Nasceva esattamente 127 anni fa a Recanati Beniamino Gigli, tenore e attore, tra i più celebri cantanti d’opera del XX secolo. Una data fondamentale per la storia del canto, perché proprio a 2000 km di distanza a Copenaghen nacque il più grande tenore wagneriano del secolo Lauritz Melchior.
Ultimo di sette figli, il padre Domenico era calzolaio e campanaro della città, Beniamino già a sette anni entrò a far parte del coro Pueri Cantores della Cattedrale recanatese grazie alle sue doti canore. Nonostante il suo grande e riconosciuto talento, proprio le sue umili origini lo costrinsero a diversi lavori per pagarsi gli studi di canto dal maestro Quirino Lazzarini, organista e direttore del coro della Santa Casa di Loreto.
A quindici anni debuttò come contralto nell’operetta La fuga di Angelica di Alessandro Billi a Macerata, in cui interpretò la protagonista femminile e, grazie al suo successo e ad altre buone prove riuscì a convincere i suoi genitori a mandarlo a Roma a studiare. Si inscrisse così al conservatorio di Santa Cecilia. Per riuscire a guadagnare qualche soldo, nonostante fosse vietato agli allievi, si esibì con lo pseudonimo di Mino Rosa in molti salotti romani, riuscendo a racimolare ben trecento mila lire, una somma molta alta in quell’epoca.
Il debutto teatrale avvenne al teatro Sociale di Rovigo nel 1914, dopo aver “stravinto il concorso di Parma”, nella parte di Enzo ne La Gioconda. Seguirono tantissime interpretazioni in giro per i palcoscenici italiani e poi nel 1917 iniziò a girare l’Europa e il mondo intero. Il 26 ottobre 1920 fece il suo ingresso al Metropolitan di New York: fu subito un successo e l’inizio di una lunga collaborazione che durò dodici anni consecutivi con circa cinquecento recite. Il “divorzio” tra il cantante e il teatro fu causato dalla crisi economica e la diminuzione dei compensi, Gigli tornò in Italia, più precisamente a Roma dove lavorò quasi costantemente al Teatro dell’Opera, continuando però ad esibirsi anche all’estero, nonostante la Seconda Guerra Mondiale incombesse.
Con l’avvento del sonoro esordì anche sul grande schermo girando una serie continuativa di sedici film dal 1935 ai primi anni ’50. Fu costretto a ritirarsi dalle scene a causa di alcuni problemi di salute dovuti al diabete, l’ultimo spettacolo fu, a livello ufficiale, fu alla Carnegie Hall di New York il 20 aprile 1955. Morì a Roma il 30 novembre 1957 stroncato da un arresto cardiaco. Dopo i funerali a Roma la sua salma fu riportata a Recanati nella tomba di famiglia.
Non v'è dubbio che la voce di Gigli vada considerata una delle più belle, non solo di tenore, del secolo: omogenea, dal raro timbro che univa smalto e morbidezza, musicalissima, non amplissima ma eccezionalmente dotata di armonici naturali, a tutt'oggi inconfondibile anche al primo ascolto di uno dei numerosissimi dischi.
Nella sua città natale, Recanati, è presente u museo a lui dedicato, pressoi l Teatro Persiani. L’allestimento è stato curato dal regista Gabris Ferrari, docente dell'Accademia di Venezia, che ha lavorato in collaborazione con lo scenografo Marcello Morresi. La Sala dei Trenta e i locali attigui offrono un percorso di scoperta e ascolto del tenore. Tra le particolarità dell'allestimento, la ricostruzione del suo camerino e la realizzazione di un piccolo spazio teatrale dove sono presenti delle gigantografie del tenore immortalato durante le esibizioni più famose. Nella sala principale è stato invece ricavato una sorta di cinema ideale dove vengono proiettati dei film di Gigli, che i visitatori potranno guardare seduti su vecchie sedie da cinema restaurate. Nello stesso spazio è stato allestito anche un punto di visione, con due postazioni, dove scorrono le immagini di un racconto visivo della sua vita. Nel museo sono conservati un gran numero di costumi di scena, spartiti musicali, una ricca rassegna stampa formata dagli articoli e dalle recensioni a lui dedicate dai giornali di tutto il mondo, la sua discografia completa e numerose onorificenze e premi ottenuti dal tenore nella sua quarantennale carriera.
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