Un processo con giudizio immediato, senza il filtro dell'udienza preliminare, per omicidio volontario aggravato anche dalla premeditazione per l'uccisione di Olindo Pinciaroli, veterinario, avvenuta il 21 maggio a Osimo. Lo ha chiesto al gip il pm Marco Pucilli per Valerio Andreucci, fantino di 23 anni, collaboratore di Pinciaroli, accusato di averlo accoltellato a morte mentre stavano viaggiando sull'ambulanza veterinaria diretti a Polverigi.
Il giovane è accusato anche di calunnia per aver accusato dell'omicidio una persona estranea ai fatti. Il giudizio immediato viene chiesto dalla Procura quando ritiene di avere in mano l'evidenza della prova di un reato. Il pm aveva interrogato a fine agosto Andreucci, anche sugli elementi di prova che gli investigatori avevano raccolto tra cui il grosso coltello da cucina. Il giovane non ha confessato l'omicidio. Ha però ammesso di aver assunto 4 grammi di cocaina. L'omicidio potrebbe essere legato alla necessità di procurarsi denaro per acquistare droga. (Ansa)
Il Giudice di Pace di Macerata condanna la Regione a risarcire un automobilista che un anno fa ebbe un incidente a causa di un cinghiale.
Il 29 novembre del 2016, il signor P.G. alla guida dell'autoveicolo di sua proprietà, una Volkswagen Passat, percorreva la SP Piane Chienti, nel tratto di strada che da Macerata conduce a Tolentino. In contrada Divina Pastora improvvisamente un cinghiale, proveniente dalla scarpata, attraversò la carreggiata.
L'animale selvatico urtò la parte anteriore destra dell'autoveicolo. L'incidente provocò diversi danni all'autovettura e, in seguito all'urto, il cinghiale rimase a terra morto. Il signor P.G. non potè far nulla per evitare l'impatto, a causa dell'azione repentina ed imprevedibile dell'animale che gli “tagliò la strada” e dell'oscurità presente sul luogo del sinistro.
Il signor P.G. si rivolse all'avvocato Marco Belli (in foto), il quale iniziò una causa davanti al Giudice di Pace di Macerata.
Oggi lo stesso giudice, l'Avv. Antonino Di Renzo Mannino, ha condannato la Regione Marche al pagamento della somma di 3.000 euro in favore di P.G., a titolo di risarcimento danni, oltre al pagamento degli interessi legali e anche al pagamento delle spese del Giudizio in favore dello stesso P.G..
Nuovi controlli del Ris dei carabinieri oggi sull'auto di Giuseppe Santoleri, indagato insieme al figlio Simone per concorso nell'omicidio della moglie Renata Rapposelli, 64 anni, il cui cadavere è stato rinvenuto il 10 novembre in una zona di campagna vicino al fiume Chienti a Tolentino. I rilievi sono stati eseguiti da una biologa, che comparerà eventuali tracce di terriccio con quelle che verranno prelevate nell'area in cui il corpo della pittrice è stato ritrovato.
Oggi i carabinieri sarebbero dovuti tornare a Tolentino per prelevare i campioni da comparare, ma l'operazione è slittata a domani. La difesa dei Santoleri si è affidata a un consulente, l'investigatore Ezio Denti, che ha collaborato in alcuni dei casi più noti e complessi, tra cui quello dell'omicidio di Yara Gambirasio. (Ansa)
Trovato morto sul letto nella casa materna a Pollenza. Un uomo di 61 anni si è spento così, da solo, mentre era a casa della madre che al momento risulta ricoverata in una casa di riposo.
Una triste scoperta quella dei Vigili del Fuoco intervenuti dopo la chiamata dei Vigili Urbani che si erano preoccupati per l'uomo che non si era visto più in giro per il paese.
Dopo che al suono ripetuto del campanello di casa non ha risposto nessuno, i Vigili del Fuoco sono entrati con la forza e hanno scoperto l'uomo senza vita lungo a letto.
