Per consentire l’ispezione delle facciate del palazzo che ospita Poste Italiane da parte della ditta che successivamente effettuerà un intervento di risanamento sull’edificio, il Comando della Polizia locale di Macerata ha emesso un’ordinanza per regolamentare temporaneamente la circolazione nella zona interessata dal sopralluogo. Il provvedimento prevede per venerdì 14 gennaio con orario 0/24, in piazza Oberdan ma solo nel tratto senza sbocco, il divieto di sosta con rimozione forzata.
Sabato 15 gennaio con orario 0/24, in via Gramsci, invece, si prevede: il divieto di sosta con rimozione forzata, in tutto il tratto interessato dai lavori cioè nella parte antistante l’edificio di Poste Italiane (civico 44); il divieto di transito, eccetto residenti, all’incrocio con corso Matteotti; il senso unico alternato nel tratto compreso tra inizio cantiere e piazza Libertà; l'obbligo di direzione “dritto” verso piazza Libertà, all’incrocio con corso Matteotti, per i veicoli in uscita da via Gramsci, con direzione piazza Libertà per poi gli stessi effettuare una manovra adeguata e dirigersi per l’uscita dal centro storico verso corso Matteotti o corso Repubblica;
In via Domenico Ricci sarà istituito, sempre sabato 15 gennaio, il senso unico alternato all’incrocio con piazza Vittorio Veneto, per i veicoli che devono raggiungere piazza Oberdan; mentre in via XX Settembre si disporrà il senso unico alternato all’incrocio con via Domenico Ricci per i veicoli che devono raggiungere piazza Oberdan.
La Giunta comunale, questa mattina, ha approvato il progetto definitivo della “ciclovia ad anello” che rappresenta l’avvio della realizzazione dell’intera rete cittadina. Con il finanziamento dedicato di 172mila euro – risorse del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - sarà creato un collegamento di oltre 9 chilometri tra nove plessi scolastici e altri siti strategici, attraverso percorsi promiscui all'interno del territorio comunale, sia con l'utilizzo di segnaletica verticale e orizzontale, per offrire una maggiore sicurezza, che con sentieri naturali a uso esclusivo dei ciclo-pedoni.
L’anello ciclabile collegherà gli istituti comprensivi Mestica e Alighieri, l’ISS Matteo Ricci, l’IIS Bramante, l’ITE Gentili, il Liceo Artistico Cantalamessa, il Liceo Scientifico Galilei, il Liceo Classico-Linguistico Leopardi, l’IPSIA Corridoni, il Palasport e il parco di Fontescodella, i Giardini Diaz e il BUS Terminal di piazza Pizzarello.
La ciclovia è stata progettata dall’ingegnere Nicola Gobbi con la consulenza dell’agronomo Nicola Prenna, con l’obiettivo della sostenibilità, senza consumo di suolo e nel massimo rispetto della natura e dalla biodiversità. L'intervento più importante verrà realizzato nel tratto di Fontescodella, in corrispondenza di via Tucci - su sede propria e con l’utilizzo dedicato esclusivamente a pedoni e bici - attraverso la posa di una pavimentazione ecologica e l’installazione di 21 lampioni e piante floreali posti lungo tutto il percorso del sentiero. Altro tratto di sentiero strategico, con lavori eseguiti sul fondo e con posa di balaustre in legno, consentirà l’attraversamento in sicurezza di via Roma. Nelle strade a bassa percorrenza veicolare, nelle quali non è possibile realizzare corsie preferenziali per le ridotte dimensioni, saranno installate idonee segnaletiche orizzontali e verticali.
«Dopo l’approvazione del progetto esecutivo del parcheggio scambiatore di Fontescodella, delle stazioni di ricarica delle bici elettriche e dell’info point di viale Trieste, già appaltato, portiamo a termine anche il progetto della ciclovia ad anello di collegamento delle scuole – ha detto l’assessore ai Lavori Pubblici Andrea Marchiori -. La città cambia volto e volge lo sguardo ai giovani, che per noi rappresentano il presente anche in tema di mobilità sostenibile. Un altro importante impegno di programma di mandato viene messo a terra, a costo zero per i maceratesi, grazie alla capacità dell’Amministrazione Parcaroli di sfruttare al meglio le risorse finanziate da bandi pubblici. Le opere saranno ultimate entro il corrente anno per cui è ora di mettere a puntino le nostre bici».
«L’intervento rappresenta il primo step di un progetto complessivo di ciclopedonali, interconnesse tra la viabilità ordinaria e ciclovie Marche, che porterà la città ad avere finalmente percorsi e collegamenti alternativi – ha aggiunto l’assessore con delega ai Parchi Pubblici Paolo Renna -. Finalmente Macerata inizia ad avere delle vere ciclovie che attrarranno i cittadini anche anche dal punto di vista naturalistico e paesaggistico collegando già alcuni quartieri e parchi di Macerata».
Insieme ai suoi familiari a festeggiare i 100 anni di Ivo Pianesi non poteva mancare la famiglia dell’Anmig (Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di Guerra) con la Presidente Gilda Coacci, la Vicepresidente e Membro del Comitati Centrale Daniela Meschini e Graziano Cardarelli, che è stato un vero sostegno per Ivo negli anni della sua Presidenza all’ANMIG.
Un compleanno da festeggiare, pur nelle difficoltà della malattia e della situazione pandemica. Daniela Meschini ha letto la lettera di auguri e ringraziamenti del Presidente Nazionale Claudio Betti e ha consegnato la targa leggendo gli auguri del sindaco di Macerata Sandro Parcaroli.
Gilda Coacci ha ringraziato Ivo, a nome del Direttivo e di tutti i soci dell’Anmig, ricordando gli anni di impegno a testimoniare l’orrore della guerra ai giovani nelle scuole dove veniva invitato. “Nonno Ivo” lo chiamavano i ragazzi più piccoli, a quelli delle superiori ricordava la bellezza della giovinezza e di non buttare via la vita raccontando i suoi anni giovanili al gelo della Russia.
