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Cerisciò... facce Tarzan!

Cerisciò... facce Tarzan!

E’ scientificamente provato che nelle aule istituzionali ciascuno può sparare liberamente delle cazzate sesquipedali e raccogliere applausi e vivissime congratulazioni. L’onorevole Sisto qualche anno fa teorizzò e si fece pure approvare dal Parlamento, una mozione nella quale si stabiliva, senza ombra di dubbio alcuno, che una certa seniorina (meglio conosciuta agli atti come Ruby Rubacuori e di nazionalità marocchina) fosse la nipote del presidente egiziano Mubarak. Tutto il mondo ci rise appresso, ma lui ritenne doveroso lasciare agli annali della storia Patria questa sua perla.

Parimenti esilarante è stata la performance, di qualche giorno fa del presidente della Regione Marche, Ceriscioli. Egli ha preso la parola, in aula, argomentando sull’imminente chiusura del punto nascita presso il nosocomio di San Severino. Ha spiegato ai presenti come la sua decisione sia motivata da cogenti motivi di sicurezza e di perseguimento dell’estrema qualità. Lo fa, insomma, per il sommo bene delle partorienti. Pare che in un punto nascita nel quale non si operino almeno mille parti, si corrano pericolosissimi rischi e la salute, (ma finanche la stessa vita) delle puerpere sarebbe vieppiù a rischio. Lui conosce i numeri, i quozienti, i moltiplicatori e gli algoritmi che all’incolto popolo sono ignoti. Ora è bene sapere che chi stabilisce questi rigorosi parametri medici riesce a mettersi una supposta a fatica e non prima del quarto tentativo. E tuttavia, questi burocrati in grisaglia opinano, giudicano e pontificano – manco fossero la Cassazione – sulla professionalità di medici e paramedici. La trovata del presidente Ceriscioli, dettata sempre dallo smisurato amore per suo popolo, dunque sarebbe la seguente. La signora in stato interessante viene seguita dallo staff reparto di ginecologia di San Severino. Nell’imminenza del compimento del parto viene caricata in ambulanza (oppure se ne ammucchiano sei o sette in una corriera della CONTRAM?) e trasferita presso l’ospedale di Macerata attraverso strade e carrarecce più simili a quelle del nord degli Urali che non dell’Arizona. Qui la poveretta da alla luce il suo figliolo in tutta sicurezza e qualità. Indi la si ricarica in ambulanza o in corriera della CONTRAM e la si riporta a San Severino.

Supponiamo che questo ragionamento lo avesse fatto, ad alta voce un cittadino normale in un bar nell’ora di punta del caffè. Senza dubbio gli astanti si sarebbero precipitati verso il primo fruttivendolo al fine di acquistare una cassetta di pomodori maturi da tirare in faccia dell’incauto assertore di questo concetto. Viceversa, nell’aula del consiglio regionale, la maggioranza che sostiene Ceriscioli ha approvato il ragionamento. Taluni consiglieri, particolarmente attenti, annuivano pensosi e soddisfatti, del tutto ignari che nella realtà vera una donna pur di non sottoporsi a questo strame del suo corpo, della sua intimità, piuttosto si farebbe sterilizzare. O molto più verosimilmente andrebbe direttamente a Macerata.

Io personalmente, arrivati a questo punto, mi sento di fare sommessamente al presidente Ceriscioli la stessa richiesta che facevano i ragazzini a Nando Meliconi (Alberto Sordi) nel famoso film di steno, “Un giorno in pretura”. A Cerisciò, facce Tarzan…

Fabrizio Cambriani
Opinionista e polemista, scrive solo per passione. In caso di guerre e/o calamità naturali diventa anche reporter e narratore. Politicamente ormai apolide, è sempre incuriosito e attratto dalle dinamiche relative alle continue trasformazioni sociali. Ama la buona tavola, l'ottima musica e le donne (anche contemporaneamente)...

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