Tolentino, minorenne disabile vessata e maltrattata per mesi a scuola. Ma da vittima diventa carnefice
"Vorrei solo che esca fuori la verità. Mia figlia non è una delinquente". Esordisce con queste parole Maria (nome di fantasia) la mamma della diciassettenne di Tolentino, salita da febbraio agli onori della cronaca per aver picchiato due compagne di classe e, recentemente, per essere stata sospesa dalla scuola fino alla fine dell'anno scolastico. Maria è una donna dal carattere forte e fiero, caratteristico dell'Albania, la terra delle aquile, suo paese di origine. Venticinque anni fa non ha avuto paura di attraversare l'Adriatico alla ricerca di una vita migliore. Con lo stesso coraggio ha cresciuta da sola le sue due figlie, e, con lo stesso coraggio, è pronta a far sapere la verità. A qualunque costo.
Questa storia ci parla di fragilità e prepotenza. Il bullismo come atto, è sempre deplorevole, ma è ancor più inammissibile quando viene compiuto ai danni di una ragazzina portatrice di handicap. Peggio ancora, se viene infangato e raccontato in maniera incompleta.
L’episodio in questione è avvenuto il 24 febbraio scorso. "Hanno omesso tutto, tutta la storia" racconta la mamma "lei, che in tutta la faccenda da mesi, era la vittima, si è improvvisamente trasformata in un mostro 'picchia compagne' di scuola senza motivo. Viene raccontato di intimidazioni fisiche e vessazioni psicologiche. Appare come la "bulla" di turno che ha picchiato due povere ragazze indifese, che si trovavano lì per caso e uscivano dall'aula. Ma posso assicurare che non è così, anzi, la realtà è tutt'altra".
Effettivamente una lunga serie di documenti smentirebbero di gran lunga la versione “ufficiale” che è stata resa di dominio pubblico e che, di fatto, ha reso la giovanissima una sorta di "bulla". La ragazza, che a quanto emerge avrebbe percosso le compagne mandandole al pronto soccorso, è una diciassettenne di Tolentino e all'epoca dei fatti frequentava il quarto anno in un istituto superiore di Tolentino. Come referti medici antecedenti i fatti contestati testimoniano, la diciassettenne è affetta da un’insufficienza mentale lieve che, in particolare, come riporta il documento, “le comporta delle difficoltà sul piano logico-verbale (cultura generale, astrazione e processi astrattivi, area logico-matematica, pensiero pratico), difficoltà socio-relazionali e problematiche nelle abilità sociali”. Per questo motivo, a scuola, era seguita da un’insegnante di sostegno e, inoltre, percepisce una pensione di invalidità dall’INPS.
Da settembre, quindi dall'inizio dell’anno scolastico corrente aveva stretto “amicizia” con le due ragazze in questione, una di 21 e l'altra di 19 anni, entrambe di origini straniere e ripetenti. Le due, in pochissimo tempo hanno preso il sopravvento psicologico sulla ragazza. Dalla nascita di quel rapporto per la minore sono iniziate le continue vessazioni psicologiche, le intimidazioni, le ingiurie e le minacce, che hanno portato a poco a poco la ragazza a chiudersi sempre più in se stessa e a non voler più andare a scuola. Quindi, da una parte abbiamo una minore con un deficit mentale, seguita da un'insegnante di sostegno e con qualche difficoltà, dall'altra due ragazze molto più grandi di lei che in cambio della loro amicizia chiedono "favori".
“Già da ottobre non voleva più recarsi a scuola perché aveva paura. Gli abusi avvenivano soprattutto lì ma anche quando uscivano in giro per Tolentino o Macerata a fare una passeggiata. Più di una volta l’hanno indotta ad assumere sostanze stupefacenti e lei, rifiutandosi, le faceva accanire ancora di più. Le ordinavano, approfittandosi della sua “debolezza mentale”, di rubare cibo e profumi da casa. Doveva accompagnarle in tutte le loro attività, e la minacciavano di allontanarla se non l’avesse fatto, di metterle contro tutta la classe e di farle tagliare la testa dai loro connazionali macedoni e rumeni” racconta la madre.
Nel novembre del 2015, quindi quattro mesi prima del fattaccio, la famiglia aveva sporto denuncia presso i Carabinieri di Tolentino per minacce, percosse e lesioni fisiche. Il verbale passa in rassegna tutte le azioni perpetrate dalle due "amiche" nei suoi confronti. A pagina 2 si legge quanto segue:
Inutile sottolineare che in una situazione di disagio del genere la minore ha avuto sempre maggiori difficoltà a recarsi a scuola accusando, sempre più frequentemente condizioni di malessere psicologico andando a causare crisi lipotimiche con conseguente svenimento che l’hanno più di una volta costretta a ricorrere alle cure del pronto soccorso.
