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Bufera sulle onlus, Perigeo si difende dalle accuse: "Iva non versata? La norma non è chiara e ora rischiamo di chiudere"

Bufera sulle onlus, Perigeo si difende dalle accuse: "Iva non versata? La norma non è chiara e ora rischiamo di chiudere"

Comparsa in varie testate nazionali, in relazione ad una presunta iva milionaria non versata, l'organizzazione Perigeo ci ha contattato chiedendo di poter precisare la propria posizione.

Il direttore generale Giorgio Conconi, spiega che in vari articoli di stampa si è parlato di accertamenti da parte delle Fiamme Gialle e la cosa risponde al vero, solo che l'indagine, partita nel 2011, ha riguardato un periodo temporale di due anni e si è conclusa senza aver riscontrato nessuna irregolarità.

Sulla organizzazione non lucrativa di utilità sociale, ha però puntato il faro anche l'Agenzia delle Entrate ed è quì che sono sorti dei problemi. "Ci viene contestato il fatto - prosegue Conconi - che da statuto non possiamo fare accoglienza e secondo un'interpretazione della norma che non è chiara, ci dicono che l'attività svolta da Perigeo, non sia di tipo istituzionale ma commerciale e quindi prevedeva il pagamento dell'iva. C'è stato già un primo incontro con l'Agenzia delle Entrate di Macerata, il primo febbraio scorso, per spiegare la nostra posizione e nel caso di condanna, percorreremo tutti i gradi della giustizia per far valere la nostra posizione".

La onlus in questione, con sede legale a Milano e operativa a Corridonia, in Italia svolge i suoi servizi tra le provincie di Macerata e Fermo. A Macerata gestisce 40 rifugiati in prima accoglienza e 25 a Tolentino con il progetto Sprar, mentre nel fermano gli accolti sono 114. Perigeo è però attiva anche in campo internazionale, con missioni in Somalia, Etiopia, Kenia, Libano e diverse altre aree di crisi.

"Purtroppo siamo stati travolti da questa situazione di Macerata - dice il presidente Laura Bacalini - perché il ragazzo che è stato ferito in maniera più grave è un nostro accolto, però, la cosa che ci ha sconvolto è che anche uno dei ragazzi indagati lo era. Questa cosa ci ha devastato perché non avremmo mai potuto immaginare una cosa del genere".

"La somma di presunta iva evasa che viene contestata - conclude la Baccagliani - ammonta a 500mila euro e se dovesse essere confermata, la nostra organizzazione sarà costretta a chiudere e sarebbe un grosso dispiacere perché abbiamo cercato di lavorare sempre in modo professionale, in maniera apolitica e apartitica, facendo accoglienza, quando possibile, fuori dai centri abitati, in numeri che vengono concordati con le autorità, ponendo grandissima attenzione alla capacità ricettiva e di accoglienza da parte delle comunità".

 

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