Spiegava agli studenti che l’odore di morte della Seconda Guerra Mondiale non è solo quello del filo spinato dei campi di concentramento è anche quello delle mutilazioni e delle sofferenze vissute nei campi di battaglia dove i soldati italiani erano stati inviati a combattere una guerra tanto sbagliata quanto inutile e il fronte orientale fu uno dei più tristi e devastanti teatri di guerra.
Dalla campagna di Russia, in pochi tornarono e molti con gravi mutilazioni come Ivo e con le stesse lacerazioni di quanti sono stati internati. “In mezzo alla neve, al freddo e alla disperazione all’improvviso sentii un rumore” con queste parole inizia la sua testimonianza raccolta nel libro “E tornammo a Piedi”.
Partito il 16 novembre 1941 appena ventenne fu destinato al VI Reggimento Genio a Bologna, dove faceva il radiotelegrafista. Aveva fatto un corso simile a Macerata perché sognava di lavorare alle Poste. Fu poi assegnato a Santa Maria Capua Vetere vicino Caserta, per un corso accelerato per Stazioni di Grande Potenza. Poi è spedito nella steppa russa a combattere.
Partì senza sapere quello che avrebbe trovato. Certo non poteva immaginare che nelle infinite distese della steppa russa avrebbe visto morire tantissimi compagni di avventura, sopraffatti dal freddo e dalle ferite che cadevano “nella neve come fagottelli”
Racconta Ivo “Nell’autunno del ’42 arrivai al comando tappa a Cerkovo con una divisa di panno e un cappotto con la pelliccia, credevo di dovermi occupare delle stazioni radio e invece mi ritrovai a combattere al fianco della fanteria e delle altre forze militari. A dicembre eravamo già accerchiati. L’assedio durò un mese sotto i continui attacchi dei russi. Quando potevano gli aerei S79 italiani buttavano casse di viveri e munizioni senza paracadute e una metà si rompevano nell’impatto. Il 16 gennaio ‘43 attaccammo per aprirci un varco, noi avevamo i mortai, loro i razzi katiuscia. Riuscimmo comunque a sfondare la sacca di accerchiamento, ma fu una trappola. I russi ci attaccarono alle spalle e fu un massacro”.
Chi era sopravvissuto, come Ivo, iniziò la ritirata nella neve con quasi 40° sotto lo zero. “Dopo quattro giorni di marcia e centinaia di morti seminati nella steppa, arrivo in una piccola isba, stremato. Mi tolsi le scarpe e sprofondai nel sonno. Fu un errore. I piedi diventarono grossi come pagnotte, dovetti riprendere il cammino usando le scarpe come ciabatte”.
Quell’errore gli costò l’amputazione delle falangi di entrambi i piedi. Le parti rovinate caddero da sole, poi al Rizzoli a Bologna venne operato. A Ivo oggi un grazie per essere stato testimone che la pace è un valore e per il servizio speso nell’Associazione.
Tra la variante Omicron e la difficile gestione in ambito sanitario della Regione Marche, continua ad essere un momento complesso per la riapertura degli edifici scolastici. E c'è chi ha detto no, per tentare di arginare il contagio tra le fasce di popolazione più giovane.
Fra questi, il sindaco di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi che ha scelto di mantenere chiuse le strutture scolastiche della propria città fino al 15 gennaio. Cinquatasei i casi di positività al Covid-19 emersi dal maxi screening dello scorso weekend per studenti e docenti e che hanno preoccupato il primo cittadino, che ha confermato "688 casi complessivi in città".
Come è stata presa la decisione di tenere chiuse le scuole per un’altra settimana? In base alla responsabilità che un sindaco ha come massima autorità sanitaria. Eravamo certi che il periodo delle feste avrebbe inciso sui contagi, ecco perché abbiamo tenuto chiuse le scuole subito dopo l’Epifania. Con lo screening di domenica poi sono aumentati i casi, tanti per una città di circa 20 mila abitanti.
La decisione non entra in conflitto con le ultime disposizioni del Governo? Sì, certo. Per questo abbiamo preso contatto nelle ultime ore con l’Asur per capire se dovremo adeguarci anche noi alle normative nazionali. Ma invito tutti gli addetti ai lavori a riflettere sul fatto che se vogliamo contenere la situazione bisogna rivedere la scelta anche di riaprire le scuole.
L’ordinanza è stata emanata dopo un confronto con la Sanità locale? No, ho preso direttamente la decisione insieme alla mia amministrazione.
Come avete gestito le proteste da parte delle famiglie degli studenti? In realtà ci sono stati molti pareri favorevoli. Capisco che il disagio sia grande, ma quando prendi decisioni precauzionali di questo respiro non puoi accontentare tutti. Mi sento comunque di ringraziare le famiglie per la comprensione e lo spirito di sacrificio.
È disposto a scontrarsi con le scelte di Governo? Io tengo molto alla sicurezza dei miei cittadini e non faccio sconti a nessuno. Al di là delle imposizioni governative, credo che ogni buon sindaco dovrebbe agire per il bene della propria comunità.
La sanità locale e la Regione Marche vi stanno supportando adeguatamente? Gli operatori sanitari sono degli eroi, ma abbiamo troppa carenza di strutture e di personale per combattere adeguatamente la pandemia. Quello che manca poi, ulteriormente, è una buona comunicazione: servono maggiori investimenti sul territorio.
Dove sono stati commessi sbagli e dove si è invece lavorato bene? L’attuale amministrazione regionale ha trovato una situazione sanitaria già precaria. Il Covid poi ha rallentato ulteriormente taluni piani d’intervento. Forse è troppo presto per parlare di obiettivi “non centrati”. Voglio essere fiducioso, perché sono stati finora prospettati dei buoni investimenti a favore di Tolentino e di tutto il territorio in generale.
Quindi cosa si aspetta dalla Regione? Ci vuole più celerità nel prendere provvedimenti. Auspico che ci si sbrighi ad agire sulla ristrutturazione sanitaria e sui progetti di tipo ambientale: ad oggi non abbiamo nemmeno un piano di discariche regionali. In quanto anche presidente del Cosmari sollecito la squadra di Acquaroli a dare finalmente delle risposte in merito. Altrimenti il territorio continuerà a soffrire.