Sembra che la morte sia avvenuta per cause naturali.
Paura in una scuola di Porto Recanati.
Durante l'orario di lezione, una maestra ha avuto un malore mentre scendeva le scale dell'istituto e si è accasciata a terra.
Intervenute sul posto immediatamente la Croce Azzurra e l'automedica di Recanati che hanno constatato lo stato di salute dell'insegnante.
La donna non ricordava nulla dell'accaduto, ma il medico ha ipotizzato possa essersi trattato di un abbassamento di pressione in quanto la maestra sembri soffrire di ipertensione e far uso di pasticche ad hoc per la pressione.
E' stata accompagnata in ospedale per ulteriori accertamenti.
Denunciato un 25enne romeno sospettato di essere l'autore della serie di scippi avvenuti negli ultimi 15 giorni a Porto Recanati.
Un totale di 15 scippi effettuati dal giovane identificato dalle Forze dell'Ordine.
Nella giornata di giovedì 23 novembre gli agenti lo hanno pedinato mentre camminava al mercato cittadino e sembrava intento a mietere altre vittime.
A quel punto i Carabinieri sono intervenuti e lo hanno fermato. Hanno proceduto a perquisire l'abitazione del presunto ladro, residente nella provincia di Pesaro Urbino, e hanno trovato nell'armadio un abbigliamento simile a quello utilizzato dallo scippatore in precedenza e anche tre borse con i documenti dei malcapitati che sono state restituite ai leggittimi proprietari.
Ennesima operazione della Guardia di Finanza di Civitanova volta al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti. Questa volta, nel mirino dei finanzieri, un cittadino tunisino di 27 anni, domiciliato nel comune costiero. L'uomo è stato trovato in possesso di vari tipi di sostanze, per una quantità complessiva di mezzo chilogrammo.
Il 27enne non era passato inosservato all'occhio dei finanzieri, costantemente occupati nel controllo sul territorio. Grazie alle indagini svolte e all'ausilio di due unità cinofile, è stata perquisita l'abitazione dell'uomo dove si trovava la merce, suddivisa in marijuana, eroina e cocaina. Inoltre, sono state sequestrate anche due pasticche di ecstasy, 500 euro in contanti, ritenuti molto probabilmente provento dello spaccio, materiale per il confezionamento della droga e diversi cellulari, mediante i quali veniva gestito il "commercio".
Secondo ulteriori approfondimenti, l'uomo risulta non in regola con il permesso di soggiorno. Aveva allestito un piccolo bazar, attraverso cui riforniva una rete di consumatori, verosimilmente locali. Il 27enne è stato tratto in arresto e associato alla Casa Circondariale di Ascoli Piceno, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Sempre nello stesso ambito sono stati individuati e denunciati anche altri due tunisini.
Una tragedia quella avvenuta in una comunità di Corridonia, dove è stato trovato il corpo privo di vita del 53enne di Tolentino Ivan Leone. L'uomo è stato ucciso da un'overdose. Quando i sanitari lo hanno trovato era ormai troppo tardi.
I funerali si terranno sabato 25 novembre, alle 9.45, nella Chiesa di San Giovanni di Belforte del Chienti. La camera ardente, invece, sarà allestita presso la Sala del Commiato Terracoeli di Tolentino, in via Rutiloni 51, e sarà aperta da domani, venerdì 24, dalle 15.
Una tragedia sventata per un soffio. Intorno alle 23 di ieri, una 41enne ha tentato di togliersi la vitao. La donna era andata a trovare un suo amico. Dopo alcuni discorsi, la 41enne ha manifestato il suo malessere e l'uomo ha intuito cosa stava per accadere. Preoccupato per un eventuale ed imminente insano gesto, l'uomo ha avvertito i Carabinieri. Nel frattempo, però, la donna siera allontanata dall'abitazione.
