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Cultura San Severino Marche

La scrittrice settempedana Marta Zura Puntaroni presenta il suo romanzo tra gli applausi del pubblico

La scrittrice settempedana Marta Zura Puntaroni presenta il suo romanzo tra gli applausi del pubblico

Il “benvenuta a braccia aperte” del direttore artistico dei Teatri di Sanseverino, Francesco Rapaccioni, e il sentito intervento introduttivo dell’assessore alla Cultura del Comune, Vanna Bianconi, hanno salutato, di fronte a una sala Italia gremita di pubblico, la presentazione del romanzo d’esordio della giovane scrittrice settempedana Marta Zura Puntaroni autrice, per Minimum Fax, di “Grande era onirica”.

Un “libro potente”, così lo ha descritto Rapaccioni che ha moderato la serata nell’ambito della rassegna degli “Incontri con l’Autore”. Candidato al Premio Opera Prima del master in editoria della Fondazione Mondadori, il libro di Marta Zura Puntaroni racconta la vita della giovane autrice in un viaggio impaziente tra i viali di Parigi, le piazze di Siena e i boschi delle Marche.

“È un romanzo, non la mia autobiografia – ha spiegato Marta, sottolineando davanti al pubblico incantato – Un libro nasce in maniera fisiologica, è un figlio. In questo mese e mezzo, dal giorno della sua uscita, ho scoperto però che in questo libro molti si sono ritrovati”.

Fattasi apprezzare come Social media manager in occasione della candidatura di Siena a Capitale europea della cultura, Marta si divide fra il suo blog, “Diario di una snob”, e la professione di scrittrice per la più importante casa editrice indipendente d’Italia. Laureatasi in lettere nella prestigiosa università di Siena, ha deciso di restare a vivere nella cittadina toscana anche se spesso torna nella sua San Severino, dove vivono famiglia e amici.

In “Grande era onirica” l’autrice presenta la sua vita, parla di San Severino Marche, di depressione, degli anni a scuola e di un mare di aneddoti e vicende. Ha aggiunto, prima di chiudere il suo primo lavoro, alcune pagine dedicate al terremoto: “Ho sempre sentito le scosse quando ero a San Severino, sono stata sempre qui con tutti i terremoti con fedeltà assoluta – ha scherzato, per lamentare subito dopo – Mi sembra drammatico che se c’è una scossa la gente si chiede se a Roma va tutto bene… Il terremoto c’è stato nelle Marche, non altrove. Ma la gente non sa che esistono le Marche”.

Marta sa di aver estratto una buona carta alla ruota dei destini, come spiega l’autore nella presentazione del libro. Tutto è stato preparato perché le cose vadano nel verso giusto per lei, ma lo stare bene è la superficie levigata e illusoria di un lago ghiacciato. Marta si muove verso il centro, dove la crosta è più sottile e il pericolo non si percepisce e a volte sprofondare è inevitabile. “Grande era onirica” è, anche per questo, un romanzo poco educato, coraggiosamente sincero e commovente, sostenuto da una scrittura virtuosa, lucida e sognante.

 

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