Non è convinto che i ritardi siano dovuti unicamente all’emergenza sanitaria? La pandemia non è l’unica colpevole: ciascuno deve prendersi le proprie responsabilità. Anche perché il Covid potrebbe anche terminare fra 3 anni. E nel frattempo cosa facciamo? Rimaniamo fermi ad aspettare?
+++ AGGIORNAMENTO ORE 17:45 - DA DOMANI SI TORNA A SCUOLA IN PRESENZA A TOLENTINO: ECCO PERCHÈ +++
In sella allo scooter senza patente, con revisione scaduta e privo di assicurazione e targa. Un giro in moto che è costato caro a un ventiquattrenne maceratese, di origini peruviane, intercettato dalla Polizia locale di Macerata in viale Leopardi, all’altezza di Rampa Zara.
Gli agenti hanno fermato il giovane perché il ciclomotore sul quale viaggiava era senza targa e dai controlli effettuati hanno accertato che il mezzo non era stato sottoposto alla revisione risultata scaduta nel 2019 e non aveva la necessaria copertura assicurativa.
Inoltre il 24enne non era in possesso della patente di guida necessaria a condurre il ciclomotore e che peraltro non aveva mai conseguito. Le varie sanzioni elevate al giovane ammontano a oltre 8.000 euro a cui si è aggiunto il sequestro del mezzo.
Una marchigiana protagonista del calendario di “Miss Nonna 2022". Il concorso, giunto alla sua 17° edizione e ideato da Paolo Teti, è il primo in Italia ad essere dedicato alla bellezza e simpatia delle nonne.
Ad essere ritratta negli scatti del calendario 2022, eseguiti dalla fotografa Gloria Teti, è stata la 50enne Elisabetta Farabolini (50enne estetista di Macerata, mamma di Manuel ed Edoardo, nonché nonna di Matilde 7 mesi), a cui è stato affidato il mese di ottobre, in quanto vincitrice assoluta del concorso di “Miss Nonna 2021”. È sua anche l’immagine di copertina del calendario. La presntazione del calendario si è svolta nell’area eventi dell’Hotel Milano Resort di Bellaria - Riviera Romagnola, con il Patrocinio del Comune di Bellaria Igea Marina
Finale di Coppa Marche conquistata quasi senza sbavature dall’Yfit Macerata e tante buone promesse per il campionato prossimo all’apertura, prevista per il 30 gennaio. A raccontare lo sviluppo di una realtà emergente nella nostra regione, la capitana delle maceratesi Marina Fiorentini.
"Venti anni fa c’era già una squadra di calcio femminile a Macerata, una realtà che però via via si è andata perdendo – racconta Marina - Ma ora stiamo tornando, anche grazie alla visibilità data dai Mondiali".
Anche le iscrizioni stanno aumentando quindi. C’è interesse anche da parte delle più giovani? "Assolutamente sì! La nostra società non ha solo una prima squadra, come era in passato, adesso invece abbiamo anche under 10, under 12, under 15, under 17 e siamo numericamente ben strutturate in ogni categoria. Ci sono ottimi presupposti per il calcio femminile a Macerata".
C’è una crescita anche a livello regionale per quanto riguarda il calcio femminile? "Beh, per la prima squadra, sicuramente c’è una carenza numerica e la Federazione si sta già muovendo per cercare di pubblicizzare il calcio femminile e far avvicinare più ragazze possibile a questo bellissimo sport. Noi siamo in finale di Coppa Marche, ma ci sono solo 5 squadre a partecipare - aggiunge la capitana -. Però per l’inizio del campionato, a fine gennaio, si vocifera di una possibile sesta o anche di una settima squadra".
Finale di coppa, conquistata con una sola sconfitta contro Pesaro al girone d’andata. Qual è il segreto di questo successo schiacciante? "È un risultato raggiunto grazie all’ambiente in squadra e nello spogliatoio. Il clima è sereno, c’è accordo fra le ragazze, c’è amicizia che spesso va oltre il campo. Questa è la nostra marcia in più. Tutte giochiamo per vincere, per conquistare l’ultimo traguardo, ma non era il nostro obiettivo fin da inizio stagione. Abbiamo iniziato a crederci man mano che andavamo avanti: siamo una squadra in crescita, con continui inserimenti di ragazze dai settori giovanili, e la parte più difficile è sempre quella di dover amalgamare tutte le giocatrici, dalle nuove arrivate che possono avere anche 15 anni, fino ad arrivare a me o ad un’altra ragazza che invece ne abbiamo 43. Rendere coeso il tutto non è facile. Dal punto di vista dell’allenatore non sai neanche cosa aspettarti in campo, però siamo riuscite a lavorare bene, e i risultati lo dimostrano".
"Un uomo al servizio della comunità". Questo il ricordo unanime delle varie forze politiche della Regione Marche per David Sassoli. Il Presidente del Parlamento Europeo è scomparso questa notte alle ore 1.15 presso il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (PN), dopo una dura lotta nelle ultime settimane contro la polmonite da Legionella che nella giornata di ieri ha portato a complicazioni per il sistema immunitario.
Dopo gli ottimi trascorsi nel giornalismo - tanto per la carta stampata quanto per il servizio radiotelevisivo, Sassoli fa il suo ingresso in politica all'interno del Partito Democratico nel 2009, divenendone il Capogruppo all'Europarlamento. Molto del lavoro svolto ha richiamato l'attenzione dei vari Capi di Stato sulle materie di bilancio, la trasparenza della politica, l'importanza del dialogo con il Medio Oriente e la maggiore apertura nei confronti dei cittadini.
Il 3 luglio 2019 viene eletto Presidente del Parlamento Europeo.
