Solo seimila tecnici AEDES per 1100 km quadrati da verificare
Sembra che la crisi sismica, iniziata il 24 agosto e tuttora in corso, abbia interessato oltre mille chilometri quadrati. Le elaborazioni effettuate dal CNR-IREA, utilizzando la tecnica dell’interferometria radar differenziale hanno rilevato, in tutta la sua estensione (circa 1100 chilometri quadrati), il campo di deformazione originato dal terremoto. Ripeto: mille e cento chilometri quadrati di Italia centrale deformati dai numerosissimi terremoti di diversa intensità.
In questa porzione di Italia vi sono paesi interamente disastrati (quelli nell’epicentro) e città – anche a distanza di decine e decine di chilometri - con edifici seriamente compromessi o lesionati. A fronte di questa catastrofe naturale unica nel suo genere, per modalità e sviluppo, almeno nel corso degli ultimi tre secoli, i tecnici autorizzati e legittimati a compilare le verifiche AEDES sono appena seimila unità. Un numero irrisorio rispetto al territorio interessato e alla gran mole di lavoro che si prevede.
Senza la valutazione attraverso la scheda AEDES, non si può effettuare nessun intervento. Dalla compilazione dell’intero quadro di insieme dipende non solo la qualità della ricostruzione (che dovrà tenere conto di un adeguato miglioramento sismico di tutti gli edifici), ma soprattutto della rapidità nel ricostruire praticamente il cuore del centro Italia.
Seimila tecnici a verificare più di 1100 chilometri quadrati, percorrendo valli impervie con una viabilità ridotta al minimo è, più o meno, come se volessimo fare guerra alla Cina di due miliardi di abitanti.
Pare che la Regione Marche, considerata la palese gravità della, peraltro lampante situazione, abbia proposto alla Protezione Civile Nazionale una eccezionale “infornata” di tecnici che possano, in poco tempo acquisire queste competenze, attraverso i corsi professionali che attestino l’abilitazione AEDES. Lo farebbero casomai, in collaborazione con gli ordini professionali e con l’Università Politecnica di Ancona. Il corso è di più o meno sessanta ore e sono organizzati dalla Protezione Civile di Roma. Stando però ad affidabili indiscrezioni, pare che la Protezione Civile Nazionale sia decisamente contraria a questa eventualità. Eventualità, lo ripeto fino alla noia, che velocizzerebbe di moltissimo le verifiche, quindi la ricostruzione. Mi risulta inoltre che su questo tema si stia concretizzando una trattativa sotterranea tra le parti: Protezione Civile e organi dello Stato. Una eventuale prova di quella che, secondo me, è una vera e propria contrapposizione, l’ho avuta nella riunione con tutti gli amministratori dell’altro giorno a Tolentino. Gli uomini di Fabrizio Curcio sono usciti per ultimi e tutti assieme come a voler dimostrare, all’esterno, tutta la loro compattezza.
Avendo avuto nel passato esperienza di pubblico amministratore, so benissimo che andare a mettere becco nei corsi di formazione professionale altrui è sconsigliato, oltre che pericolosissimo.
Dove c’è formazione professionale girano quattrini, benefit e prebende. Sono, per la maggior parte, gestiti da un Olimpo ristretto e chiuso, la rendicontazione, se arriva, lo fa sempre dopo qualche lustro. Questo in linea di massima ed in condizioni di ordinaria amministrazione.
Qui stiamo parlando invece, casomai qualcuno non lo avesse ancora capito, di una situazione di straordinaria ed inedita gravità. Mi auguro che le voci che ho raccolto, benché plurime ed autorevoli, si rivelino del tutto infondate.
Tuttavia come giornale, così come abbiamo fatto per altre notizie allarmistiche che montavano sul web (come ad esempio il credito di imposta), sarà nostra premura – non appena ne avremmo l’occasione – di contattare il diretto interessato, cioè il capo dipartimento Fabrizio Curcio – e chiedergli personalmente conto della situazione e del suo pensiero in proposito.
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