I Carabinieri, giunti sul posto, hanno iniziato a cercarla per la campagna circostante, mentre uno dei militari di Montecosaro ha provato a chiamarla più volte sul cellulare. Dopo vari tentativi, la 41enne ha risposto al telefono e grazie ad un lungo colloquio telefonico, è riuscito a tranquillizzata, instaurando un rapporto di fiducia. Proprio grazie a questa complicità, la donna ha descritto il luogo in cui si trovava, nella campagna tra Montecosaro e Potenza Picena.
La 41enne è stata poi accompagnata prima al Comando e poi al pronto soccorso, dove ha ammesso di avere un problema grave ed è stata ricoverata.
C'erano tracce di sostanze particolari o farmaci nel corpo di Renata Rapposelli, trovato il 10 novembre in avanzato stato di decomposizione lungo le rive del Chienti a Tolentino? E' la domanda alla quale dovrà rispondere il tossicologo veneziano Giampietro Frison, a cui il pm Andrea Laurino ha affidato l'incarico di esaminare i reperti prelevati dal cadavere della pittrice 64enne durante gli esami autoptici effettuati a Macerata.
La donna, che viveva ad Ancona, era scomparsa il 9 ottobre scorso dopo aver fatto visita al marito Giuseppe Santoleri e al figlio Simone, che vivono a Giulianova. Secondo i due uomini, indagati per concorso in omicidio e occultamento di cadavere, dopo una lite Giuseppe avrebbe accompagnato la moglie a Loreto perché lei voleva pregare nel Santuario. Gli inquirenti però non credono a questa ricostruzione, e stanno cercando di ricostruire le ultime ore di vita della pittrice, in contrasto con i familiari per questioni economiche. Il perito trarrà le sue conclusioni entro 45 giorni. (Ansa)
Nella piccola frazione di Massaprofoglio a Muccia, i carabinieri forestali hanno individuato una costruzione in una zona protetta dal vincolo paesaggistico.
Continuando con i dovuti accertamenti si è cercato di risalire al proprietario dell'immobile: una signora di sessantotto anni, che vive a Roma e che possedeva a Muccia una seconda casa che utilizzava per le vacanze. Questa era stata dichiarata inagibile a seguito del sisma del 2016. Così la signora se n'è fatta costruire un'altra di legno, senza però aver chiesto alcuna autorizzazione a costruire.
La Procura di Macerata ha disposto il sequestro preventivo dell'immobile in quanto costruito in una zona protetta da vincolo paesaggistico senza avere alcuna autorizzazione. In più, essendo utilizzata dalla proprietaria come seconda abitazione, non c'è la giustificazione dell'emergenza abitativa.
Eseguite dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Macerata tre misure interdittive con il divieto di ricoprire ruoli direttivi in imprese per altrettanti imprenditori del maceratese.
Scattata stamane, alle prime ore dell’alba, un’operazione che ha visto impegnati tutti gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria di Macerata per l’esecuzione di diverse perquisizioni locali e di tre misure interdittive, per la durata di 8 mesi, nei confronti dei rappresentanti legali di altrettante società.
Il reparto della Guardia di Finanza, all’esito di una complessa attività, orientata alla ricerca e repressione delle frodi in danno del bilancio locale - con particolare riferimento al settore degli appalti pubblici – ha individuato e segnalato alla Procura della Repubblica di Macerata un sodalizio di tre imprenditori operanti nel settore degli appalti e delle costruzioni, ritenuti responsabili di sistematiche turbative d’asta.
In particolare, gli imprenditori coinvolti, concordando la forbice entro la quale offrire il maggior ribasso, riuscivano ad aggiudicarsi, con assoluta certezza, la maggior parte degli appalti pubblici indetti nella provincia di Macerata e zone limitrofe. Le imprese aggiudicatarie, successivamente, cedevano in subappalto le opere ad imprese colluse, al fine di ottenere la spartizione, tra il sodalizio, dei lavori appaltati.