«Una giornata brutta, tristissima - ha commentato l'ex assessore regionale delle Marche, Angelo Sciapichetti (Pd) - Era un amico, un uomo perbene che aveva fatto dell'Europa la sua seconda fede. Eravamo insieme a San Ginesio nel 2017 per affrontare il dramma del terremoto, accompagnati dal compianto sindaco Mario Scagnetti. La sua scomparsa apre una voragine per tutti quanti».
«Una persona semplice, umile e disponibile nonostante il ruolo che ricopriva - ricorda l'ex sindaco di Macerata, Romano Carancini (Pd) - Ci conoscemmo a Fabriano nel 2014 presso la Comunità Papa Giovanni XXIII (per un'iniziativa a favore delle donne vittime di violenza), e nel 2015 mi sostenne direttamente a Macerata per la mia campagna elettorale. Il patrimonio politico che lascia è incalcolabile: ha portato avanti i valori più genuini della Comunità Europea, anche durante il Covid. Inoltre, era un grande amico della Regione Marche, presente sul territorio in più circostanze. Nel 2018, per esempio, venne a Macerata a parlare di Europa e dell'importanza di andare oltre ogni barriera socio-politica; nel 2019, invece, era a Pollenza insieme ad Irene Manzi; a Senigallia sostenne nel 2020 il candidato sindaco Fabrizio Volpini. La reazione affettiva alla sua scomparsa è più che giustificata».
E sui social non sono mancati i post di cordoglio da parte del presidente della Regione, Francesco Acquaroli (FdI) - "Esprimo il mio profondo cordoglio e quello della Comunità Marchigiana per la scomparsa del Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli" - e di altri rappresentanti politici come Mirella Emiliozzi (M5s) - "Un uomo al servizio della comunità che amava profondamente il suo Paese e credeva fortemente nei valori europei. La sua morte è una gran perdita per tutti noi".
Un pezzo per volta prende forma il puzzle messo su dalla Procura di Ancona che ha portato all’individuazione di 50 persone coinvolte nel giro dei Green Pass falsi e dei vaccini bluff nelle Marche. Nell’inchiesta, oltre a quello dell’infermiere anconetano Emanuele Luchetti, compaiono i nomi di un noto avvocato anconetano, un ristoratore di Civitanova e con loro anche il titolare di un’impresa edile e la dipendente di un supermercato. Professioni ed estrazioni culturali differenti ma un intento comune: ingannare la sanità pubblica e far ottenere ai no vax false certificazioni lascia passare in cambio di un pagamento. Per decisione del giudice per le indagini preliminari, Carlo Masini, a finire in carcere è stato l’infermiere 50enne Emanuele Luchetti, già attivo al Centro di salute mentale di Ancona. Una cinquantina le ordinanze di custodia cautelare per accuse a vario titolo per reati di corruzione, falso ideologico e peculato commessi in concorso.
Al momento sono 60 i pazienti che risultano coinvolti nell’inchiesta della procura all’Hub Paolinelli di Ancona, ma gli inquirenti ritengono che le persone coinvolte sarebbero molte di più, con Luchetti arrivato, in un solo giorno, ad attestare anche 18 vaccinazioni in realtà mai eseguite. A muovere l’infermiere solo un aspetto economico: nelle intercettazioni della Procura arrivava a dichiarare che «Tutto si poteva pensare tranne che in un anno compravo casa».
I quattro procacciatori, finiti adesso ai domiciliari, organizzavano il tutto telefonicamente. Tra questi spunta il nome dell’avvocato Gabriele Galeazzi, unico a non aver tratto profitto dalle finte vaccinazioni. Il procacciatore principale sarebbe stato invece Daniele Mecozzi, maceratese e contitolare del ristorante Casablanca di Civitanova Alta, già chiuso nel febbraio 2021 per la violazione delle norme anti Covid.
Con lui, che avrebbe intascato 50 euro per ogni finta certificazione e avrebbe rappresentato un punto di riferimento per tutto il Maceratese, anche l’imprenditore edile di Sappanico Stefano Galli per l’Anconetano. Un altro aggancio per Luchetti sarebbe arrivato dalla 41enne romena Daniela Maria Zeleniuschi, dipendente di un supermercato delle Brecce Bianche.
Indagata anche la dottoressa Liana Spazzafumo, 60enne dirigente regionale in servizio all’Agenzia regionale sanitaria e originaria di San Benedetto del Tronto. A lei vengono contestati i reati di corruzione, falso ideologico e peculato. Nel suo alloggio di Montemarciano, dove a volte alloggiava lo stesso Luchetti, sarebbero stati sequestrati migliaia di euro in contanti.
19 i maceratesi coinvolti nell’inchiesta, questi tutti i nomi: il penalista 47enne del Foro di Macerata, Gian Luigi Boschi; l’imprenditore civitanovese 52enne, Rossano Schiavoni; l’imprenditrice balneare civitanovese 52 enne, Maria Francesca Lattanzi. Con loro anche Mirko Bianchi, dipendente comunale di Civitanova ed ex membro dello staff di Ciarapica insieme al civitanovese Rossano Ciucci e al figlio Vittorio.
Questi i nomi degli altri maceratesi coinvolti fino a questo momento: Luca Marcolini (39 anni), Claudio Schiavoni (30 anni), Luca Pennesi (43 anni), Barbara Barucca (44 anni), Melissa Angeletti (48 anni), Giorgio Ferracuti (45 anni), Eleonora Scoponi (44 anni), Giorgia Lattanzi (30 anni), Jonathan Papapietro (29 anni), Roberto Tordelli (62 anni), Eleonora Tordelli (35 anni), Maria Cristina Cioti (64 anni), Maria Isabella Gentili (46 anni), Massimo Innaimi (28 anni).
"Se è pur vero che il recente provvedimento governativo che introduce l’obbligatorietà del super green pass per over 50, potrebbe creare dei problemi nell’espletamento di tutti i chilometri contrattuali, è altrettanto vero che la stragrande maggioranza del personale è in regola con il ciclo vaccinale, soprattutto chi dovrà poi essere obbligato. A fare i tamponi sono tutti autisti under 50 e legittimati a continuare con la prassi fin qui tenuta, che non ha mai causato nessun problema o danno all’azienda".
