Alla Temple University Gallery ha inaugurato “Los Angeles is, Once Again” curata dalla maceratese Camilla Boemio
Alla Temple University Gallery ha inaugurato “Los Angeles is, Once Again” curata da Camilla Boemio, curatrice di varie mostre anche negli Stati Uniti.
Dagli anni sessanta Los Angeles è un terreno fertile per la sperimentazione, ed un contesto ideale per plasmare nuovi modelli di produzione artistica e di presentazione dell’arte. In questa città unica, le pratiche artistiche sviluppano metodologie espanse e diverse fruizioni delle pratiche partecipative nelle quali l'attivismo e l'azione collettiva dell'arte sono all’apice. La scena artistica di Los Angeles cambia se stessa ogni pochi anni, attuando una sorta di rigenerazione e un dinamismo fautore di libertà espressive completamente diverse dal resto degli Stati Uniti.
In questo ecosistema tutto suo– LosAngelesis,OnceAgainesplora i temi dei "microclimi artistici" con particolare attenzione all'estetica del rinnovamento artistico della città. La mostra, inaugurata il 30 Ottobre, offre una visione poliedrica delle pratiche artistiche di Los Angeles con diverse ricerche e linguaggi d'arte.
I lavori di Dani Dodge, Ed Gomez, Sean Noyce, Max Presneill, Ty Pownall, Curtis Stage, Alison Woods, Gul Cagin, Roni Feldman e Joe Davidson, molti dei quali sono stati realizzati appositamente per questa mostra, compongono una narrazione caleidoscòpica dell'arte di Los Angeles; mostrando diversi tipi di linguaggi e di materiali: dai disegni, ai dipinti, alle fotografie fino alle installazioni.
La mostra analizza le pratiche artistiche di Los Angeles affrontando i grandi temi della società in evoluzione: dall’inconscio collettivo, alle relazioni artistificiali. dalla conformazione urbana dei luoghi perifierici ai margini di Los Angeles.
I recenti dipinti di GulCagincontemplano l'accelerazione disincarnata delle relazioni virtuali e la scomparsa delle relazioni con persone e mondi materiali in tempo reale. Mentre la vita sociale reale si allontana, le relazioni artificiali sostituiscono l'interazione tra le persone e il territorio.
I dipinti di SeanNoycesono configurati sulle somiglianze degli antichi manufatti romani acquistati dalla Getty Foundation di Los Angeles, includendo anche quelli che sono stati saccheggiati, contrabbandati o ottenuti attraverso i mezzi illeciti. A suo merito, la Getty Foundation ha restituito alcuni degli artefatti che sono stati ottenuti in questo modo, inclusa la figura rappresentata nel dipinto di Noyce: Proserpina.
AlisonWoodsè interessata all'interazione tra il pensiero e i movimenti dell'inconscio collettivo, lo spazio della psiche, lo spazio virtuale e l'universo parallelo, il luogo nel quale l'irrazionale e il razionale si fondono.
TyPownallaffronta i temi l'incertezza e l'assurdità nella sua pratica. Il suo lavoro scultoreo, combina materiali con linguaggi di articolazione come le mappe, i modelli architettonici, i simboli, i miti, e le tradizioni; per costruire relazioni che esplorano l'instabilità.
Le fotografie di CurtisStageritraggono i non-luoghi industriali. La sua ricerca verte nel fotografare i paesaggi e le architetture urbane dimenticate o semplicemente perferiche, soprattutto dell'area di Los Angeles.
Il dipinto astratto di MaxPresneillincastonato con segni, scarabocchi, cancellature e blocchi, mette in discussione l'atto della pittura e il suo rapporto con le questioni di intenti esistenziali e obbligatori, inclinando a una dichiarazione di presenza individuale tanto quanto a una dichiarazione politica obliqua. Mentre i lavori pittorici aerografati di RoniFeldmanpresentano un sottile velo nel quale l’utopia e la distopia dialogano con la civiltà e il caos.
La scultura JoeDavidsonnegozia con nuovi livelli di composizione e di complessa narrativa. Le sue trasformazioni virtuose con materiali umili, in questo caso la carta, affinano ulteriormente la compostezza realizzativa. Mentre la scultura di DaniDodgecomposta da tre cubi, altera gli spazi con poetiche e forme inastettate.
Infine l’installazione di EdGomezcomposta da copertine di album realizzate in cartone ci rimanda nuovamente alle prerogative di una città nella quale la musica è parte della conformazione della città.
La mostra è stata possibile grazie alla collaborazione con gli spazi no-profit: Durden e Ray di Los Angeles e la piattaforma nomade AAC Platform di Roma co-curata da Fabrizio Orsini.
La collettiva si potrà visitare fino il 22 Novembre. Nella gallery il graphic design Gabriele Mizzoni ha realizzato degli scatti che introducono alla mostra e svelano particolari della performance “Proserpina” realizzata dall’artista Sean Noyce.
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