L’attività investigativa, avviata da oltre un anno, ha permesso di accertare fattispecie di turbativa d’asta su diverse procedure di gare pubbliche esaminate, indette tra il 2014 e il 2016, principalmente nelle province di Macerata, Fermo, Ancona e Perugia, e relative ad appalti di lavori pubblici per oltre 26 milioni di euro.
Il sodalizio responsabile delle condotte criminose agiva col seguente modus operandi:
-presentazione di offerte di ribasso formulate “a tavolino”, tali da realizzare la c.d. “scaletta delle offerte di ribasso”, allo scopo di influenzare la procedura di gara, incidendo sull’orientamento dell’offerta mediana e, quindi, di quella della soglia di anomalia che portava all’aggiudicazione dell’appalto;
-adozione di una logica “spartitoria” tra le tre imprese del sodalizio criminale, ovvero tra le aggiudicatarie formali delle gare ed i sub-appaltatori o “imprese ombra” che effettivamente eseguivano i lavori. Nel dettaglio, l’indagine ha evidenziato come, successivamente all’aggiudicazione della procedura, l’impresa vincitrice della gara non effettuava alcuna prestazione (oppure ne eseguiva solo una minima parte), ma incassava l’importo dell’appalto, girando alle imprese subappaltatrici, che avevano effettivamente eseguito in tutto o in parte i lavori, la quota parte dell’importo di spettanza.
Il suddetto sistema, inoltre, prevedeva la sistematica emissione, e conseguente utilizzazione, di fatture per operazioni inesistenti, necessarie per azzerare lo squilibrio economico e finanziario che si determinava tra le imprese aggiudicatarie ed i reali esecutori dei lavori (per nolo a freddo di mezzi meccanici concessi in locazione all’appaltante, per forniture di materiali impiegati nei cantieri, per distacco di personale dipendente, per conferimenti d’incarico tecnico).
La quota spettante all’impresa che formalmente si aggiudicava la singola gara variava, mediamente, tra il 3% ed il 17% dell’importo assegnato.
L’analisi documentale delle gare d’appalto oggetto d’indagine ha anche evidenziato precise responsabilità in capo ad alcuni Direttori Lavori e/o dei Responsabili Unici del Procedimento delle Stazioni Appaltanti, la cui posizione è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria che procede. E’ stato accertato, infatti, che costoro, in qualità di pubblici ufficiali, hanno permesso l’esecuzione dei lavori in spregio ai dettami di legge, favorendo un ingiusto vantaggio patrimoniale alle imprese che effettivamente li avevano eseguiti, a tale scopo redigendo atti falsi (verbali di consegna dei lavori, stati di avanzamento dei lavori, certificati di ultimazione dei lavori, relazioni sul conto finale, certificati di regolare esecuzione).
Nel corso delle indagini è stato, inoltre, scoperto un caso di corruzione posto in essere da un militare della Guardia di Finanza, all’epoca dei fatti in servizio a Macerata, e da diversi mesi in congedo assoluto. Nel dettaglio, è stato accertato come quest’ultimo abbia rivelato, dietro compenso di almeno 40.000 euro, notizie ed informazioni, sulle quali vigeva il segreto investigativo, ad uno degli imprenditori indagati, in tal modo vanificando le ulteriori attività investigative in corso.
Accogliendo la specifica richiesta formulata dalla Procura della Repubblica, il GIP presso il Tribunale di Macerata ha emesso l’ordinanza cautelare oggi eseguita, concernente il divieto di esercitare la professione di imprenditore, nonché di ricoprire uffici direttivi in imprese, per la durata di 8 mesi a carico dei tre imprenditori maceratesi, ritenuti responsabili dei reati associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti, falsità ideologica, ed emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti nonché, per uno dei tre, di corruzione e concorso in rivelazione di segreto d’ufficio.
Nei confronti dell’ex finanziere, con la stessa ordinanza, è stata eseguita la misura cautelare reale del sequestro per equivalente della somma di 40mila euro, ritenuta profitto dei reati ascrittigli: corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio.