A scriverlo, in una nota, è la Rappresentanza Sindacale Unitaria Apm Filt-Cgil e Faisa-CISAL settore trasporti, replicando a quanto dichiarato dall'amministratore delegato e vice presidente Giorgio Piergiacomi e ai suoi timori di non riuscire ad organizzare tutte le corse.
"Non è la prima volta che siamo costretti a smentire dirigenti aziendali - si legge ancora nella nota -, ma spiace constatare che il confronto non venga fatto nelle sedi opportune, dato che tutto il personale potrebbe essere maggiormente responsabilizzato e organizzato per permettere l’espletamento del servizio senza alcun problema, evitando magari di dare in concessione alcune linee a ditte esterne, cosa sulla quale la Rsu è fermamente contraria, se non dopo un confronto reale su dati e cifre delle problematiche che possono crearsi".
"Non dimentichiamoci che in questi ultimi anni ci sono stati dei pensionamenti con una conseguenza diminuzione di personale non ancora reintegrato" aggiungono i rappresentanti della Rappresentanza Sindacale Unitaria che sottolineano anche di non essere a conoscenza "di nessun caso di quarantena, se così fosse allora si dovrebbe attivare tutti i protocolli di sicurezza, altrimenti possiamo definirla come una mancanza di comunicazione da parte dell’azienda". "Ribadiamo infine, che tutti i lavoratori sono in regola con le norme vigenti e che sarebbe auspicabile tenere sempre una buona collaborazione tra le parti" conclude la nota.
La provincia di Macerata ha salutato la prima neve del 2022. Non sono mancati, ovviamente, i disagi che dal tardo pomeriggio di ieri hanno cominciato ad interessare soprattutto le strade più importanti, come la provinciale 127 che da Tolentino conduce a San Severino, e altre minori collegate a Camerino e dintorni. Grazie anche agli interventi tempestivi dei mezzi spartineve e delle forze dell'ordine - insieme ai bollettini costantemente aggiornati dalla Protezione Civile regionale - i cittadini del maceratese hanno potuto godersi in tutta leggerezza la nevicata.
E molti, infatti, ne hanno approfittato per scendere in strada e immortalare con i propri cellulari il suggestivo evento, sbizzarendosi nei tagli più o meno creativi che nel giro di poche ore hanno invaso i social. Noi di Picchio News abbiamo voluto selezionare alcuni scatti estrapolati da Facebook, nella speranza di conoscerne anche gli autori.
La neve cade, ma non preoccupa. Nonostante i relativi disagi segnalati, la città di Macerata ha risposto in maniera positiva alla consistente “spolverata” di ieri, la prima di questo 2022. A fare la differenza è stato il “piano neve” dell’amministrazione Comunale che, insieme all’operazione coordinata di Polizia Locale, Protezione Civile e mezzi spartineve, ha impedito l’insorgere di criticità più serie per la cittadinanza – sebbene di per sé la nevicata non fosse andata oltre i 3-5 cm. A spiegare in maniera più dettagliata le ragioni del successo del piano d’intervento è stato l’assessore alla Sicurezza e al decoro, Paolo Renna.
Il vostro "piano" ha funzionato. La perturbazione è stata seguita in maniera dettagliata, insieme alla Protezione Civile. Poi io sono appassionato di meteorologia, quindi a maggior ragione mi sono interessato. Il piano neve era pronto già dal 22 di novembre: decisivo ieri è stato l’intervento tempestivo degli spazzaneve e la pulizia della città dalle ore 20 in poi, per evitare strade ghiacciate.
È andata meglio rispetto all’anno scorso? Abbiamo apportato qualche accorgimento in più, come la meccanizzazione per la pulizia dei marciapiedi. Con l’introduzione della mappatura GPS sappiamo in tempo reale dove si stanno muovendo gli spartineve, permettendoci di coordinare meglio i lavori. In più ieri sono andato a verificare di persona con la polizia locale: mi sono persino attivato per aiutare un paio di persone in difficoltà a montare le catene da neve.
Quindi non ci sono state grosse problematiche? Tendenzialmente no, abbiamo puntato molto sulla comunicazione ai cittadini, raccomandando di uscire con la macchina solo in casi di estrema necessità.
Il piano neve esiste da quando vi siete insediati? È stato uno dei primi documenti redatti insieme all’assessore Marchiori a ottobre 2020. Nel corso del tempo abbiamo poi fatto delle modifiche. Se riusciamo ad essere efficienti è perché abbiamo degli uffici eccellenti.
E prima di voi com’era gestita la situazione? Non credo che ci fossero assessori che andavano ad affrontare i problemi in prima linea, insieme ad operai e funzionari. La differenza è questa: come si dice da noi “l’occhio del padrone ingrassa il cavallo”.
Che risposta c’è stata ieri dai cittadini? Il rapporto di fiducia delle istituzioni con il cittadino è fondamentale. Siamo pagati per garantire i servizi, come in questo caso anche mantenere aperte le scuole anziché chiuderle. La pandemia già provoca i suoi bei problemi, non è il caso di aggiungerne altri. Chi di dovere dovrebbe confrontarsi di più con le Regioni.
Vi sentite pronti ad affrontare nevicate più consistenti di quella di ieri? Fra il 15 e il 20 gennaio dovrebbe esserci una nuova irruzione artica, ma non ci impensierisce. Con gli strumenti a nostra disposizione, possiamo gestire anche nevicate di 30 cm. L’obbiettivo è migliorare il piano d’intervento, ma per questo serve confrontarsi con situazioni più complesse. A Macerata è difficile vedere più di 1 metro di neve, l’ultima volta è stato nel 2012.
Nonostante il rientro in classe per molti studenti già dal 7 gennaio, continuano a essere diversi i problemi evidenziati nella Regione Marche da presidi e personale scolastico. Abbastanza da spingere i sindacati di categoria a richiedere la convocazione di un tavolo per discutere col direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Ugo Filisetti, della sicurezza fra i banchi. Filisetti per il quale "chiudere le scuole è inutile: stiamo affrontando i problemi".
