Pollenza, all'Istituto "Monti" una giornata dedicata alla lotta contro le mafie con il giornalista Federico Lacche
“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”. L'Istituto Comprensivo “V. Monti” di Pollenza, diretto dalla dott.ssa Catia Scattolini, ha fatto proprie le parole del giudice Paolo Borsellino ed ha chiamato in qualità di esperto il giornalista Federico Lacche, maceratese di nascita, ma bolognese di adozione.
Il noto professionista, direttore della testata “Libera Radio” (edita dalla cooperativa sociale bolognese Open Group) da circa 15 anni analizza e presenta alle scuole, di ogni ordine e grado, che ne fanno richiesta, i suoi studi e le sue considerazioni sui temi legati alle mafie, cercando di coinvolgere e sensibilizzare i giovani nel desiderio di reagire a tale fenomeno, che da più di 160 anni opprime il nostro Paese, causando povertà, sfruttamento e vittime nei territori e tra le comunità in cui è più presente.
Il preparatissimo e simpaticissimo giornalista con profonda empatia è riuscito ad entrare in dialogo con gli oltre 120 giovanissimi ascoltatori, cercando di condurli attraverso le loro “piccole” conoscenze a trovare una soluzione per combattere ed estirpare quest’infestante potere.
Titolo dell’incontro, che si è tenuto sabato 20 marzo 2021 in modalità online sulla piattaforma Meet, era infatti: “Perché la mafia è come un virus? La difesa dei nostri diritti è il vaccino contro le mafie”.
Il professionista ha iniziato la sua presentazione opponendo alla parola mafia la parola diritto/diritti. Partendo dalla definizione di diritti come l’insieme delle regole che una comunità si dà per poter vivere serenamente - regole di un gioco che permettono a tutti di avere un ruolo importante per la vittoria dell’intera squadra - è passato a parlare della Costituzione, i cui principi fondamentali riguardano la tutela del diritto al lavoro.
Per questo, prima ha proposto ai bambini la la visione di un video intitolato “Il Rap dei bambini”, dove si enunciavano proprio i “diritti del fanciullo” e poi ha chiesto loro di ripeterli. Così, i piccoli ascoltatori hanno subito capito che un loro diritto – per esempio - è il gioco e non il lavoro, mentre uno di loro è intervenuto simpaticamente dicendo: “Io quando vado a casa di nonno zappo l’orto, però mi gusta!”.
Il giornalista, sorridendo, ha risposto che se gli “gustava” allora non era da considerarsi un lavoro, piuttosto un gioco, salvando dall’imbarazzo nonno e nipotino!
Gli interventi dei bambini sono stati sempre molto pertinenti ed interessanti, il giornalista è riuscito a mantenere viva la loro attenzione nonostante il difficile tema trattato e gli iniziali problemi tecnici derivanti dalla contemporanea apertura di due stanze della piattaforma Meet.
Dopo aver insistito sul concetto che la protezione dei diritti parte da noi, quando osserviamo le regole e rispettiamo le differenze, il giornalista ha spiegato come la natura delle mafie sia proprio quella di violare i diritti individuali e collettivi mentre raggiunge i propri scopi di accumulare ricchezze e potere.
Per questo, conoscere e difendere costantemente i propri diritti significa anche opporsi all’arroganza delle mafie, che come un virus letale opprimono e limitano le comunità nelle loro libertà fondamentali. L’incontro si è concluso con un ampio momento dedicato alle domande dei bambini. I quali, soddisfatti della lunga conversazione e del fatto di essere stati ascoltati e messi delicatamente al centro dell’attenzione, hanno tappezzato lo schermo con tanti coloratissimi “Grazie”, realizzati da loro stessi, mentre si sentiva in sottofondo una voce di bambina che sussurrava: “Ti voglio bene, Federico!”
Quale migliore moneta poteva percepire il generoso giornalista in cambio della sua “lezione”? Caro Federico, anche la sottoscritta, tua ex compagna di scuola, ti ringrazia a nome e per conto della Dirigente che non è potuta essere presente all’incontro per motivi di lavoro e di tutti i colleghi che hanno aderito all’iniziativa, per il tuo amore per le nuove generazioni che vorresti libere dalle mafie.
Chiudo con le parole di Paolo Borsellino: “La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Commenti