Anche se la perizia completa non è stata ancora depositata, una prima certezza sulla morte di Pamela Mastropietro c'è già. La ragazza è stata uccisa a coltellate (due ferite riscontrate all'altezza del fegato) e con un colpo alla testa. Esclusa a questo punto in maniera netta e definitiva l'ipotesi della morte per overdose, sostenuta ancora oggi da Innocent Oseghale.
Proseguono intanto gli interrogatori per cercare di fare luce su quanto successo nell'appartamento di via Spalato a Macerata, anche se gli elementi più importanti dovrebbero arrivare dalla perizia sulla quale stanno lavorando i medici legali Mariano Cingolani, Dora Mirtella e Roberto Scendoni, e il tossicologo Rino Froldi. A questi si sommeranno i rilievi del Ris di Roma per capire chi era in quella casa quando è stato consumato il tremendo delitto di cui ad oggi sono indagati in quattro: Innocent Oseghale, Lucky Desmond e Awelima Lucky, attualmente in carcere, e Anthony Anyanwu, in stato di libertà.
Pamela ha assunto eroina il giorno in cui è stata uccisa, ma non è stata la droga ad ucciderla. I rilievi medico-legali hanno evidenziato tracce di morfina negli organi della ragazza, incompatibili che una overdose. Infatti, in quest'ultimo caso la droga provoca una crisi immediata per via della quale la circolazione del sangue si blocca e lo stupefacente rimane nei pressi del punto in cui è stato assunto o iniettato.
E' stato, dunque, un efferato omicidio e l'esclusione dell'overdose dalle cause di morte smentirebbe quanto asserisce ancora oggi Oseghale che, anche di fronte al nuovo avvocato, sostiene che Pamela si sia sentita male dopo aver assunto eroina.
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