È stata confermata dalla Cassazione la condanna a 12 anni di reclusione per il 31enne Luca Traini accusato di strage per aver sparato a sei migranti, ferendoli, il 3 febbraio 2018 a Macerata, con l'aggravante dell'odio razziale. La Suprema Corte ha anche confermato il diritto al risarcimento per le vittime e per le parti civili.
Tra queste, il comune di Macerata e la struttura territoriale del Pd. Anche il sostituto procuratore generale di Cassazione Marco Dall'Olio aveva sollecitato davanti giudici della sesta sezione penale di Piazza Cavour la conferma a 12 anni, sottolineando che è stata corretta la motivazione della sentenza pronunciata dalla corte di Assise di Appello di Ancona nell'ottobre del 2019. "È corretto definire strage ciò di cui ci stiamo occupando oggi - ha detto il pg durante la sua requisitoria - Traini voleva uccidere un numero indeterminato di persone". Per questo, il magistrato ha ricordato la "sequenza impressionante di colpi, con 17 bossoli e 14 frammenti di proiettili rinvenuti", sparati "a distanza ravvicinata e ad altezza d'uomo", rivolti "verso persone, esercizi commerciali e anche verso la sede di un partito". "Chiunque - ha rilevato il pg Dall'Olio - si fosse trovato a passare di là, sarebbe potuto essere attinto dai colpi".
"Nel comportamento di Traini non c'è odio razziale - ha invece sottolineato nella sua arringa l'avv. Franco Coppi che difende Traini imputato per la strage di Macerata -, i neri vengono identificati da lui come i responsabili dello spaccio di droga nella provincia di Macerata e come responsabili della morte di Pamela Mastropietro, potevano essere anche gialli o pellerossa e il discorso sarebbe stato lo stesso"; inoltre, ha proseguito, "non c'è stata una strage perché il reato richiede l'indeterminatezza delle persone offese". Secondo Coppi Traini ha voluto "ergersi a vendicatore in preda ad un raptus emotivo di cui si dovrebbe tenere conto".
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