Maxi operazione dei finanzieri della Compagnia di Macerata a contrasto dello spaccio di stupefacenti: sequestrate 500 piante di marijuana oltre a 6,6 kg di sostanza dello stesso stupefacente e attrezzature varie per la coltivazione in serra.
A finire in manette è stato un uomo di 65 anni, italiano, con precedenti penali non specifici.
A seguito di una articolata attività info-investigativa, scaturita dal quotidiano controllo economico del territori, con particolare attenzione al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti, i finanzieri della Compagnia di Macerata sono riusciti ad individuare un casolare nelle campagne del Fermano, al confine con il territorio del Comune di Mogliano, sul quale vi era il sospetto vi fosse occultata una serra per la coltivazione di marijuana.
Dopo una serie di osservazioni e pedinamenti, i finanzieri hanno fatto irruzione nel casolare, rinvenendo una florida piantagione di marijuana, con deposito per l'essicazione e la preparazione per il successivo spaccio.
Complessiavamente, sono state rinvenute 500 piante di marijuana, oltre 6,6 kg di sostanza essiccata già pronta per lo spaccio. Sequestrata anche la sofisticata attrezzatura ed i fertilizzanti utilizzati per la coltivazione della marijuana.
Il responsabile dell'illecita attività, sorpreso all'interno del casolare, è stato tratto in arresto e, su disposizione del Magistrato di turno, posto ai domiciliari.
Le operazioni sono state svolte con la collaborazione di militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Fermo.
L'attività, relativamente recente dallo stato in cui si trova il materiale sequestrato, è stata messa in piedi in maniera assolutamente professionale. Non si tratta di una coltivazione amatoriale: a testimoniarlo, l'aggancio al traliccio dell'alta tensione per fornire energia alla serra. In base ai rilievi Enel, la struttura consumava qualcosa come 300 euro di corrente al giorno, 9000 euro al mese. Anche le altre attrezzature sequestrate, per un valore di centinaia di migliaia di euro, confermano che dietro la serra scoperta fra Mogliano e Fermo c'è una organizzazione di professionisti che aveva anche investito parecchi soldi per mettere in piedi il traffico illecito. Le indagini proseguono per individuare le altre persone coinvolte.
Auto ribaltata a Urbisaglia. E' accaduto intorno alle 18 di oggi pomeriggio lungo il tratto stradale che da Urbisaglia porta a Sarnano quando un'auto si è ribaltata senza coinvolgere altri mezzi.
Per cause ancora in corso di accertamento il conducente ha sbandato e l'auto si è ribaltata. A bordo un giornalista di 34 anni originario di Sarnano. Le sue condizioni non sono gravi.
Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco e 118.
L'operazione "Scombrus" ha dato i suoi frutti. Si tratta di un'attività su scala regionale, intrapresa dalla Guardia Costiera, la quale ha intensificato i controlli su tutta la filiera ittica, dal mare ai principali mercati ittici delle Marche, fino ad arrivare sulle tavole dei consumatori. Un'azione volta a contrastare il consumo dei prodotti ittici pescati e commercializzati in maniera illegale.
Ventotto sanzioni amministrative per un importo complessivo di 40mila euro, per la commercializzazione di prodotti ittici o con errata etichettatura e rintracciabilità, nonché pescati in zone vietate per mezzo di attrezzi non autorizzati. 252,5 chilogrammi di prodotto sequestrato e per di più anche 9 sequestri amministrativi.
FONTE ANSA
Un anno e quattro mesi: questa la condanna che lunedì 20 novembre il giudice nonché Presidente della sezione penale del Tribunale di Ferrara, dott. Luca Maria Marini, accogliendo in buona sostanza le richieste del Pubblico Ministero, dott. Filippo Di Benedetto, ha inflitto al camionista ungherese Karoly Szuda, di 53 anni, imputato di omicidio colposo per la morte di un altro autotrasportatore, Quinto Pittori, 60 anni, residente ad Apiro, in provincia di Macerata, in seguito ad un terribile incidente autostradale. Il giudice ha anche stabilito una cospicua provvisionale per la moglie, i due figli e i due fratelli come anticipo sul risarcimento da quantificare in sede civile. A due anni dalla tragedia, dunque, la giustizia ha dato una prima risposta ai familiari della vittima, che per fare piena luce sui fatti e per ottenere giustizia si sono rivolti, attraverso il consulente personale Andrea Polverini, a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini.
