce con  Dante e grazie ad uno stile pittorico (l'italian school direbbero gli inglesi) che è quello che parte  da Venezia con Giovanni Bellini e arriva fino in Sicilia con Antonello. In mezzo c'è Piero della Francesca, la scuola Ferrarese, quella di Camerino, tutte insieme identificano uno stile unico, il Rinascimento e dove c'è uno stile c'è una nazione. Ecco perchè il vero Garibaldi d'Italia è Dante e prima del Risorgimento c'è Il Rinascimento". La fortuna e della lingua italiana e di Dante, pur in un contesto culturale che gli preferisce Petrarca e Boccaccio ( basta vedere la classificazione della lingua italiana di Pietro Bembo) è testimoniato dalla fortuna che ebbe al di fuori dei confini nazionali: "Shakespeare conosceva perfettamente l'Italiano, Ezra Pound amava Dante, perfino Mozart musicò tre opere liriche, il Don Giovanni, le nozze di Figaro e Così fan tutte, che erano scritte in lingua italiana. Questo dimostra che almeno fino alla fine del '700 la nostra era la lingua più conosciuta".

Il critico si è poi soffermato su una figura emblematica del paradiso dantesco: San Francesco, lo stesso  le cui "gesta" sono state mirabilmente raffigurate da Giotto, da Padova ad Assisi. Proprio su questo parallelismo si è giocato l'intervento: "il racconto che fa Giotto di Francesco è simile a quello di Dante". Egli viene raffigurato come il più grande uomo dopo Cristo perchè c'è un segno che ne consacra la grandezza: le stigmate: "il sangue, come nella morte di Gesù, serve infatti a consacrare una dimensione" D'altro  canto - aggiunge il critico -  "nel canto XI due sono i santi su cui si regge la chiesa e la storia del cristianesimo "Domenico che rappresenta l'intelligenza e lo stesso Francesco che rappresenta il cuore che prende in sposa la povertà e viene rappresentato da Dante come il sole che sorge dal fiume Gange e che nasce ad Oriente".  A proposito del rapporto con il proprio tempo, chiosa Sgarbi, Dante "ci insegna che la nostra vita è troppo corta per percepire davvero le distanze tra due epoche"; dobbiamo allora rassegnarci a non poter comprendere tutto, specialmente i cambiamenti in corso d'opera. 

A ribadire il valore identitario della lingua di Dante ci ha pensato poi Aldo Cazzullo, che ha sottolineato come Dante "coniò moltissime espressioni che utilizziamo tutt'oggi" e come in molti casi egli sia un vero e proprio "virtuosista della lingua". Nonostante questo non fu amato da tutti, non da Petrarca e non da Macchiavelli che lo accusò addirittura di adottare uno stile "porco" e di aver parlato male di Firenze. Malgrado ciò egli è portatore dei più autentici ideali di civiltà, è il primo ad esempio a sottolineare il valore delle donne: "egli stesso" spiega Cazzullo "viene salvato dalla selva oscura da una catena di donne che si attivano per condurlo davanti a Maria e Dio in Paradiso". Ma anche nelle storie tragiche come quella di Paolo e Francesca, che pure sono all'inferno, lo sguardo di Dante è indulgente perchè l'amore è qualcosa "che ti conduce, che ti porta al di fuori di te". Molto peggio sarà trattato quel Giangiotto che è il primo autore di un femminicidio nella storia della letteratura: "Con le parole di Borges possiamo dire " conclude Cazzullo che la Divina Commedia è il più bel libro scritto dagli uomini e che Dante ci ricorda chi siamo, quello che abbiamo fatto e che faremo per tornar a riveder le stelle". 

(FOTO DI LUCIA MONTECCHIARI)

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