L’escalation della variante Omicron nel periodo delle festività natalizie - unita alle precarie misure di contenimento finora adottate – ha costretto gli addetti ai lavori a fare i conti con alcune criticità fondamentali, come quella del tracciamento dei contagi. A questo si lega il tema delle assenze da parte dei docenti (molti dei quali in quarantena) e il rischio di tornare in Dad per gli studenti.
Una situazione comune a tutto il territorio regionale, senza eccezioni. A Macerata è stato certificato negli ultimi giorni un tasso di alunni positivi pari al 7%: un dato rilevante, sebbene la percentuale dei professori contagiati risulti meno tangibile, al punto da costringere molte strutture a optare per la didattica a distanza. Fra queste, l’Istituto Agrario Garibaldi, il Liceo Scientifico, l’Istituto Tecnico Commerciale Gentili e il Liceo Classico Linguistico Leopardi.
Nella provincia di Ascoli, invece, i sindaci delle maggiori città hanno ritenuto opportuno procedere di propria sponte con la sospensione momentanea dell’attività didattica in presenza, per scongiurare il rischio di contagi, mentre nel Pesarese il tasso di alunni contagiati ha superato il 10%.
Quali sono, dunque, le regole da osservare per il rientro tra i banchi in sicurezza? Secondo la nota operativa emanata dal Ministero dell’Istruzione il 5 gennaio, ai bambini da 0 a 6 anni basterà un solo caso positivo per decretare la sospensione dell’attività didattica e la quarantena della durata di 10 giorni con test al termine. Per la scuola primaria, invece, la presenza di un solo caso farà scattare il regime di auto sorveglianza (con distanza interpersonale di 2 metri), mentre con almeno due casi si vedrà applicata la Dad per 10 giorni, anche qui test negativo al termine.
Nelle classi medie e superiori, si mantiene la lezione in presenza con un solo caso di positività, previo utilizzo da parte di tutti della mascherina FFP2 e il rispetto della distanza interpersonale di 2 metri. Con almeno due casi, invece, le misure cambiano in base al percorso vaccinale. Chiunque non abbia terminato il primo ciclo, o abbia passato il periodo di scadenza dei 120 dallo stesso o dalla guarigione, passerà in Dad per 10 giorni. A parametri inversi, rimane la lezione in presenza con l’obbligo di indossare le mascherine FFP2 per almeno 10 giorni. In tutti i casi in cui venisse applicato il regime di auto sorveglianza, la nota del ministero prevede tamponi gratuiti, da effettuarsi presso farmacie o strutture convenzionate.
Per docenti e personale Ata, infine, rimane l’obbligo già previsto dal 15 dicembre di sottoporsi obbligatoriamente al vaccino, al quale vanno ad aggiungersi gli ultimi aggiornamenti del decreto legge valido anche per gli over 50. Con disposizioni ai presidi e responsabili delle varie strutture scolastiche di assicurarsi che ciascun professore presenti la dovuta certificazione.
A causa dela neve che ha colpito anche il capoluogo, un albero è caduto sulla sede stradale in via Santa Lucia. Fortunatamente in quel momento non transitavano pedoni e non circolavano automobili, quindi i disagi sono stati limitati. Allertati, i vigili del fuoco sono subito intervenuti per rimuovere l'albero caduto e i vari rami spezzati che avevano invaso una parte della carreggiata.
Ragazza di 26 anni va in overdose: è caccia al pusher. Ieri mattina, intorno alle ore 5, i poliziotti della Volante della Questura di Macerata, unitamente al personale del 118, sono intervenuti in un appartamento del centro storico, sito in via Crescimbeni, in quanto una ragazza di 26 anni era stata colta da malore dopo aver assunto una dose di eroina.
L’allarme è stato dato dal compagno che si trovava in casa con lei in quel momento. Ciò ha permesso di evitare il peggio, in quanto la giovane è stata subito soccorsa dai sanitari e accompagnata in ospedale in ambulanza. Dopo essere stata trattata, è stata dimessa dall’ospedale, con prognosi di un giorno. Le indagini, subito avviate dalla Squadra Mobile di Macerata anche tramite l’escussione di testimoni, mirano a far luce su chi, poco prima, ha ceduto lo stupefacente alla ragazza.
Sospettato di aver compiuto abusi sessuali nei confronti della figlia minorenne: arrestato 44enne. In mattinata, i poliziotti della Squadra Mobile, diretti dal Commissario Capo Matteo Luconi, hanno arrestato, a Macerata, un soggetto di origini guineane (B. M., cl. ’78) in quanto gravemente indiziato di aver compiuto, in tre distinte occasioni, abusi sessuali nei confronti della figlia quattordicenne, sfruttando la sua posizione di autorità paterna rispetto alla vittima.
L’ordinanza, adottata dal GIP presso il Tribunale di Macerata Bonifazzi, applica la custodia cautelare in carcere nei confronti dell’uomo, accogliendo in questo modo l’ipotesi accusatoria formulata dalla Procura della Repubblica di Macerata all’esito dell’attività investigativa.
Questa ha preso avvio lo scorso novembre, quando la minore, in lacrime, ha chiamato il numero unico di emergenza per richiedere aiuto. Le investigazioni, supportate da attività di intercettazione telefonica e ambientale, ormai conclusa, hanno permesso di far luce su una serie di abusi subiti, a partire dalla scorsa estate, dalla ragazzina, la quale ha trovato il coraggio di raccontare agli inquirenti, in sede di audizione protetta, tutti i tre gli episodi di abuso.
Questa mattina, i poliziotti hanno fatto irruzione a casa dell’uomo, a Macerata, per eseguire la misura cautelare. Una volta accompagnato in Questura e foto-segnalato, il soggetto è stato associato in carcere a Bologna. La minore è stata collocata in una comunità protetta.
(Foto di repertorio)
Un caso di peste suina africana (PSA) in un cinghiale ritrovato nella Regione Piemonte: arriva la conferma del Ministero della Salute, a seguito dell'analisi di una carcassa di un cinghiale trovata ad Ovada, in provincia di Alessandria.