L'incidente, che ha coinvolto ben quattro mezzi pesanti, è successo alle 8.50 di mattina dell'11 novembre 2015 sull'autostrada A13 Bologna-Padova, nella corsia sud, in prossimità del km 44+800, nel territorio comunale di Ferrara. Pittori, autotrasportatore professionista dalla patente “immacolata”, che lavorava per una società cooperativa di Jesi, procedeva con il suo autotreno Iveco regolarmente assicurato con rimorchio Cardi in direzione Bologna quando – la sua unica “colpa” - il suo mezzo è andato in avaria per problemi alle sospensioni. Il sessantenne quindi ha accostato in corsia di emergenza ed è sceso dal veicolo, sul lato sinistro, per controllare l'entità del guasto e la situazione dei polli vivi che trasportava, visto che dal mezzo cominciava a fuoriuscire del fumo, L'autoarticolato Mercedes che lo seguiva, condotto da A. P., un (oggi) 32enne di Zimella (Verona), ha a sua volta accostato in corsia di emergenza dietro all'Iveco per prestare aiuto al collega camionista in difficoltà, ma in quel mentre è piombato su di loro l'autoarticolato Volvo/Schmitz guidato appunto dal 53enne di nazionalità ungherese, che a sua volta sopraggiungeva in direzione Bologna. Szuda prima ha tamponato il Mercedes, quindi lo ha colpito lungo tutta la fiancata e poi, purtroppo, ha travolto in pieno con l'avantreno il povero Pittori, che era in piedi al limite tra la corsia d'emergenza e la parte destra della prima corsia di marcia, all'altezza del primo asse del semirimorchio, e che non ha avuto scampo morendo sul colpo. Nella drammatica carambola che ne è seguita anche il semirimorchio dell'autoarticolato condotto da Szuda è stato successivamente tamponato da un autocarro Scania, il cui conducente, tuttavia, non ha avuto alcun ruolo attivo nella tragedia.
La Procura di Ferrara ha aperto un procedimento per omicidio colposo indagando sia Karoly Szuda sia l'autista veronese, la cui posizione è stata tuttavia presto stralciata essendo stato riconosciuto come il suo mezzo pesante, per quanto debordasse inevitabilmente di qualche centimetro fuori della corsia di emergenza, non abbia contribuito all'investimento mortale. La perizia cinematica affidata dal Pubblico Ministero a un consulente tecnico, l'ingegner Francesco Rendine, con studio a Ferrara, ha infatti posto in capo all'autotrasportatore nato a Budapest le principali responsabilità dell'accaduto, avendo tenuto – scrive - “una condotta di guida pericolosa nel frangente, per la prolungata distrazione e per il mancato rispetto della distanza di sicurezza dall'autocarro che lo precedeva, sia continuamente temeraria per il reiterato superamento del limite di velocità di 80 km/h imposto agli autoarticolati, e per di più in condizioni atmosferiche tali da raccomandare andature ben inferiori”: la velocità stimata era “certamente non inferiore a 90 km/h e verosimilmente alquanto superiore” scrive il perito, ricordando che in quel momento la visibilità era ridotta per nebbia a cento metri, una situazione prossima al caso di legge per la quale non si dovrebbero superare i 50 km/h. Non solo: secondo le testimonianze rese nel corso del processo dagli altri camionisti, l'autotrasportatore ungherese, che se l'è cavata con ferite non gravi, già prima dell'urto avrebbe zigzagato pericolosamente tra la corsia di emergenza e la corsia di marcia destra.