Si legge in un referto del 19 novembre 2015: “sulla base della ricognizione anamnestica e della visita effettuata la paziente risulta affetta da sindrome da stress post-traumatico con cenestopatie viscero-somatiche (cardiopalmo, dispnea, vomito, tremore, lipotimia fino a sincope neuromediata), sindrome depressivo-ansiosa e atti di autolesionismo.”
Soffermiamoci sugli atti di autolesionismo per pochi istanti. Immaginiamo un tranquillo giorno infrasettimanale, stiamo pranzando e il TG ci informa del ragazzino che, stravolto dalla prepotenza dei compagni decide di farla finita. Esattamente quello che stava per succedere. Pochi giorni prima del 19 novembre, precisamente il 12 novembre, in orario scolastico, una delle due ragazze, dal momento che la minore aveva manifestato la volontà di non sottostare più ai loro ordini e alle loro angherie, l’aveva incastrata in un angolo con un banco, percuotendola e graffiandole il viso. La madre subito accorsa l'ha prontamente riportata a casa ma l’ilarità delle due che di fronte alla compagna in difficoltà, accusante dispnea e ansia se ne andavano sghignazzando le ha provocato una crisi lipotimica ed è svenuta. Il clima irrespirabile e la profonda depressione hanno avuto il sopravvento: dopo questo ennesimo episodio, la ragazza tenta di farla finita provando a buttarsi dal quarto piano. Viene salvata appena in tempo. In seguito a questo episodio è tornata a scuola solamente a fine novembre. La mamma in quel frangente aveva pregato la scuola, alla luce dei fatti appena descritti, di effettuare maggiori controlli.
Si legge in una nota inviata dal medico curante della giovane al neuropsichiatra infantile dottor Pincherle: “vive a scuola in un contesto di continue intimidazioni, minacce verbali e comportamentali, isolamento dagli altri e subisce tale situazione di bullismo con grave sofferenza emotiva…gli episodi sincopali recidivanti di cui è affetta da tempo si possano con evidenza correlare con un’eziologia neuromediata situazionale…penso indispensabile far tutto il possibile perché la ragazza, come chiunque altro alunno, possa vivere la scuola come ambiente accogliente, sicuro e salutare”.
Ancora da chiarire il ruolo della scuola in queste circostanze. Le due, dunque, in data 24 novembre 2015 risultavano già denunciate e note alle forze dell’ordine per i reati di cui gli artt. 594, 612, 581 e 582, del codice penale nella fattispecie ingiuria, minaccia, percosse e lesioni personali dolose e sono, a tutti gli effetti, perseguite penalmente dalla Procura della Repubblica. In questo clima di intimidazioni e percosse fisiche arriviamo al 24 febbraio 2016. In seguito all’ennesimo tentativo di sopruso (si legge nel referto del pronto soccorso che è stata incastrata in un angolo con il banco e percossa in viso provocando ecchimosi) la ragazza ha reagito spingendo a terra per i capelli la prima e, intervenuta nella colluttazione, anche la seconda ha avuto la peggio.
"Non giustifico affatto il comportamento di mia figlia, la violenza è sbagliata. Ma non posso biasimarla. Dopo mesi che si teneva tutto dentro, è scoppiata e ha reagito. Ciò che non capisco è il perché la scuola non l’abbia difesa, anzi, abbia fatto di tutto per infangare l’accaduto. Non meritava la sospensione. Quelle ragazze la tormentano da mesi. Ci sono denunce, referti del pronto soccorso. Si è letteralmente distrutta da quando le ha conosciute. Non esce più di casa, ha paura di tutto e di tutti, mangia in continuazione per le crisi nervose. Io esigo che venga fatta luce su questa storia perché ciò che è stato raccontato è falso, e i documenti lo attestano chiaramente.
Effettivamente, volendo essere pignoli, perfino la collocazione temporale dell’episodio è sbagliata, perché la faccenda è vecchia di almeno due mesi e la scuola aveva ratificato già da marzo la sospensione. "Non so perché è uscita fuori solo martedì (19 aprile, ndr), oltretutto adducendo che i fatti si sono verificati nel pomeriggio di qualche giorno fa”.
Come già accennato, ancora da chiarire è il ruolo della scuola. Tuttavia appare assai discutibile la decisione, alla luce dei dati emersi, di sospendere la minore da scuola per salvaguardare l'incolumità delle compagne, quando, tutta una serie di fattori convergono decisamente verso un'altra versione dei fatti. Era davvero necessaria la sanzione disciplinare? Ed eventualmente, perchè ad essere punita è stata solo lei e non le altre due compagne il cui comportamento, oggettivamente, ha provocato la reazione? Fatto sta che la sospensione può essere impugnata e può essere revocata.
"La questione verrà affrontata in tribunale. Non ci sono scuse. Le prove ci sono, i documenti, c'è tutto. Non riesco a darmi pace però, cosa ha fatto di male per essere trattata così. La verità verrà fuori" dice Maria. E nei suoi occhi si leggono tutto l'orgoglio, la determinazione, la grinta e il carattere di una madre disposta a fare di tutto per tutelare una figlia fragile e indifesa.
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