Gli esami sono stati effettuati dall'Istituto Zooprofilattico dell'Umbria e delle Marche, centro di referenza nazionale per le malattie da postivirus. "In questo preciso istante - si legge in una nota condivisa nel gruppo Telegram dei cacciatori marchigiani -, pur non essendo la regione Marche direttamente coinvolta nel caso specifico, siamo in attesa di ricevere le linee guida dalla Presidenza dei Consiglio dei Ministri che sancirà il comportamento specifico da tenere in merito".
"Visto che si tratta di un focolaio rinvenuto nel mondo animale selvatico, è necessario - prosegue la nota - sin da subito prestare il massimo livello di attenzione per tutti i cacciatori ed i fruitori del bosco, campi ed aree boscate in genere, che possano anche solo casualmente entrare in contatto con un cinghiale morto per cause naturali".
"È anche necessario - conclude la nota - evitare il contatto diretto di esseri umani, e dei propri cani, provvedendo a mettere subito al corrente il Centro Recupero Animali Selvatici CRAS che provvederà a coordinarsi con i servizi veterinari di sanità animale Asur competenti per territorio regionale".
Il Direttore di Coldiretti Marche Alberto Frau commenta: “Fino ad ora si è cercato di sorvolare o di fare orecchie da mercante sul numero di cinghiali effettivamente presenti nei territori machigiani, numero almeno venti volte superiore a quanto dichiarato nei vari censimenti, completamente e macroscopicamente sbagliati. Non c'è piu’ tempo, urge un abbattimento straordinario e vigoroso di cinghali coordinato dalla Regione, un abbattimento straordinario e senza precedenti o si rischia grosso”.
Il caso di peste suina può avere conseguenze sul commercio delle carni suine italiane, con la possibilità che i Paesi che non riconoscono il principio di regionalizzazione possano imporre il divieto di importazione di tutti i prodotti suini dell'intero Paese in cui la Psa si è manifestata.
Amara sorpresa nella notte per i cittadini di Macerata: la sede della guardia medica è rimasta chiusa dalle 20 di sabato sera sino alle 8 della mattinata di domenica. Numerose le segnalazioni arrivate alla nostra redazione da parte di cittadini perplessi, e anche un po' contrariati, per quanto avvenuto.
A segnalare la chiusura, un cartello affisso all'ingresso della sede, situata all'interno dell'ospedale, in cui si invitava la cittadinanza a contattare un numero telefonico fisso o, in alternativa e per urgenze, a contattare il 118 o il pronto soccorso.
La disposizione si è resa necessaria a causa della carenza, momentanea, di medici. La difficoltà nel reclutamento di nuove risorse è, però, generalizzata ed era già stata sottolineata sul nostro giornale dalla direttrice dell'Area Vasta 3, Daniela Corsi, anche in occasione della chiusura della sede della guardia medica di Tolentino (leggi qui).
Caos e disagi all'Hub vaccinale di Civitanova Marche già da sabato notte per il primo Open Day del mese di gennaio. In migliaia in attesa fuori dai cancelli, ma le dosi sono terminate addirittura alle 6 e mezzo del mattino.
Aria gelida e ghiaccio sulle mascherine lo scenario che ha accolto chi si è recato al centro vaccinale di via Gobetti con una temperatura di 2 gradi sotto lo zero per l'Open Day organizzato da Regione Marche e Asur per accelerare la campagna vaccinale della terza dose anche alla luce delle novità emanate dal Governo su multe per i no vax e riduzione del green pass.
"Siamo qui dalle 4 del mattino - raccontano marito e moglie in fila in auto all'esterno dei cancelli insieme ad altre centinaia di automobilisti -, pensavamo di essere i primi, ma ci sono diverse macchine all'interno dell'area ancora chiusa, sono persone che hanno trascorso la notte dentro per essere sicuri di vaccinarsi".
Solo 500 le dosi messe a disposizione dall'Asur, almeno il triplo i marchigiani che si sono presentati all'esterno della struttura per richiedere di poter essere vaccinati nel giorno in cui non era necessaria la prenotazione preventiva. Caos e disagi che hanno richiamato quanto accaduto appena ventiquattrore prima a Tolentino.
"Abbiamo dormito in auto dopo aver cenato fuori sabato sera, sapevamo che sarebbe stato l'unico modo per essere certi della somministrazione della terza dose. A noi il green pass sta per scadere e ne abbiamo bisogno per lavorare, non potevamo fare altrimenti", racconta un gruppo di amici, i primi in fila davanti la porta di sicurezza all'interno dell'Hub.
Volti stremati e anziani esausti e provati da un vento gelido che per tutto il tempo di attesa non ha dato tregua ai presenti. E non sono mancate le urla tra gli incivili che hanno tentato invano di fare i furbi e chi aveva raggiunto l'Hub con largo anticipo. Ma gli assembramenti che si è tentato di evitare, come dimostrano le immagini, si sono invece ampiamente verificati.
Tardivo in questa occasione l'intervento della Protezione Civile, che non è riuscita a coordinare la marea umana che, prima dell'alba, affollava già la zona. Forse molti di più di quanti gli stessi organizzatori avevano stimato. Sul posto si è reso necessario anche l'arrivo di alcune pattuglie dei Carabinieri per riuscire a calmare gli animi.
Solo intorno alle 9 del mattino, a un'ora dall'inizio delle somministrazioni e quando le dosi erano ormai terminate da alcune ore per il numero di presenti, le persone sono state informate di far ritorno a casa se non in possesso dei 500 tagliandi rilasciati in ordine di arrivo da parte della stessa Protezione Civile.
Qui il video del reportage di Picchio News all'esterno dell'Hub di via Gobetti:
Torna, come ogni domenica, la rubrica curata dall’avv. Oberdan Pantana, “Chiedilo all'avvocato”. Questa settimana, le numerose mail arrivate hanno interessato maggiormente il tema della tutela degli animali e nello specifico il caso in cui gli amici a quattro zampe vengano maltrattati dai propri padroni.