Sulla base dei risultati della perizia e delle indagini condotte con estrema cura dalla Polstrada di Altedo, il Sostituto Procuratore, dopo aver chiesto e ottenuto prima il rinvio a giudizio del camionista straniero e ora anche la condanna, sia pur con pena sospesa: una condanna che rende giustizia alla vittima e ai suoi familiari sul piano penale. Non solo. Il dott. Marini, come detto, ha ritenuto di stabilire già una provvisionale importante per i familiari della vittima a garanzia del risarcimento che andrà liquidato in sede civile. Studio 3A si è già attivato da tempo con l'Ufficio Centrale Italiano che, com'è noto, interviene in caso di incidenti stradali accaduti nel territorio italiano e provocati da veicoli immatricolati all'estero. E che adesso, a fronte di questa inequivocabile sentenza, non potrà non dare seguito alle legittime richieste della famiglia.
Ritirate due patenti di guida nella serata di ieri a Civitanova Marche.
Fermati due ragazzi, entrambi cittadini italiani, e trovati entrambi in stato di ebbrezza. Uno alla guida di un ciclomotore è stato sottoposto all'etilometro ed è risultato positivo al test con un tasso alcolemico di 2,4. E' stato denunciato.
L'altro, alla guida di un'automobile, è risultato positivo al test con un tasso alcolemico di 0,75 e gli è stata fatta una sanzione amministrativa.
Per entrambi è stata disposta la sospensione della patente di guida.
Denunciati nella giornata di ieri a Civitanova Marche un romeno e un tunisino.
Il romeno, un ragazzo del 1971, è stato denunciato per inosservanza del foglio di via obbligatorio; il tunisino invece per non aver ottemperato al provvedimento di espulsione.
Continuano i servizi di prevenzione e di contrasto all’illegalità in genere e al traffico di sostanze stupefacenti nelle località site lungo la fascia costiera e in particolare a Porto Recanati dove insistono i due noti complessi residenziali Hotel House e River Village. Denunciati due pakistani a Porto Recanati nei pressi dell'Hotel House.
Il primo, un ragazzo del 1989, è stato denunciato in quanto, fermato dalle forze dell'ordine, non è stato in grado di esibire il documento di identità poichè è un clandestino all'interno del territorio dello Stato.
Il secondo, un ragazzo del 1981, è stato denunciato anche lui perché trovato in possesso di alcuni grammi di hashish. Inoltre una giovane di 35 anni residente in provincia, è stata deferita all’A.G. poiché contravventrice al foglio di via dal comune di Porto Recanati dal quale era stata allontanata tempo fa.
Nel corso dei servizi svolti dalla Polizia di Stato nel pomeriggio di ieri sono state identificate 53 persone e sottoposti a controllo 26 veicoli.
Alle ore 3.20 circa di stamattina la “Volante” è intervenuta tempestivamente presso l'istituto d'arte "Cantalamessa" di Macerata in Via Cioci dove poco prima era scattato l’allarme antifurto.
Immediatamente giunti sul posto, gli agenti hanno visto un uomo che si allontanava velocemente a piedi, un 55enne maceratese già conosciuto per i suoi numerosi precedenti per reati soprattutto contro il patrimonio. L’uomo è stato trovato in possesso di 2 grossi giraviti, un piede di porco e 2 torce elettriche materiale che è stato posto in sequestro. Il controllo effettuato all’interno della scuola insieme al dirigente scolastico subito accorso sul posto, ha permesso agli agenti di riscontrare segni di effrazione su due porte che danno accesso ai locali dove sono poste i distributori automatici di merendine, porte che l’uomo non è riuscito ad aprire, facendo scattare l’allarme.
Sul posto è intervenuto personale della Polizia Scientifica per i rilievi del caso mentre il 55enne, tratto in arresto per tentato furto aggravato, è stato trattenuto in Questura in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto che si terrà questa mattina presso il Tribunale di Macerata.