Il caso in parola ci offre la possibilità di esaminare giuridicamente tale deplorevole condotta penalmente rilevante. Ecco la risposta dell’avv. Oberdan Pantana alla domanda posta da una lettrice di Macerata che chiede: “Il proprietario di un cane che per addestrarlo utilizza un collare elettrico, a quali responsabilità va incontro?".
Il caso di specie ci porta a trattare il deplorevole delitto di maltrattamento di animali di cui all’art. 544-ter c.p., introdotto dall’art. 1 L. 20 luglio 2014 n. 189, con cui sono state incriminate condotte, talune delle quali già previste dalla contravvenzione di cui all’art. 727 c.p. “Abbandono di animali”, oggetto anch’essa di riformulazione.
Nello specifico l’art. 544-ter c.p. prevede quanto segue: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell'animale”.
Pertanto, nel primo comma vengono ricomprese le seguenti condotte:
a) Aver cagionato per crudeltà o senza necessità una “lesione”; a tal proposito, la Corte di Cassazione ha ritenuto come la nozione di “lesione”, sebbene non necessariamente coincidente con quella prevista dall'art. 582 c.p. delle “Lesioni personali”, implichi comunque la sussistenza di un'apprezzabile diminuzione della originaria integrità dell'animale che, pur non risolvendosi in un vero e proprio processo patologico e non determinando una menomazione funzionale, sia comunque diretta conseguenza di una condotta volontaria commissiva o omissiva (si v. Cass. III, n. 32837/2013);
b) Condotte di sevizie, comprensive di “tutte le forme di crudeltà verso animali, offensive del sentimento di pietà e compassione per gli stessi”;
c) Condotte consistenti nella sottoposizione dell'animale ad attività insopportabili per le sue caratteristiche etologiche; in sede di legittimità, si è precisato come la nozione di “comportamenti insopportabili per le caratteristiche etologiche” non assuma un significato “assoluto” (inteso come raggiungimento di un limite oltre il quale l’animale sarebbe annullato), ma un significato “relativo”, nel senso del contrasto con il comportamento proprio della specie di riferimento come ricostruita dalla scienza naturale (Cass. III, n. 39159/2014), che ne precisa il contenuto riferendolo alla collocazione degli animali in ambienti non adatti alla loro naturale esistenza, inadeguati dal punto di vista delle dimensioni, della salubrità, delle condizioni tecniche.
Nel secondo comma vengono invece incriminate le condotte di:
Somministrazione di “sostanza stupefacente o vietate”; da intendersi, in senso descrittivo come “ogni sostanza, naturale o sintetica, che, somministrata agli animali, risulti idonea a determinare in essi uno stato di alterazione fisica o psichica con effetto drogante”. Quanto, invece, alle sostanze vietate, per esse il richiamo vale alle norme che proibiscono la somministrazione di determinate sostanze agli animali (vi rientrano la norme che puniscono l'utilizzo di estrogeni nell'allevamento del bestiame, di cui alla d.l. 4 agosto 1999, n. 336, art. 32), o comunque, la “Sottoposizione a trattamenti che procurano un danno alla loro salute”.
Per la previsione di cui al terzo comma dell'art. 544-ter c.p., ovvero la morte dell’animale, dal punto di vista dell'ascrizione soggettiva, l'imputazione dell'evento “morte”, benché non coperta dal dolo, neanche “eventuale”, configurandosi altrimenti il delitto di cui all'art. 544-bis c.p. “Uccisione di animali”, deve comunque, secondo le regole fissate dall'art. 59, comma 2, c.p., essere ascrivibile almeno a colpa, dunque porsi come conseguenza prevedibile delle condotte di cui ai commi che precedono.
Detto ciò, ed in risposta alla nostra lettrice, configura il reato di maltrattamento di animali la condotta del padrone di un cane che per “addestrarlo” utilizza un collare elettrico quale invece effettivo strumento di tortura per l’animale. Così la Suprema Corte in una vicenda nella quale è risultato decisivo il ritrovamento di un cane che vagava incustodito sulla pubblica via, ma a richiamare l’attenzione è stato proprio il suo collare, che risultava essere un «collare elettronico».
Caratteristiche dell’apparecchio? Produrre scosse di varia intensità sul collo dell’animale, ovviamente su input del padrone con un apposito telecomando a distanza, per «reprimere», sempre secondo i ‘teorici’, «comportamenti molesti». Ma questa strumentazione – di vago richiamo medievale – è da considerare assolutamente vietata, almeno in Italia. Per questo motivo, il padrone dell’animale veniva condannato – su decisione del Giudice per le indagini preliminari – per aver detenuto il cane «in condizioni incompatibili con la sua natura, e produttive di gravi sofferenze».
Ad avviso dell’uomo, però, è stato trascurato un particolare importante: il collare elettrico, «se utilizzato correttamente», è «necessario per un utile addestramento dell’animale, provocandogli solo una lieve molestia». L’obiezione proposta dal padrone del cane, però, viene respinta in maniera netta dai giudici della Cassazione, i quali ribadiscono, a chiare lettere, che «il collare elettronico» è da considerare «certamente incompatibile con la natura del cane».
Perché l’«addestramento», che si presume di poter così realizzare, è «basato esclusivamente sul dolore» e «incide sull’integrità psico-fisica del cane, poiché la somministrazione di scariche elettriche per condizionarne i riflessi ed indurlo, tramite stimoli dolorosi, ai comportamenti desiderati produce effetti collaterali quali paura, ansia, depressione ed anche aggressività». Come si può parlare, allora, di «addestramento»? Piuttosto, è logico considerare gli «effetti» del ricorso al collare elettrico sul «comportamento dell’animale» come «maltrattamento» in piena regola (Cass. Pen., Sez. III, sentenza n. 38034 del 27.04.2018).
Nel consigliare a tutti di denunciare prontamente tali spregevoli comportamenti penalmente rilevanti, come sempre rimango in attesa delle vostre richieste via mail dandovi appuntamento alla prossima settimana.